L’occidente preservi il pluralismo!
Le guerre e le stragi di questi mesi ci spingono a interrogarci sull’esistenza di una dimensione chiamata “occidente”. Nel mondo di oggi la dialettica finisce soppiantata da pregiudizi e odio. Come occidentali, come europei, ci troviamo ad esser vissuti dal resto del mondo secondo due diversi e contraddittori capi d’accusa. Siamo criticati e avversati perché veniamo letti dagli “altri” come il luogo del privilegio e insieme come il luogo della decadenza. Gianni Cuperlo, su Domani del 3 novembre, pubblica “Tra guerre e crisi della democrazia L’occidente alla ricerca di sé stesso”, e Marco Follini, il giorno dopo, prosegue con “La fiamma del dubbio che tiene ancora vivi i valori dell’occidente”. Testi in allegato.
Gianni Cuperlo* così inizia << L’occidente non è più il cuore del mondo. A certificarlo per prima è la demografia. Per un miliardo di esseri umani “occidentali”, ve ne sono altri sette, forse più, che i nostri privilegi vivono con aperta ostilità. Riflettere su cosa possa significare ha più valore in queste settimane scosse dalla strage di Hamas e da quella in corso a Gaza a opera del governo israeliano. Dunque, esiste ancora una dimensione chiamata per convenzione “l’occidente”? E nel caso, quali sarebbero profili, specialità, filo storico da avvolgere per darsi chiara l’idea della sua radice? In verità, a lungo, un’essenza dell’occidente è esistita. Uno “spirito” occidentale che a lungo si è identificato con un principio di razionalità, perno a sua volta di un modello universale riferito a tutte le culture…>>. L’articolo prosegue con questi capitoli:
- Culla del razionalismo
- Crisi della democrazia
- La pressione della storia
- Ethos da condividere
Così il capitolo conclusivo. << Preservare il pluralismo. Quindi su questo andrebbe concentrato il faro, senza sconti. La prova è restituire urgenza al pluralismo, coltivarlo come una pianta nella serra. Farne il baluardo dinanzi agli imbarbarimenti. Si tratti di terrorismo, abuso del diritto internazionale e umanitario, disarmo culturale o smontaggio di paratie di civiltà, su questo piano l’Europa deciderà del suo avvenire. Siamo nati fortunati: figli di un pensiero e società aperte. Fortificati nel pubblico e nel privato da una democrazia solida e in apparenza irreversibile. Paganamente parlando, il cielo ci cada sulla testa se non sapremo fare il possibile e l’impossibile per consegnare lo stesso patrimonio a quelli dopo. Forse un valore interamente razionale dell’occidente è anche in questo, nel crederci fermamente e nel farlo a ogni costo.>>. * https://it.wikipedia.org/wiki/Gianni_Cuperlo
Marco Follini * in “La fiamma del dubbio che tiene ancora vivi i valori dell’occidente”, così inizia << Intensa e drammatica, la riflessione di Gianni Cuperlo sui destini del pianeta e sul senso dell’occidente (se un senso tuttora esiste) ci aiuta a capire cosa dovrebbe essere la politica. E cioè non uno squillo di tromba, non una stanca recitazione mnemonica e neppure uno stucchevole vituperio. Ma, semmai, una riflessione sul nostro posto nel mondo e nel tempo. Se fossimo capaci di dedicarci a questo argomento, solo a questo, la politica tornerebbe forse a confortare le persone nell’attimo del loro smarrimento. S’intende che l’occidente, come nota Cuperlo, è oggi il punto più critico. Noi ci troviamo paradossalmente ad esser vissuti dal resto del mondo secondo due diversi e contraddittori capi d’accusa. Siamo criticati perché veniamo letti dagli “altri” come il luogo del privilegio e insieme come il luogo della decadenza. Provo a dirlo con parole al limite del semplicismo..>> . Prosegue con questi capitoli
- Quando c’era il Muro – La caduta del Muro ci aveva illuso a suo tempo che di lì in poi la nostra strada sarebbe stata più facile. Non è andata così, come abbiamo visto. E curiosamente il comunismo, all’atto del suo crollo, ci ha regalato un’altra contraddizione, quella di cui non ci siamo più liberati. (…)
- Dall’egemonia al declino
- Il valore della controversia
Così conclude. << Il valore della controversia – E qui appunto torno a Cuperlo e alla introspezione che l’occidente è chiamato a fare di sé stesso. E aggiungo una nota, una sola, alle molte che egli ha messo per iscritto. Quella nota, chiamiamola così, riguarda il valore della controversia. Con tutti i nostri difetti, tutti i nostri errori, tutta la nostra confusione, noi siamo infatti, ancora oggi, quella parte di mondo che considera preziosa per sé la disputa che si trova ad ospitare dentro le sue fragili mura. Quel continuo interrogarci, quella familiarità che abbiamo con la dialettica, quella singolare capacità di trarre una forza misteriosa dai nostri stessi litigi e dissensi, tutto questo è, e resta, il nostro retaggio più prezioso. Per noi che vi siamo abituati, e anche per tutti quelli che in fondo al loro animo pure ne diffidano. Finché conserveremo questa dannata voglia di discutere fino all’estenuazione dei nostri argomenti e delle nostre discutibili ragioni, l’occidente avrà ancora un senso. E potrà perfino dispiegare a vantaggio del resto del mondo quella sua singolare capacità di accendere anche altrove la lampadina del dubbio e della curiosità. Per questo sarebbe una gran cosa se anche la politica italiana trovasse prima o poi il modo di discutere di questi temi. Aprire e approfondire una simile discussione sarebbe, questo sì, un atto da veri “patrioti”.>>. * https://it.wikipedia.org/wiki/Marco_Follini
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