Più piccola Stellantis, si spegne l’Ilva
Senza acciaio non si sviluppa il settore manifatturiero e con il ridimensionamento del settore non c’è crescita stabile e ben retribuita. Ci si affida alla buona stella degli eventi e del turismo che consentono guadagni per pochi e occupazione precaria per molti. Al boom del turismo fa il controcanto lo spegnimento degli altiforni della ex-Ilva e il rimpicciolamento di Stellantis e dell’automotive. Da anni è così. La Cgil, Cisl, Uil, con le rispettive categorie, non sono finora riuscite a dare vita ad una strategia unitaria per definire e conquistare un credibile piano industriale: obiettivi di crescita, tempi e investimenti. La Cgil e la Cisl ricercano invece la loro identità in altri campi – iniziative legislative e referendarie – dividendosi!
Il dataromm di Milena Gabanelli e Rita Querzé , “Gli aiuti di stato a Fiat e Stellantis”, sul Corriere della Sera del 21-6-24, ricorda che dal ’90 al 2019 su 10 miliardi d’investimenti 4 sono soldi pubblici; spesi 887 milioni per la cassa integrazione negli ultimi 10 anni; 10 mila posti di lavoro persi dal 2021, e dividendi per 16 miliardi. Molti dati dimenticati e utili si ritrovano nei seguenti brevi capitoli:
Cambia il nome, cambia tutto
Aiuti di Stato e ammortizzatori
Dipendenti:10 mila in meno
I casi Melfi e Mirafiori
Una montagna di dividendi
Il fondo per l’automotive
Gli ecoincentivi a tutte le auto
Gabanelli e Quarzé concludono con questo capitolo. << Il quadro: niente impegni. A fronte di ingenti contributi pubblici, i governi che si sono succeduti dal 2020 a oggi non sono riusciti a vincolare Stellantis a impegni precisi sulla produzione e l’occupazione nel nostro Paese. La Panda elettrica si farà in Serbia. Nell’ex stabilimento Fiat in Polonia si farà l’auto elettrica cinese Leapmotor, tagliando fuori tutta la filiera della componentistica italiana. Però in nome dell’«italian sounding» il ministro Urso ha obbligato Stellantis a togliere il tricolore dalle Topolino perché prodotte in Marocco, e a far cambiare nome all’alfa Romeo Milano, perché prodotta in Polonia. Si agisce sulla forma quindi, mentre dal punto di vista della sostanza ci siamo schierati in Europa contro il nuovo standard Euro 7 (meno inquinante), avversato da Stellantis. Sta di fatto che da parte della casa automobilistica un piano industriale vincolante sull’italia non c’è. E gli impegni che erano stati presi, al momento sono solo chiacchiere.>> In allegato il testo completo.
ARTICOLi CORRELATi – Mauro Zangola, In Piemonte l’industria batte il turismo, su La Voce e il Tempo del 6 -6-24, analizza le diverse filiere produttive del Piemonte (occupazione e valore aggiunto) e inizia l’articolo con questa considerazione << Al primo posto nella classifica dei settori di attività delle aziende piemontesi figurano la filiera agroalimentare (occupa il 18,7% delle aziende) e quella edilizia (16,4%), ma la produzione di ricchezza continua a provenire innanzi tutto dal settore auto, camion e motocicli, che impiega solo il 12,5% dei lavoratori ma produce il 27,6% della ricchezza (Valore aggiunto) del Piemonte. È più di un quarto della ricchezza…>>. Invitiamo alla lettura dell’articolo con un clic qui https://vocetempo.it/in-piemonte-lindustria-batte-il-turismo/ . Nel contempo sottolineiamo che quel dato positivo del valore aggiunto della filiera del settore auto non giustifica le scelte di Stellantis di trasferire cicli produttivi altrove, via da Torino e dall’Italia.
Vedi anche, in allegato, “Frenata nelle grandi aziende e boom di CIG”_Amato-Longhin su La Repubblica
Acciaierie d’Italia (Ex-Ilva) ha annunciato la richiesta di nuova cassa integrazione per 5.200 lavoratori, in gran parte nell’impianto di Taranto
Davide Depascale in «Così il governo spegne l’lva», su Domani 27-6-24, lancia l’allarme sullo zero investimenti e sulle strategie evanescenti. Così inizia << L’uscita di scena di ArcelorMittal non ha risollevato le sorti dell’ex-Ilva. Dopo il commissariamento, ormai cinque mesi fa, il futuro di Acciaierie d’Italia è più incerto che mai. Le novità degli ultimi giorni, con la cassa integrazione per oltre cinquemila dipendenti e la sentenza della Corte Ue sui danni ambientali provocati dall’acciaieria, rischiano di complicare ulteriormente la situazione. Il governo, tramite la terna di commissari a cui è affidata la gestione degli impianti, è impegnato a trovare i possibili investitori per il gruppo siderurgico, ma deve prima pensare a garantire la sopravvivenza della fabbrica.
Prosegue con questi capitoli:
Sempre più cassa
Altiforni spenti
Stallo totale
La sentenza europea
Depascale conclude con questa considerazione allarmante “ E così lo spettro della chiusura, con il disastro sociale che comporterebbe, continua ad aleggiare su Taranto”. Il testo completo in allegato
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