QUESTO PRIMO MAGGIO – A.Serafino – sindacato & eventi 2/5/11

Di positivo in questo Primo Maggio c’è un solo aspetto: essere stati capaci a celebrarlo ( meno festeggiarlo) unitariamente Cisl, Cgil, Uil nella gran parte delle città italiane nonostante le divisioni persistenti e l’imminenza dello sciopero generale dichiarato dalla CGIL per il 6 Maggio. Non è poco, anche se serve di più ai lavoratori che ai sindacati che appaiono anchilosati nelle loro rigidità. A partire dalla definizione delle regole per la rappresentanza di cui tutti si dichiarano pronti a discutere ma, colmo del colmo, non trovano un tavolo per farlo. E dire che di tavoli in Italia se ne aprono di ogni tipo. C’è da dubitare della franchezza delle dichiarazioni.

Non era scontato che la scelta della Cgil di Bologna di procedere per conto suo rimanesse circoscritta, considerando l’invocazione di Giorgio Cremaschi – presidente del Direttivo Nazionale Fiom – di estenderla ovunque per “sconfiggere l’ipocrisia del manifestare uniti pur essendo divisi”. Perché non si avveri la strategia di Cremaschi le tre Confederazioni debbono rimuovere la loro “non iniziativa” a compiere atti veri di unità d’azione, iniziando dalle regole per accertare la rappresentatività e per approvare gli accordi.

E’ inusuale che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano abbia avvertito il dovere di formulare un pressante monito ai Segretari Confederali, ricevuti al Quirinale ed accompagnati dalle rispettive segreterie, affermando che: «La mancanza di unità sindacale porta al peggio dal punto di vista del peso e del ruolo del lavoro e delle sue rappresentanze. Impossibile individuare interessi e impegni comuni?».

A Marsala, sede per la celebrazione nazionale del primo maggio, i tre Segretari Confederali hanno condiviso e fatto proprie le parole del Presidente Napolitano. Auguriamoci che seguano primi passi di ravvedimento. Operiamo perché ci siano, per quanto ci compete.

A Torino, in una bella giornata di primavera, ha sfilato una moltitudine. Il comizio di Donata Canta, a nome della Cisl-Cgil-Uil, è terminato verso le 11.30 e molti erano ancora fermi in P.zza Vittorio. Alle 12.30 l’ultimo spezzone del corteo con “Lotta Comunista” entrava in P.zza Castello. I servizi dei Telegiornali, come pure La Stampa e La Repubblica, hanno dato gran rilievo alle incursioni nel corteo di una quindicina di giovani dei centri sociali e dei loro rituali a fine manifestazione ( vedi allegati).

C’erano cose ben più significative da sottolineare. Decine di migliaia le persone che hanno sfilate in due distinti cortei ( come da tempo succede), erano molto colorati, bandiere e striscioni. Il secondo corteo era più numeroso del primo: quello sindacale. C’erano i partiti mobilitati per l’ormai vicina scadenza delle elezioni amministrative di Torino, i Comitati per i Referendum, le Ong, i movimenti di varia natura, gli immigrati. Dietro gli striscioni e i mega amplificatori dei Centri Sociali e di Officine Corsare c’erano molti giovani, ragazze e ragazze: non è per nulla scontato che siano destinati ad emulare chi ha cercato visibilità interrompendo il corteo o bruciando due bandiere sindacali. Dipende molto da come si riuscirà o si vorrà con loro interloquire ( si definiscono antagonisti alla crisi ed al sistema) con programmi per superare il non lavoro e la precarietà del lavoro mal retribuito.

Le cronache non indagano su cosa rappresenti un corteo tanto numeroso, diverso nelle sue anime sociali e culturali. Si ingigantiscono episodi, in sé marginali.

Ci sarebbe anche da indagare perché ad ascoltare i relatori, che hanno pur detto cose importanti, si raccolgano attorno al palco poche centinaia di militanti. Perché non si sonorizzi in modo decente la piazza e parte di Via Roma per cui i messaggi siano ascoltati da decine di migliaia di persone? Perché non distribuire qualche decina di migliaia dei testi scritti dei relatori? Perché, infine, senza violenza alcuna, non si accompagnano dentro la piazza – sottobraccio per quattro – quei 15 giovanotti che intimano l’alt a lavoratori della Cisl ( all’ingresso di P.zza San Carlo) anziché deviare e fare un largo giro per un ingresso laterale alla stessa piazza? Troppi iscritti e meno militanti? Sono domande, né innocenti né peregrine: fatte per riflettere sul sindacato e su quanto accade attorno ad esso.

 

In allegato alcuni articoli per avere più notizie.

Allegato:
Festa unitaria del lavoro a Marsala.doc
Appello Napolitano.doc
Camusso e Sacconi dopo Napolitano.doc
Nelle principali città.doc
Antagonisti sul palco a fine comizio.doc
Autonomi bloccano il corteo.doc
Primo Maggio Pag 4 29 Aprile.pdf
Primo Maggio Pag 5 29 Aprile.pdf

1 commento
  1. redazione-d84
    redazione-d84 dice:
    Primo Maggio a Torino e rivedo tanti amici ed amiche, compagne e compagni rifondaroli. In via Roma un gruppo guidato dal segretario Mao Calliano grida che Berlusconi, Bossi e Fini faranno la fine di Mussolini. Niente, ormai è un classico. Non mi scandalizzo. Le solite immagini iperboliche. Sai come sono gli slogan. Spero solo, domani, di non fare la fine che Mao Calliano ha fatto oggi, nell’attesa di conoscere l’autorevolezza del Tribunale e del plotone di esecuzione che egli desidera comandare. Con non tanta cordialità.
     Mario Dellacqua

     

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