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RIVOLUZIONE NELLE BANCHE – A.Re – il contesto sul CCNL dei bancari –

Il rinnovo del contratto nazionale dei bancari ha fatto notizia nello scorso autunno per la clamorosa disdetta unilaterale anticipata da parte dell’ABI, in ballo grandi problemi per la flessibilità e gli organici dei lavoratori collegati alla profonda trasformazione delle attività nelle banche, allo sportello, on line (vedi allegato). A fine anno c’è stato l’accordo sul Fondo di Solidarietà. Si è da poco concluso il Congresso del FABI e in questi giorni quello FISAC ( 8-10 Aprile) . Il rinnovo contrattuale potrebbe essere ad una svolta importante.

Di seguito Alberto Re fa il punto in 4 punti e Conclusioni

1. In pochissimi mesi, se non settimane, dal punto di vista di chi "possiede" le banche italiane sta cambiando il mondo… Quasi spariti i salotti buoni e fortemente ridimensionate le Fondazioni; ora tra i primi azionisti delle prime banche italiane (Intesa, Unicredit, MPS, Banco Popolare) ci sono i fondi di investimento internazionali (leggi : americani).

E' una vera calata in massa : lasciati altri settori di investimento ed altre aree geografiche (gli emergenti…) i capitali turbofinanziari si sono fiondati su imprese e banche del sud Europa, Italia in primis. Sono sia fondi "long only" che gestiscono stabilmente per conto dei clienti sottoscrittori (privati, fondi pensione, ecc.) montagne di denaro, sia fondi hedge (piu' speculativi) che lucrano su temporanee differenze di andamento tra strumenti finanziari.

In ogni caso l'"orizzonte temporale" di costoro non è lunghissimo, al massimo in pochi anni occorre che l'investimento esprima il suo potenziale di rendimento, prima di uscire (vendere) e passare ad altro…

2. Non a caso, tutte le prime banche stanno facendo nei bilanci una "pulizia" senza precedenti, passando a perdite miliardate di crediti incagliati, in sofferenza, di dubbia esigibilità. Record di Unicredit, che ha "cancellato" 14 mld € (!) nel solo 2013. A valle di questi bilanci in profondo rosso, i Ceo delle prime banche stanno promettendo il ritorno agli utili ed ai dividendi, grosso modo per gli anni 2016 / 2018.

3. Nei piani industriali presentati in queste settimane agli azionisti (nuovi !), spiccano ancora il feroce controllo dei costi (leggi tagli di filiali e risorse umane), la cura dei settori di attività che l'AD di Intesa Messina, con il pudico uso dell'inglese che caratterizza queste presentazioni, ha definito "high fees intensive", l'immancabile vicinanza a clienti e territori…

Le declinazioni di questi mantra variano poi a seconda della banca.

Unicredit privilegia chiaramente l'espulsione dei clienti dagli sportelli "fisici", il dirottamento sui canali "alternativi" (banca on line, banca telefonica, sportelli automatici), gli esuberi secchi di personale.

Intesa delinea un approccio almeno apparentemente più soft : riconversione del personale verso attività commerciali di sportello più lucrative, nei settori delle polizze, dei fondi di investimento, delle carte, delle imprese.

4. Intanto i managers bancari debbono fare i conti con l'"Asset Quality Review" della BCE e con le norme sui requisiti di capitale (Basilea); in pratica, il quadro regolamentare è totalmente pro-ciclico, nel senso di rendere ancora più impervia la concessione di credito alle famiglie ed alle imprese.

Conclusioni: non stupisce allora che Intesa, nella cortese illustrazione ai sindacati del piano industriale 2014/2017 non abbia messo in conto l'eventuale costo del prossimo rinnovo del contratto bancari… E dietro c'è di peggio: la "svalutazione interna" del lavoro bancario, la logica ancora di breve termine dei "nuovi" piani industriali, la facile previsione di rinnovate "pressioni commerciali" sulla forza di vendita per il collocamento dei prodotti "high fees intensive"…

Ritorno alle amarognole considerazioni degli scritti di settembre sul "pensiero unico" che sembra aver  soggiogato la ex sinistra a proposito di banche e banchieri. L'invocazione di un "nuovo e diverso modo di fare banca" lanciata dal congresso FABI e che tra poco sarà ripetuta dal congresso FISAC, non solo non trova orecchie, ma neppure idee, soluzioni, proposte che la rendano credibile.

Allegato – Un articolo di Alberto Re di settembre 2013 che ben completa il contesto in cui si svolge il difficile confronto per il rinnovo del contratto nazionale dei bancari.

Allegato:
disdetta_cnl_abi_re_settembre_2013.doc

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