Stop alla guerra e “armare”la pace

Aggiorniamo un nostro articolo pubblicato a dicembre 2022 (Tra Kant e Aristotele) dopo aver letto il messaggio di Fabio Caimmi, 86 nni, il socio più anziano dell’Associazione Prendere parola, che nei giorni di campeggio in Val di Mello, ha scambiato idee con più persone anche sulla guerra in Ucraina e molto ha riflettuto sul ragionamento esternato da un metalmeccanico ora in pensione: “Se un capo di un paese ama il bene del suo popolo, quand’anche il suo paese venisse aggredito, come sta succedendo in Ucraina, la prima cosa che dovrebbe fare è trattare, e se alla fine dovesse concludere la trattativa con la perdita di una parte del proprio stato, ebbene avrebbe salvato vite umane ed evitato la guerra con distruzione del proprio paese e lo svuotamento dello stesso per la migrazione di molti in altri paesi…”. Cosa vale di più? Il giusto o il bene? Il bene o il meglio? Quale la priorità?

Ripublichiamo l’articolo https://sindacalmente.org/content/tra-kant-e-aristotele/ che è stato scritto dalla redazione, alla fine del 2022, prendendo spunto da un intervista rilasciata dal prof.Stefano Zamagni, in quanto pensiamo che quelle idee, ben valide allora, lo siano tutt’ora a fronte delle continue distruzioni e vittime in Ucraina, inoltre constatando l’impantanamento della controffensiva dovuta al forte squilibrio di forze e mezzi schierati sul campo di battaglia. Promettere sempre più armi (e disattendere i tempi di consegna!) e mezzi moderni di combattimento (a mesi da venire) si rivela una strategia Nato non solo spegiudicata ma che incentiva illusioni militaresche, quando vengo a mancare gli uomini validi pe rimpugnarle! La Nato, in questi mesi di guerra in Europa, se elevata di cinismo e spregiudicatezza della Nato, si sta trasformando nel “gendarme del mondo” – un tempo svolto dagli Stati Uniti – allargando pericolosamente, con le formule del caso, la sua presenza fin nell’Indo-Pacifico. Anche la promessa dell’invio di F-16 e dei mesi necessari per l’addestraento dei piloti è foriera di ulteriori sventure e distruzioni per l’Ucraina, che per ritornare alla pace e per recuperare la sovranità del suo territorio, com’era prima dell’assurda e ingiustificabile invasione del 24 febbraio 2022, più che di F-16 e Leopard ha un urgente bisogno di un cessate il fuoco, e di un negoziato internazionale sotto l’egida dell’ONU. Un’indirizzo politico alternativo a chi sostiene la strategia – in Ucraina, in Europa, nella Nato – di “Andare avanti fino alla vittoria militare, fuori i russi dai confini 2011, fuori dalla Crimea, combattere fino all’ultimo ucraino”. E l’Europa fa poco o nulla per corregere questa strategia fondata sulla logica che saranno le armi a detrminare il punto di equilibrio, quella logica che sta moltiplicando le guerre – o come altrimenti chiamate – in ogni parte del mondo.

Addirittura, oggi, la premier Giorgia Meloni appoggia la riconquista con le armi della Crimea quando nel 2014, Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, hanno convalidato l’annessione della penisola operata da Putin, come ricorda nel suo articolo Luciano Capone su Il Foglio del 25 Agosto (vedi allegato)

All’apertura del Meeting di Rimini, iniziato il 20 agosto, il cardinale Zuppi, presidente della Cei, ha detto “L’Europa fa troppo poco per la pace, vedi con questo link https://www.avvenire.it/attualita/pagine/zuppi-apre-il-meeting-di-rimini . Sullo stop alle armi e sulla mancata iniziativa diplomatica dell’Europa, Romano Prodi ritorna ad affermare la necessità inderogabile di un negoziato internazionale su sull’asse Cina-Stati Uniti. (vedi allegato)

Questo è l’articolo che abbiamo pubblicato l’8 dicembre 2022 su questo sito, con una immagine diversa.

< < Disarmare la guerra e armare la pace. “Per punire Putin si rischia di sacrificare gli ucraini” sottolinea il prof. Stefano Zamagni nell’intervista rilasciata a Alessia Grossi, su Il fatto Quotidiano del 30 novembre, pensa che “Il Papa più che mediatore, deve agire su Biden e Xi perché siano garanti” di un necessario accordo tra Europa-Ucraina-Russia. Afferma: “Io sono di quest’idea: sono con Aristotele ad affermare il primato del bene sul giusto. In questo caso, il primo bene è salvare la vita delle persone. E se si andasse avanti ancora così per un po’ di mesi la popolazione ucraina tra morti di stenti, di freddo e chi scapperà, verrà decimata. Per questo bisogna andare al negoziato”. Di seguito il testo completo.

Cessare il fuoco! https://savinopezzotta.wordpress.com/2023/07/17/dopo-un-anno-di-guerra/

< Il professor Stefano Zamagni è tra gli ideatori e firmatari dell’appello per la pace in Ucraina che “ha alimentato un forte dibattito all’interno della Chiesa”, ed è sempre più convinto della validità del suo approccio per fermare la guerra. “Bisogna fare come il Papa, abbandonare la via del giusto per arrivare al bene: cioè alla sopravvivenza di un intero popolo, quello ucraino. Soprattutto ora – aggiunge – che i russi attaccano i civili e le infrastrutture”.

Professor Zamagni, il Cremlino sembrava ben disposto alla mediazione del Papa, poi Bergoglio ha accusato di crudeltà i ceceni e Putin si è risentito.

L’intervento dell’altro giorno del Papa è veramente straordinario: questo Papa non finisce di stupirmi. Ha avuto il coraggio di tirare fuori la questione Holodomor e qualcuno potrebbe storcere il naso e dire che la similitudine non è né perfetta né completa. Ma lui rileva che allora, nel 1932-33 venne deliberatamente provocata una carestia da parte di Stalin che portò alla morte di milioni di ucraini. Adesso sta avvenendo qualcosa di analogo, perché in effetti, come hanno notato diversi analisti, gli obiettivi perseguiti dall’esercito russo non sono più di natura militare, come in un conflitto ci si aspetterebbe. E questa è una novità.

Dice che si è entrati in una nuova fase della guerra? Sì. L’obiettivo è terrorizzare per portare alla fuga. Anche perché milioni di ucraini che arrivano in Polonia o in Germania portano alla destabilizzazione interna di questi Paesi che si vedono arrivare bocche da sfamare, creando problemi di natura economica e sociale.

Qual è la soluzione? La soluzione resta quella che dicevo più di un mese fa, in solitaria praticamente, anche se non sapevo cosa sarebbe successo. C’è una tesi legata al deontologismo kantiano che è una posizione di filosofia morale molto famosa: fiat justitia, pereat mundus, che vuole dire, ‘sia fatta giustizia e perisca pure il mondo’ seguita dai cosiddetti doveristi. Ora è chiaro che la giustizia sta tutta da una parte, che è la parte degli ucraini, quindi quelli che propendono per la soluzione del conflitto per via militare, sostanzialmente, applicano questa massima: noi vogliamo la pace giusta a costo di far perire tutti. Io non sono di quest’idea: sono con Aristotele ad affermare il primato del bene sul giusto. In questo caso, il primo bene è salvare la vita delle persone. E se si andasse avanti ancora così per un po’ di mesi la popolazione ucraina tra morti di stenti, di freddo e chi scapperà, verrà decimata. Per questo bisogna andare al negoziato.

Che tipo di negoziato è ancora possibile? Il negoziato possibile è quello che ovviamente non conceda tutto alla Russia come vorrebbe, e deve essere partorito dai due Paesi belligeranti, ma con alle spalle gli Stati Uniti con l’Europa e dall’altro la Cina. Perché se la Cina preme ancora un po’ su Putin, questo per ovvie ragioni non può dire di no. Stessa cosa vale per Zelensky con la Nato, vale a dire con gli Usa.

Quali sono le concessioni che bisogna essere pronti a fare alla Russia? Intanto la Crimea, che già da otto anni è russa, ma nessuno in questi otto anni si è stracciato le vesti. Mentre non bisogna concedere il Donbass. La Russia è costretta ad accettare. Perciò bisogna spingere Biden da un lato e Xi Jinping dall’altro, perché incarnino il ruolo di supermediatori.

A proposito di mediatori, il Papa può incarnare ancora questa figura? Il Papa è una persona saggia, che ha la funzione di dignitario di Cristo e se la deve vedere con l’altissimo se chiude gli occhi sul bene del popolo ucraino a favore della giustizia. Ma a sedersi al tavolo non può essere lui. Lui può insistere sulla via di un negoziato e richiamare tutti, questa è la mia opinione, al primato della vita agendo su Biden e Xi per indurli ad assumere il ruolo di garanti. Zelensky anche è per la giustizia a costo del bene? Certo. Anche lui non può insistere a non volersi sedere se l’altro si siede al tavolo dei negoziati, in nome del martirio del popolo ucraino, non è accettabile moralmente. Non può sacrificare la vita di un popolo. Perché oltretutto sacrifica la vita degli altri, non la propria.

Il decreto del governo italiano prevede l’invio di armi a Kiev fino al 2023. Ma c’è chi come i 5 Stelle si oppone. È una ‘baruffa chiozzotta’, direbbe Goldoni, perché quando uno dice ‘no alle armi all’ucraina’, deve aggiungere ‘sì al ritiro delle armi russe dall’ucraina’, altrimenti è come dire ‘Russia continua pure a sterminare quel popolo’. >

5 articoli con idee pro o diverse da quelle espresse dal Prof. Stefano Zamagni

1 – Zelensky pone le sue dieci condizioni per arrivare a un negoziato con Mosca. Francesca Sforza, su La Stampa del 16 novembre, li sintetizza e commenta sottolineando che « ..in quella road map si possono individuare due registri, quello dei toni e quello dei contenuti, il primo indirizzato alla sua opinione pubblica e a quella russa, l’altro rivolto alla comunità internazionale…». Sono dieci punti che se si trasformano in pregiudiziali sono simili alle condizioni che può dettare un vincitore di una guerra al nemico sconfitto sul campo di battaglia, ma non già conseguire a breve un cessate il fuoco e l’avvio di un negazioto.

2 – A metà ottobre 11 intellettuali – di destra e di sinistra, tra i quali Massimo Cacciari e Pietrangelo Buttafuoco – hanno sottoscritto l’appello «Un negoziato credibile per fermare la guerra», proponendo sei punti per fermare la guerra e avviare il negoziato, sospinti dalla volontà e dalla ragione di non rassegnarsi alla normalità della guerra, della distruzione di cose e di vite che incideranno pesantemente nel futuro. Scrivono che «..bisogna offrire uno scenario credibile per chiudere questo conflitto, divampato con l’aggressione russa al di là delle gravissime tensioni nel Donbass. Un conflitto che non può avere la vittoria tutta da una parte e la sconfitta tutta dall’altra…». Seguono i SEI punti – assai diversi dai 10 punti posti da Zelensky, che hanno diviso i commentatori sui media e l’opinione pubblica. https://www.avvenire.it/attualita/pagine/un-negoziato-credibile-per-fermare-la-guerra 

3 – La guerra può finire anche prima della liberazione totale dei territori ucraini occupati? In «Doppio binario per la pace», Sabato Angeri, su L’Espresso del 20 novembre, inizia così < Milley, il capo di stato maggiore congiunto statunitense, ovvero una delle tre figure al comando delle forze armate a stelle e strisce, è stato il primo alto ufficiale dei Paesi Nato ad ammettere la possibilità di uno stallo a tempo indefinito sul campo di battaglia. «Deve esserci un riconoscimento reciproco [tra Russia e Ucraina, ndr] del fatto che la vittoria nel senso proprio del termine probabilmente non è ottenibile con mezzi militari e quindi bisogna guardare ad altri metodi», ha dichiarato Milley alI’Economic club di New York. Difficile pensare che le dichiarazioni di un ufficiale di quel rango siano improvvisate (…) »

4 – Michele Magno, in «Mettete idee nei vostri cortei» su Il Foglio, pubblica nel giorno delle manifestazioni per la pace a Roma e Milano, il 5 novembre, un articolo con molte domande che interrogano la ragione e la coscienza di tutti coloro che vogliono fare finire la guerra. Scrive : « Come si può accettare una pace senza giustizia? La manifestazione oggi a Roma, “senza bandiere” ma anche senza proposte.Le condizioni del cessate il fuoco possono prescindere dal ritiro dell’esercito invasore  e dalla riparazione dei danni di guerra? ...Vim vi repellere licet”, è lecito respingere la violenza con la violenza: un principio accolto anche nel Catechismo della Chiesa Cattolica …Gandhi ha distinto la non violenza come convinzione dalla scelta tattica. La prima si basa sulla ripulsa morale, la seconda è una scelta del debole ..Emmanuel Mounier dopo l’annessione dei Sudeti: “La pace è compromessa non solo dai guerrafondai ma anche dagli imbelli”..».

5 – Gian Giacomo Migone in «Lo scopo della guerra è un’Europa sottomessa», su Il Foglio Quotidiano del 26 novembre, mette al centro della sua riflessione due aspetti cruciali:più va avanti la guerra più si divide l’Europa, più è sottomessa… la strategia bellica di Putin è diventata terroristica colpendo colpendo infrastrutture civili. Così inizia «Quella che Papa Francesco da tempo descrive come la Terza Guerra mondiale continua a mietere vittime e sofferenze in tutto il mondo. Quelle inflitte all’Ucraina ci sono particolarmente vicine, non solo per ragioni geografiche e culturali, ma perché ci troviamo in qualche modo in guerra contro noi stessi. L’Ucraina è incontestabilmente parte dell’Europa e qualsiasi soluzione passata, presente o futura della guerra in atto deve prevedere la sua collocazione nell’Unione Europea, purché in coerenza con i principi cui essa s’ispira e che risultano indeboliti dalla logica di guerra. Risultano sempre più insostenibili le sofferenze causate dalle carenza di riscaldamento, di acqua e anche di cibo, determinata da bombardamenti russi mirati, che si aggiungono alle devastazioni indiscriminate precedenti e ai rischi derivanti dagli attacchi ucraini alla centrale nucleare più grande d’Europa, ora in mani russe...».

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