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QUANDO UN ATTO DI SABOTAGGIO E’ NOBILE – idee a confronto – ricordare Aldo Capitini –

Quando è nobile il sabotaggio? Toni Ferigo, Gianni Fabris e Rocco Larizza hanno inviato note o articoli in merito a quanto sostiene Erri De Luca in La parola contraria e le sue affermazioni sul sabotaggio inteso come atto nobile. I riferimenti sono in parte anche all’articolo di Dellacqua-Serafino pubblicato su questo sito.

Il commento di Rocco Larizza è sintetico e ben serve per l’abstract. L' unico luogo da evitare per discutere delle tesi di Erri De Luca su tav e forme di lotta è il tribunale. «Se avessi inteso il verbo sabotare in senso di danneggiamento materiale, dopo averlo detto sarei andato a farlo». Così si esprime De Luca a pagina 43 de "La parola contraria". Non condivido tutto ciò  che il libro di De Luca contiene nel merito della tav, ma condivido tutto sul suo diritto di esprimerlo senza per questo finire sotto processo. L'unico discrimine nelle forme di lotta, per me, resta la violenza. Lo abbiamo imparato in anni difficili. Inoltre in democrazia ci sono tutti gli strumenti per risolvere i conflitti, come ci ha spiegato anche Norberto Bobbio.

Il problema più difficile e controverso è quando e perché il sabotaggio può diventare un gesto nobile. Gianni Fabris al termine delle sue annotazioni (vedi allegato) cita una riflessione di Aldo Capitini, l’apostolo infaticabile del pensiero e dell'azione di non violenza. A conclusione di un ragionamento Capitini disse: In una lotta sindacale sabotare col cattivo lavoro la produzione, sembra, dal punto di vista della nonviolenza, poco leale; in una situazione di paese invaso riuscire a distruggere i servizi che aiutano il potere micidiale dell’invasore, senza toccare l’esistenza delle persone, può essere una tecnica della nonviolenza, per es. distruggere un ponte, bloccare un’officina elettrica, un servizio telefonico o telegrafico degli invasori”.

Gianni Fabris sottolinea “ A certe gravissime condizioni, dunque, Capitini ritiene praticabile da un nonviolento anche l’uso di una tecnica illegale come il sabotaggio”. 

Toni Ferigo motiva il suo disaccordo con De Luca risalendo al passato dello scrittore, allora operaio alla Mirafiori, contestando gli accostamenti tra scioperi a “gatto selvaggio”, articolazione delle lotte, atti di sabotaggio. Ricorda la polemica e la discussione nei Quaderni Rossi di Panzieri. Ricorda la teoria di Toni Negri. Prende le distanze dal cosiddetto gesto nobile invocato da De Luca in Valle Susa.

Il problema centrale resta il contesto che può giustificare un atto di sabotaggio come nobile. Sono le tre righe conclusive della riflessione di Aldo Capitini sopra richiamata da Fabris. L’ala radicale No Tav , da tempo, sostiene di trovarsi nei fatti e moralmente in quelle situazione descritta in quelle tre righe conclusive. Noi, condividendo al 100 per cento le affermazioni di Aldo Capitini, pensiamo che  quel paragone sia un immaginario forzato che porta ad intraprendere strategie sbagliate.

Per questo esprimiamo un dissenso dal sabotaggio come atto nobile in Valle di Susa.

Ancora un’annotazione. Erri De Luca è un bravo scrittore e sa ben usare anche le parole per essere un bravo difensore, un bravo avvocato di se stesso, specificando che «Se avessi inteso il verbo sabotare in senso di danneggiamento materiale, dopo averlo detto sarei andato a farlo». Un’affermazione che può essere presa per buona dai giudici – e ne saremo contenti perché eviterebbe la condanna –  ma politicamente lascia un problema irrisolto in Valle Susa per l’ala radicale No tav, di cui fa parte. Problema irrisolto per il movimento intero.

Per leggere il precedente articolo fate ctrl + clik sul link

http://www.sindacalmente.org/content/la-parola-contraria-e-il-sabotaggio-mdellacqua-e-aserafino-il-libro-di-ede-luc

 

Allegato:
annotazioni_alla_critica_della_parola_contraria_fabris.doc
il_sabotaggio_nobile_ferigo.doc

1 commento
  1. toni ferigo
    toni ferigo dice:

    Erri De Luca insiste.Nel corso di un incontro a Rivalta non solo conferma che il TAV va sabotato, ma ritorna a dire che è parte della tradizione di lotta operaia: ” gli operai mettevano le zoccole negli ingranaggi per difendere il lavoro “. Questa volta non dice l’ho fatto anche io e lascia stare Mirafiori e la sua memoria. A che cosa si riferisce allora ? Non credo abbia visto zoccole infilate in ingranaggi in aziende in crisi. Probabilmente fa riferimento al Luddismo del primo ottocento in Inghilterra. Di fronte all’introduzione di tecnologia venivano meno posti di lavoro e anche crisi aziendali per perdita di competitività. La risposta fu appunto il danneggiamento delle macchine. A quel tempo le zoccole erano diffuse, le scarpe costavano troppo. Inoltre il macchinario distrutto era prevalentemente agricolo o tessile.Uno dei leader si chiamava Ludd. Da cui il termine luddismo che fu considerato in seguito come un errore da non imitare dal movimento operaio nato nella industrializzazione.Luddismo divenne addirittura un termine dispregiativo.Ma chi erano i luddisti ? Il grande storico della classe operaia Hobsbanwn ha scritto un saggio esemplare per chiarezza proprio sul luddismo e le sue origini economiche e sociali, dove si legge, “. E’ indubbio che il luddismo utilizzava come forma di lotta il sabotaggio; si distruggevano macchinari, si dava fuoco alle materie prime. Erano solo gli operai che facevano queste cose? Hobsbaunwn dimostra di no e scrive, “La pratica non era affatto limitata agli operai, ma condivisa dalla gran massa dell’opinione pubblica compresi molti imprenditori. Si temeva un cambiamento sociale e non si sapeva come contrastarlo”.Non siamo all’inizio del movimento operaio ma ad un fenomeno sociale.Tirarlo fuori oggi per fare degli operai i fondatori del sabotaggio è una stupidaggine storica.Più storiche sono invece le posizioni del sindacalismo industriale nascente un bel po’ dopo il luddismo considerato come una azione dannosa e non accettabile..
    Se poi non è del luddismo che Erri De Luca parla, ci dica dove ha visto le zoccole
    T.F

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