La storia di Patrick Zaki
In concomitanza con l’appuntamento di Bologna per la festa a Patrick Zaki, in Piazza Maggiore domenica 30 luglio, Marianna Rizzini, su Il Foglio, racconta in “L’enigma Zaki” le tappe più importanti della sua vita e s’interroga sul suo futuro di difensore dei diritti civili e universali. Ricordiamo che subito dopo la scarcerazione, conseguente la grazia concessa dal presidente egiziano Al-sisi, Zaki ha ringraziato tra gli altri, anche i “partiti” e le “forze politiche” che “hanno chiesto il rilascio”, nonché “il governo, il Parlamento, la presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri”. Parole che sono state dimenticate da non pochi cronisti per mettere in primo piano la scelta di Zaki a non rientrare in Italia con un volo di stato e considerando la stessa una “scortesia verso il governo”.
Così inizia l’articolo << Cent’anni di solitudine e centomila giorni come questo, dice entusiasta un professore bolognese a proposito del rientro di Patrick Zaki, il trentaduenne ricercatore egiziano e attivista per i diritti umani arrestato, processato, condannato e poi graziato, a più di tre anni dall’arresto, a Mansoura, a nord del Cairo, e festeggiato Domenica 30 luglio nel capoluogo emiliano, sua terra d’elezione (di cui è cittadino onorario).
Cent’anni di solitudine, il capolavoro di Gabriel García Márquez, dice il professore, è il libro che Patrick ha letto a un certo punto “dell’esilio”, così lo chiamano a Bologna: l’anno e mezzo in cui il ragazzo era a piede libero in Egitto, con divieto di espatrio. E l’aveva molto colpito, quel libro, dice il docente, anche se nulla poteva ricordare Macondo, il microcosmo di realismo magico dove è ambientato il romanzo, nell’Egitto di rivolte di piazza e repressione in cui era avvenuto l’arresto di Zaki, al ritorno dal primo semestre del master bolognese in Gender studies, nel febbraio del 2020, a pochi giorni dal deflagrare del Covid. Accusa: aver diffuso notizie false dentro e fuori il paese e aver quindi attentato alla sicurezza del paese, sui social e con articoli.
Quattro anni dopo vediamo Zaki libero: libero di tornare a Bologna e di sposare la fidanzata Reny, con cui stava progettando matrimonio e cambio casa prima della condanna, e libero di prendere un volo di linea e non l’aereo di stato, motivo per cui, nei giorni in cui Zaki arrivava in Italia, si è posto il tema “sarà un segnale di contrapposizione al governo Meloni?”. E – forse complice il sorriso enigmatico di Zaki, e il suo inglese essenziale, intervallato da poche parole in italiano – il ricercatore protagonista della suddetta vicenda giudiziaria e politica internazionale è diventato l’icona di tutt’altro, a seconda dei punti di vista: papa straniero ideale per la sinistra a sinistra del Pd, tanto che l’alleanza Verdi e Sinistra vorrebbe invitarlo a parlare di salario minimo, ma anche, se in futuro in qualche modo potesse avere la cittadinanza italiana, candidato ideale alle Europee per il Pd schleiniano in cerca di simboli extra-partitici della lotta per i diritti.
Oppure, al contrario, caso emblematico che svela il tic della sinistra che non vuole riconoscere i meriti della destra quando fa qualcosa di buono, come ha notato il cofondatore del Fatto Antonio Padellaro (“in questi giorni”, ha detto al Corriere della Sera, “ho assistito a dei contorcimenti assurdi pur di non riconoscere il merito della liberazione di Zaki al governo di Giorgia Meloni. Come se riconoscerlo fosse un cedimento, un venir meno ad un’opposizione dura e pura”).
Zaki ha poi ringraziato il governo Meloni, pur non avendo preso il volo di stato, ma tutt’attorno era già scoppiata la polemica sul presunto e poco chiaro accordo del silenzio sul precedente e tragico caso del defunto ricercatore Giulio Regeni. Fatto sta che Zaki è diventato qualcosa che va oltre Zaki, anche se lui, in conferenza stampa a Bologna o in Piazza Maggiore, durante la festa per il suo ritorno, applaudito come un divo mentre si schermiva, pur con una vena di sicurezza che lo rendeva indecifrabile (è timido o è assertivo, è inesperto o frontman), oppure ospite a “In Onda”, su la7, continua a ripetere che il volo di stato non l’ha preso perché non avrebbe “potuto accettare i soldi delle tasse dei cittadini italiani” e che la sua idea per il futuro è fare il ricercatore in tema di diritti umani, studiati anche attraverso i testi letterari proposti dalla sua professoressa-mentore Rita Monticelli, la signora bionda che, assieme al sindaco di Bologna Matteo Lepore, ha scortato Zaki nei giorni del rientro. (…) >>
Per proseguire aprire l’allegato dove Marianna Rizzini si sofferma su molti altri punti tra i quali questi:
- E’ già un nuovo papa straniero per chi lo vorrebbe in politica. Ma chi è davvero il ricercatore tornato a Bologna dopo la grazia?
- Ha rifiutato il volo di stato ma ha ringraziato il governo italiano. Il bagno di folla in Piazza Maggiore e l’invito alla Festa dell’unità
- Timido o assertivo? Grato di poter tornare anonimo o pronto per la ribalta, dietro quel sorriso basso a occhi socchiusi?
- A Mansoura, da bambino, aveva la passione per il calcio, frustrata per il fatto di essere copto. Poi quel post dopo la partita Bologna-juventus
- Ha fatto campagna per l’attivista e avvocato Khaled Ali. L’amore per Reny, le lettere e quei “Cent’anni di solitudine”
Bologna in festa per Patrick Zaki: appuntamento in Piazza Maggiore domenica 30 luglio. Qui il programma https://magazine.unibo.it/archivio/2023/07/28/bologna-in-festa-per-patrick-zaki-appuntamento-in-piazza-maggiore
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