Rùmine:apprendimento
PierLuigi Ossola per la puntata di settembre di Rùmine propone “Stili di apprendimento” – Stanno per ricominciare le scuole per cui questo mese vi propongo di rùminare insieme sul tema dell’apprendimento, ma attenzione, non si tratta dell’apprendimento di conoscenze consolidate che può essere acquisito in modo passivo frequentando corsi di formazione, ascoltando esperti o leggendo libri ed articoli.
L’apprendimento (A) si può definire con una semplice equazione: A= C + D in cui C è la conoscenza consolidata a cui possiamo accedere frequentando corsi, consultando libri, manuali o esperti, mentre D è quanto possiamo apprendere ponendoci domande, affrontando problemi veri e mettendoci in gioco per trovare soluzioni utili. I due tipi di apprendimento sono tra loro complementari ed ambedue necessari, ma il filo conduttore dello sviluppo delle nostre conoscenze e competenze è l’apprendimento di tipo D in mancanza del quale ogni conoscenza si riduce a erudizione fine a se stessa.
Quello di cui ci occuperemo nel seguito è quindi proprio l’apprendimento di tipo D che è, a mio parere, una delle più importanti abilità che servono per vivere.
Ho sempre pensato che lo scopo principale del mio lavoro di insegnante fosse contagiare gli studenti del desiderio di apprendere, cioè di porsi domande e cercare risposte. C’è chi lo chiama “apprendere ad apprendere”.
Nella mia esperienza di insegnante ho spesso sperimentato quanto fosse importante ed efficace, interrogando gli studenti, chiedere loro di formulare delle domande “vere” sui temi oggetto dell’interrogazione anziché darmi delle risposte. Questo spesso metteva in difficoltà studenti abituati a confondere l’apprendimento con la memorizzazione delle cose dette dall’insegnante o lette sui libri, ma consentiva di fare dell’interrogazione un passo importante per dare impulso al loro, ed anche al mio, processo di apprendimento.
Porci domande sulle cose che ascoltiamo o viviamo è certamente essenziale per molte ragioni, ma il come questo si inserisce nei processi di apprendimento è tutt’altro che scontato e non siamo tutti uguali a questo proposito.
Per esplicitare le caratteristiche cognitive e della personalità che influiscono sul modo di sviluppare apprendimenti è stato elaborato il concetto di learning style (stile di apprendimento).
Due studiosi di questa materia, Kolb e Fry nel loro “Learning style inventory” spiegano come le persone sviluppano differenti learning styles in modo spontaneo con modalità simili a quelle con cui si formano altre preferenze e tratti del carattere. Possiamo migliorare il nostro stile di apprendimento così come ogni altro aspetto del nostro carattere. Il modello di apprendimento degli adulti proposto da Kolb e Fry negli anni ’70 è basato su parametri sperimentali e sulle teorie di Dewey, Piaget, Jung e Lewin. Questo modello è stato successivamente sviluppato da altri studiosi, in particolare da Honey e Mumford.
Kolb definisce l’apprendimento come “il processo per mezzo del quale si crea la conoscenza attraverso la trasformazione dell’esperienza”.
Le fasi di questo processo sono:
- l’esperienza concreta: può trattarsi di un fatto a cui abbiamo partecipato o che abbiamo osservato, di un problema che abbiamo affrontato, di un successo o di un fallimento che abbiamo vissuto, ma anche di una lettura, di un incontro, ecc.
- la riflessione sull’esperienza,
- la concettualizzazione di questa riflessione per ipotizzare/definire modelli e teorie applicabili in situazioni diverse, da utilizzare per fare meglio in futuro.
- la sperimentazione in nuove situazioni dei modelli/teorie elaborati per dar vita a nuove esperienze da cui riparte il ciclo di apprendimento.
Questo processo può essere rappresentato, come in figura 1, con un cerchio in cui le 4 fasi indicate si ripetono ciclicamente. (…) per proseguire aprire l’allegato
PierLuigi Ossola conclude con queste parole. (…) Come avete visto questa volta non vi ho posto domande perché VI PROPONGO DI FARLO VOI su temi che siete realmente interessati ad affrontare e quindi non necessariamente su quanto proposto in questo rùmine. Per acquisire nuove conoscenze il primo passo da fare non è infatti rispondere a domande già formulate da altri ma provare a formularne di proprie. Attenzione, come precisa con molta chiarezza Revans, padre di una metodologia di apprendimento denominata “action learning”, che si è rilevata particolarmente efficace per quadri e dirigenti, deve trattarsi di domande “intelligenti” ed in qualche modo “irriverenti” e cioè non retoriche e non fine a se stesse, ma volte a cogliere il nucleo dei problemi reali che si intende affrontare e su cui interessa davvero impegnarsi per trovare risposte da “collaudare” sul campo.
Le altre otto puntate di Rùmine – una ogni mese – le potete trovare scorrendo il settore Globalmenodo.
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