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UNA BUONA NOTIZIA DA TARANTO – R.Morese – accordo unitario all’Ilva

La buona notizia che viene da Taranto. Alcuni giorni fa, all’Ilva di Taranto è stato realizzato un accordo aziendale sottoscritto dall’azienda e da tutti i sindacati metalmeccanici. E’ passato sostanzialmente sotto silenzio dei mass media eppure è un’intesa doppiamente significativa.

Innanzitutto perché è stata trovata l’unità di Cgil, Cisl e Uil. Era dall’inizio della difficilissima vicenda – che vedeva contrapposto il diritto alla salute al diritto al lavoro – che non si registrava una comunanza di visione tra i sindacati di quella che è tra le prime fabbriche siderurgiche d’Europa. L’inversione di tendenza, pur con qualche elemento di contraddizione, non è senza ragioni. La prima, riguarda la sopravvivenza di questo importante tassello dell’ industrialismo fordista che – se un po’  abbandonato dalla cultura lavoristica, perché coinvolta e più attratta nella definizione dei rapporti contrattuali e legislativi connessi alla new economy e alla terziarizzazione delle nostre attività produttive – comunque definisce il nostro essere seconda potenza manifatturiera europea. L’epoca postindustriale è ormai consolidata, ma senza fare a meno dell’industria tradizionale, seppur tecnologizzata e riorganizzata; l’operaismo è storia passata, ma gli operai rappresentano ancora l’ossatura portante del sistema produttivo nazionale.

La sfida della compatibilità tra lavoro e salute, che è la questione che ha fatto tremare dalle fondamenta quell’impianto e quella città, ha prima scomposto il tessuto sociale locale e con esso il sistema delle rappresentanze a tutti i livelli, poi si è imposta come questione nazionale per la ricerca delle soluzioni e infine ha visto l’inizio di percorsi condivisi per vincere quella sfida. Il sindacato, ritrovando l’unità, ha fatto la sua scelta definitiva circa la sopravvivenza.

La seconda ragione va individuata nell’atteggiamento dell’azienda, da tener ben scisso dal comportamento della proprietà. Il management, che in primo tempo aveva dato segni di sostanziale resa, ha operato in seguito nella direzione di diventare un interlocutore credibile, sia verso i magistrati che verso i lavoratori e anche verso i cittadini. Questo mutamento ha fatto cadere molti dubbi che serpeggiavano tra i lavoratori e le loro rappresentanze e che avevano provocato decisioni laceranti circa le scelte da fare, a partire dagli scioperi. Non l’accordismo a tutti i costi, ma la possibilità di un confronto reale ha avuto il sopravvento.

La terza ragione è emersa dal voto politico. Massicciamente il voto siderurgico è andato al M5S, principalmente per protesta. Gli operai hanno vissuto le divisioni dei mesi passati, le faticosità ad imporre alle istituzioni le loro istanze, le radicalità ideologiche che si sono sprecate su quella sfida, come un sostanziale abbandono ad un destino cinico e baro della loro vita. E l’hanno detto platealmente. Il fatto che il sindacato abbia reagito con immediatezza e con atti concreti lascia ben sperare che l’unità espressa non sia un episodio, ma una scelta.

Un altro motivo d’importanza di quell’accordo attiene al suo contenuto (vedere allegato 1). La lunga stagione di ricorso alla CIG – per via delle ristrutturazioni impiantistiche connesse alla tutela ambientale – non sarà organizzata con alcune migliaia di lavoratori sempre al lavoro e altre migliaia sempre a casa. L’accordo fatto è il più consistente modello di ripartizione del tempo di lavoro realizzato in Italia per ragioni di crisi. E’ stato confezionato il più massiccio “contratto di solidarietà”, da quando esiste questo strumento di sostegno pubblico per il governo delle crisi aziendali. Tutti al lavoro per meno tempo, per di più riorganizzati per turni e modalità che non diminuiscono la produttività aziendale. Tutti con più tempo libero a propria disposizione, con una tutela salariale leggermente diminuita, ma superiore a quella assicurata dalla CIG ( vedere allegato 2).

A Taranto si è materializzata un po’ di Germania, dove da parecchi anni, imprese e sindacati flessibilizzano orari e salari agli andamenti della crisi, puntando ad evitare che nessun lavoratore sia estromesso dal lavoro. L’assistenzialismo per mano pubblica viene incorporato nella gestione della riorganizzazione del lavoro, piuttosto che trasformato in un sostanziale abbandono dei singoli lavoratori coinvolti , sia pure garantito a tempo,dalla CIG. Questo atteggiamento di “adattività solidaristica” nella crisi, è quello che fornisce più autorevolezza alla rappresentanza sindacale nell’avanzare richieste di miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, nelle fasi di crescita. Tutto ciò spiega perché in Germania il salario dei lavoratori dell’industria è più alto che in Italia e non di poco: intorno al 16%.

Unità sindacale e ripartizione del tempo di lavoro vanno di pari passo. Non c’è obiettivo ardito senza una compattezza dei proponenti. E la crisi che continua ad attanagliarci non potrà essere risolta soltanto con l’assistenza passiva. L’occupazione non potrà essere depressa ad oltranza. Non ci possono essere misure ordinarie per situazioni eccezionali. Ma misure straordinarie si potranno definire soltanto con un impegno unitario delle organizzazioni sindacali, con un rilancio dell’autonomia contrattuale, con un intervento pubblico che sia orientato dalle parti sociali. La stessa crisi politica ed istituzionale che stiamo vivendo con grande apprensione, può essere produttrice di cambiamenti positivi e condivisi, se l’azione dei soggetti sociali è coesa e propositiva. Per questo, da Taranto giunge una buona notizia. 

Raffaele Morese   articolo pubblicato sul sito www.nuovi-lavori.it

allegati

  • testo dell'accordo unitario del 14-3-2013
  • tabelle dei compensi per lavoratori in Cig o con Contratti di Solidarietà

Allegato:
verbale_di_accordo_14-3-13.pdf

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