UNA SCARCERAZIONE VERGOGNOSA -A.Tridente – globalmondo 17/6/11

La liberazione dal carcere di Battisti è un fatto vergognoso, per i brasiliani e per il diritto; penoso per le famiglie delle vittime. Non ci possono essere scuse, tanto meno quelle che provengono da un certo ambiente intellettuale brasiliano subalterno a quegli arroganti intellettuali francesi dell’epoca di Mitterand, che oggi assumono la stessa posizione schierandosi per il no all’estradizione di Battisti. Questi hanno  sempre giustificato "l’ospitalità" agli assassini, neri o rossi che fossero, nel loro paese, considerando il nostro giuridicamente inaffidabile e incapace di giudicare obiettivamente e con tutte le garanzie della difesa, i delitti di opinione!!!.

Tuttavia, sull’atteggiamento del governo brasiliano e sulla sentenza del Tribunale Supremo – cambiata nel giro di qualche mese per l’intervento del potere Esecutivo – tento tre spiegazioni, seppure discutibili e difficili da accettare, ma tant’è. La prima, l’erronea copertura da parte di Lula della sciagurata decisione di Tarso Genro, allora ministro della giustizia, di non estradare Battisti.

Tarso si dimise poco dopo, probabilmente a causa di ciò; la seconda,la ripetizione del no di Lula, nell’ultimo giorno di presidenza, forse – oso affermare – per non  lasciare la "grana" alla nuova presidente Dilma; infine, un malinteso orgoglio di coloro che non vogliono sentirsi inferiori ai francesi e che ci rimproverano, in silenzio con parole che immagino siano la seguenti: "perchè non fate casino con i vostri cugini d’ oltr’Alpe, i francesi, che Battisti l’hanno liberato, e che non vi hanno mai consegnato un terrorista dei molti "ospitati considerandovi perciò un paese di serie b, sprovvisti di cultura giuridica e sicura equità nei giudizi"…

Non trovo altre riposte capaci di spiegare l’atteggiamento brasiliano se non l’orgoglio di non voler sentirsi inferiori ad altri paesi, Francia in primis, ignorando lo stato di diritto vigente nel nostro paese che ha visto giudici assassinati per aver compiuto il loro  dovere oppure definiti "cancro" da Berlusconi. Anche questo comportamento del governo italiano, diretto da una persona  su cui pendono un mucchio di procedimenti penali, può aggiungere spiegazioni ad una deficiente iniziativa giuridico e diplomatica di un governo, quello italiano, privo di credibilità e prestigio. Il discorso sarebbe lungo, ma limitandomi a queste spiegazioni che da mesi provo a darmi, mi sono convinto che è difficile indicarne altre.

E d’altra parte il cinismo diffuso non impedisce, al di là di polemiche politico-diplomatiche, spesso apparenti più che dettate da serie ragioni ideali, normali incontri aventi obiettivi affaristici, economici e produttivi.

Ho assistito a due di questi incontri qui a Torino in questi giorni: uno, fra imprenditori italiani e brasiliani il cui argomento centrale erano gli incentivi fiscali e la convenienza a investire in Brasile; e l’altra una missione di imprenditori e rappresentanti cittadini dell’area paulista presso il Centro Estero della Camera di Commercio.

E’ ragionevole non alzare più di tanto i toni e riportare la questione al suo terreno naturale di un conflitto politico-giuridico, non compromettendo le relazioni fra due paesi amici. Sono molte le iniziative comuni: l’accordo generale fra i governi italiano e brasiliano l’anno passato; e il recente accordo fra il sindaco di Torino e quelle brasiliani in partenariati strategici ed economici, di fruttuosa cooperazione con un grande paese emergente che ha milioni di cittadini di ascendenza italiana.

In entrambe le occasioni di questi accordi era presente – seppure non ancora deciso il rifiuto alla consegna di Battisti – la richiesta di estradizione. Ora, è fuor di dubbio che l’affronto della non estradizione di un rapinatore macchiatosi di efferati assassinii è duro da “digerire”. Cose passate, si dice. L’uomo è cambiato, è divenuto scrittore, si aggiunge. Ma anche i criminali nazisti, che la Germania rifiuta di consegnare all’Italia, sono criminali anziani e responsabili di fatti vecchi di decenni. Inquietante allora è la domanda: il tempo e l’età assolvono e liberano da colpe la cui gravità è stata quella di togliere la vita ad esseri umani?

 
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