A proposito di Pomigliano t’invitiamo a dire la tua al Seminario che la redazione di Sindacalmente ha indetto per Mercoledì 14 luglio, a Paralleli, dalle 17 alle 19.30. Quell’accordo è diventato un paradigma sul quale sono stati scritti molti articoli e rilasciate dichiarazioni più diverse sulle implicanze sindacali, economiche e politiche. La discussione è ancora più serrata dopo l’invio della lettera di Sergio Marchionne ai dipendenti Fiat. Da oggi a Mercoledì 14 pubblicheremo sul Blog alcuni di questi articoli con un breve abstract.
Vi invitiamo a rileggere su questo sito la riflessione di Vittorio Rieser che introdurrà i lavori. Ha assicurato la sua presenza il segretario della Fim-Cisl di Torino Claudio Chiarle.
Iniziamo con due firme non sindacali, due protagonisti della contestazione degli anni ’70. Il primo articolo “ La catastrofe del lavoro" è di Adriano Sofri ( allora leader di Lotta Continua) scritto per “La Repubblica” del 22 Giugno. Il secondo è di Guido Viale (è stato il più giovane e brillante leader del movimento studentesco a Torino) su “ Così si riconverte Pomigliano” scritto per “Il Manifesto” il primo luglio.
Adriano Sofri mette il dito sulla piaga: la mancanza di una internazionale dei lavoratori preparata a far fronte alle enormi sfide della globalizzazione e dei cambiamenti nella divisione internaionale del lavoro. Il nazionalismo statale si sposa con quello sindacale: “Sacro egoismo “ lo definisce Sofri. Le multinazionali dal canto loro operano su un mercato del lavoro gobalizzato e, di fatto, i lavoratori vengono posti in concorrenza: Pomigliano o Tichy per FIAT; None o la Polonia per la Indesit…Per difendere l’occupazione i sindacati nazionali fanno concessioni, come nell’80 negli Usa. In Germania, recentemente, hanno concordato l’allungamento degli orari alla Opel di Bochum, richiesto l’intervento del Governo per passare alla Magna e non alla Fiat-Chrysler. E’ una tendenza generale. Naturalmente non vanno sottovalutate le convenienze politiche: Sacconi vuole abolire i contratti nazionali e vengono riprese le vecchie “leggende” su Pomigliano “fabbrica ingestibile “, un’azienda che sarebbe allo0 stesso tempo: inefficace, assenteista e camorrista, con sindacati approfittatori ( è vero o è una bufala che 600 delegati CISL e UIL partecipano al direttivo provinciale? ). Grazie a queste “leggende” e alla competizione si impongono condizioni di lavoro durissime. Adriano Sofri si chiede se si tratti di provocazione o errore ? Se c’è una alternativa ? Scalfari invoca una redistribuzione epocale del reddito a livello mondiale e locale. Infine, sottolinea, per questo occorre cambiare stili di vita e consumo. Siamo, noi occidentali ancora in tempo ?
Guido Viale si chiede se c’è una alternativa al “prendere o lasciare “ imposto a Pomigliano. Sì, se usciamo dalla logica della competizione della “Coppa mondiale del lavoro” ove chi non accetta il gioco combatte modernità e sviluppo come afferma Confindustria. Una tesi pericolosa che relega il Sud Italia e Napoli nell’area del sottosviluppo come la Serbia. E che rischia di travolgere anche Milano, Torino etc.. Scalfari vede invece il rimedio in una frande redistribuzione del reddito. Visti gli sprechi (Bertolaso, evasione, stipendi manager e dintorni ) cosa doverosa, ma da dove arrivano quelle risorse ? Viale non ha dubbi: dalla compressione dei redditi da lavoro e la necessità affermata di comprimerli ulteriormente rendono assai problematica una politica di redistribuzione.
Ci sono altre strade ? Tremonti parla a vanvera di protezionismo. L’Italia non lo può fare da sola e ne sarebbe penalizzata nell’export. Stefano Cingolani – su Il Foglio – pensa invece che tecnologie abbandonate dai paesi sviluppati verranno usate dai paesi in via di sviluppo. Ma la sequenza non è più questa. Ricerca e istruzione si stanno sviluppando in India e Cina che in campo scientifico sono certamente più avanti dell’Italia. Allora che fare ? Viale riprende le teorie della territorializzazione che sposano alcune proposte dei cosidetti teorici della decrescenza ( riciclo degli scarti, manutenzione e riuso di beni prodotti localmente ) e degli economisti che sostengono il territorio come risorsa produttiva.. In primo luogo viene l’agricoltura, valorizzazione specie locali, la politica detta del Km zero o filiera corta. Poi la manutenzione del territorio, efficenza energetica e mobilità sostenibile. Una politica che valorizza i saperi locali. Cosa ha a che fare con Pomigliano tutto ciò ? Niente se la vicenda viene presa con un prendere o lasciare imposto all’ultimo momento. Sì, se si fossero affrontati i problemi per tempo. Man mano che l’inevitabilità delle crisi aziendali e delle produzioni attuali si presenta. E’ questo tra gli altri anche il caso di Termini Imerese.
Alleghiamo i due interessanti articoli, buona lettura.
Allegato:
La catastrofe del lavoro_sofri.doc
Così si riconverte Pomigliano_Viale.doc
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