Qual’è il limite?
Qual’è il limite per la guerra in Ucraina? – Se la Russia cessa il fuoco la guerra può finire, se l’Ucraina depone le armi finisce l’Ucraina. Una considerazione semplice e convincente che viene ripetuta da chi non vede alternativa al proseguimento del conflitto, fino allo sfinimento dei guerreggianti, un’ipotesi che gioca a sfavore degli ucraini per il gran divario di soldati schierati sul campo e dei ricambi sul fronte di fuoco. “Non è ancora tempo di negoziati..” è questa la sintesi dei commenti che in gran maggioranza rimbalzano ad Est e a Ovest, da Mosca a Washington, da Kiev a Bruxelles. Sarà la stanchezza degli eserciti a definire l’armistizio? Il capo negoziatore ucraino David Arakhamia ha ipotizzato nuovi colloqui con i russi al termine dell’estate, da una posizione più forte. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha dichiarato, in un’intervista al quotidiano tedesco Bild, che la guerra in Ucraina potrebbe “andare avanti per anni”, e che l’Occidente deve quindi essere pronto a offrire a Kiev un supporto di lungo periodo, esortando a non “indebolire” il sostegno al Paese invaso dai russi, “anche se i costi sono alti, non solo in termini militari ma anche per l’aumento dei costi dell’energia e dei beni alimentari“.
Il Regno Unito deve essere pronto a “combattere in Europa ancora una volta”. Lo ha affermato il nuovo comandante delle forze armate britanniche, Patrick Sanders, insediatosi questo mese: Siamo la generazione che deve preparare l’esercito a combattere in Europa ancora una volta. Ora è imperativo forgiare un esercito in grado di combattere al fianco dei nostri alleati e sconfiggere la Russia in battaglia”, ha affermato in un discorso alle truppe riportato dalla stampa britannica, vedi link https://www.agi.it/estero/news/2022-06-19/ucraina-diretta-scambio-prigionieri-17148073/ . Delle grandi potenze solo la Cina sembra sollecitare, anche in questi difficili giorni, la via diplomatica come soluzione del conflitto.
Pensiamo che si possono difendere meglio e con maggior tutela delle persone gli interessi degli ucraini e del loro destino, che si possa dare più forza alla resistenza ucraina e alla prospettiva di un vero negoziato, prendendo le distanze e non allineandosi alle considerazioni, sopra riportate, del segretario generale della Nato Stoltenberg e del comandante delle forze armate britanniche Sanders. Così pure – ribadendo il sostegno alla resistenza ucraina e ripetendo la condanna a Putin che ha aperto un vaso di Pamdora – prendiamo le distanze dal recente disegno di legge del parlamento di Kiev che vieta libri e musica russi – (Ansa), https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2022/06/19/ucraina-parlamento-kiev-vieta-libri-e-musica-russi_21752437-97ef-406b-beff-c8068da413b6.html
Come gli Stati Uniti potrebbero perdere la nuova guerra fredda Interessante articolo di Joseph Stiglitz su http://portside.org/ – Finché non avremo dimostrato di essere degni di guidare, non possiamo aspettarci che gli altri marcino verso il nostro tamburo. Gli Stati Uniti sembrano essere entrati in una nuova guerra fredda sia con la Cina che con la Russia. E il ritratto da parte dei leader statunitensi del confronto come quello tra democrazia e autoritarismo non supera l’olfatto, soprattutto in un momento in cui gli stessi leader stanno attivamente corteggiando un sistematico violatore dei diritti umani come l’Arabia Saudita. Tale ipocrisia suggerisce che è almeno in parte l’egemonia globale, non i valori, ad essere realmente in gioco…. Nel cercare il favore del mondo, gli Stati Uniti dovranno recuperare molto terreno perduto (….) per proseguire .un clic su questo link https://portside.org/2022-06-20/how-us-could-lose-new-cold-war?utm_source=portside-general&utm_medium=email
Alberto Negri in “Perchè il Sud del mondo non è allineato con l’Occidente”, su Il Manifesto, così inizia ” Il vertice dei Brics, tenuto virtualmente in Cina, sancisce una nuova forma di non allineamento del sud del mondo da cui emerge con chiarezza che l’isolamento della Russia è solo occidentale. Basta guardare i numeri. La Cina e l’India hanno aumentato copiosamente le importazioni di petrolio da Russia. A maggio Pechino ha importato ogni giorno 800mila barili di greggio russo via mare, il 40% in più rispetto a gennaio, cui va aggiunto quello che arriva attraverso l’oleodotto. Il petrolio degli Urali, finora venduto soprattutto in Europa, costa 30 dollari in meno rispetto al Brent”. (…) per proseguire aprire l’allegato.
Dall’inizio dell’anno la Ue ha ridotto del trenta per cento l’acquisto di gas da Mosca. Ma Putin non ha perso neppure un dollaro perché l’aumento dei prezzi (in assenza di una decisione Eu sul cap price) ha ampiamente compensato il taglio delle vendite che Gazprom ha dirottato su altri paesi. Abbiamo importato dalla Russia meno energia e più inflazione.
Oltre 31.000 militari russi sono già morti in Ucraina. Dal 24 febbraio, la Russia paga ogni giorno quasi 300 vite dei suoi soldati per una guerra completamente insensata contro l’Ucraina. E comunque verrà il giorno in cui il numero delle perdite, anche per la Russia, supererà il limite consentito». Lo ha affermato Volodymyr Zelensky lo scorso 7 giugno via Telegram. Quando verrà il giorno in cui il numero delle vittime di questa guerra supererà per noi che la stiamo a guardare il limite consentito dalle nostre coscienze? Soprattutto: quel giorno verrà in un tempo lontano? Mai?
Antonio Scurati, su Corriere della Sera, in “I morti non ci colpiscono più”scrive “..Al macabro conteggio dei morti andrebbero sommati decine di migliaia di dispersi, centinaia di migliaia di sfollati, deportati, traumatizzati, milioni di profughi. Per noi spettatori di questa tragedia i caduti stanno diventando statistica. Il mero conteggio che disumanizza i morti: ecco una delle atrocità della guerra alla quale dobbiamo ribellarci… Se ricordate, in principio furono loro, le vittime civili, i protagonisti del racconto televisivo – nel senso di «visto da lontano» – del conflitto narrato come tragedia umana. Su di loro, sulle loro inermi vite spezzate, sui loro poveri oggetti insanguinati, sui loro corpi massacrati dalla malvagità, attirarono la nostra attenzione i coraggiosi inviati sul campo, luogotenenti della nostra inveterata inesperienza. Scortati dai racconti di chi era giunto fin laggiù, oltre i confini del mondo a noi conosciuto, scossi dalle immagini dello strazio, in principio ci emozionammo per quelle vite non nostre. Trepidazione per loro, palpitammo, perfino, di sdegno e d’orrore. L’emozione, però, lo si sa, dura il volgere di un istante. Solo i sentimenti sfidano il tempo, solo i ragionamenti, le idee radicate, i valori consolidati durano a lungo. Le emozioni no, quelle si consumano in fretta, al pari di ogni altro prodotto dell’intrattenimento di massa.(…) per proseguire aprire l’allegato.
Al centesimo giorno di guerra lo speciale pomeridiano di Enrico Mentana, su La 7, sospende le sue puntate, quando la guerra volge a favore dell’esercito russo e i suoi coraggiosi reporter in Donbass (in primis certamente Francesca Mannocchi e Luca Steinmann) raccontano di come tra la popolazione ucraina-russofona cresca il consenso verso i russi invasori.
Renato Mannheimer e Pasquale Pasquino, su Il Riformista, in “La guerra ha stufato gli italiani” commentano il sondaggio Ipsos nel quale il 44% degli intervistati si dichiara né con Mosca né con Kiev, e il tweet postato qualche giorno fa da Vittorio Feltri: “Mi hanno chiesto se faccio il tifo per la Russia e l’Ucraina. Ma non sono né russo né ucraino. Quindi sono neutrale. Vinca il più forte ma faccia in fretta perché siamo stanchi” (…) per proseguire aprire l’allegato.
Alessandro Sallusti, su Libero, 4 giugno, scrive. Cento giorni di guerra e sentirli tutti, non solo nella terribile conta di morti e feriti. Già, della guerra non ne può più neppure chi non la combatte, in altre parole la guerra ha stufato l’opinione pubblica mondiale che negli ultimi giorni ha seguito con più slancio e interesse – sei volte tanto – le fasi finali del processo per violenze intentato all’attore Johnny Depp dalla moglie Amber Heard. I rilevamenti sul traffico mondiale via internet per argomenti tracciano un quadro inaspettato: dall’inizio delle ostilità le interazioni sul tema Ucraina sono passate da 109 milioni della prima settimana a 4,8 nell’ultima, gli articoli pubblicati da 520mila a 70mila. Se la guerra fosse un reality televisivo, tipo Grande Fratello, andrebbe chiuso per mancanza di ascolti e sarebbe una bella cosa. Non è così, per cui continua con tutta la sua ferocia e chi se ne frega se la gente cambia canale.(…)
Siamo mentalmente logorati dalla nostra impotenza a fronte di una guerra che ci sembra insensata per come è scoppiata e per come prosegue, e siamo anche stanchi e stufi di come questa guerra è commentata sui media e talk televisivi dove, nella grande maggioranza dei servizi e articoli, prevale lo standard della “domenica sportiva” e l’insopportabile inserimento della pubblicità. E poi vige quasi sempre il doppio standard a commento dei fatti o omissis degli stessi.
Michele Serra, nella sua rubrica dell’inserto Il Venerdì di Repubblica, 4 Marzo 2022, in “Ho dubbi sulla Nato, non su Putin” cosi inizia la sua risposta ad un lettore che gli scrive “..Pare proprio un nostalgico veterocomunista che ancora demonizza la Nato che “minaccia” il povero Putin…”. Sono arrivate molte lettere, come si vede di accento anche assai diverso. Vorrei rassicurare, intanto, il lettore Sanvitale: nessuno, da queste parti, è in ansia per il “povero Putin”. Da quando esiste vedo in lui, e lo scrivo, un nemico della libertà, un nazionalista fanatico, nonché il garante politico degli oligarchi che si sono mangiati la Russia. Difendere “l’amico Putin” può essere un problema di Salvini e Berlusconi, certo non il mio. La partita in corso è chiara a tutti: difendere l’autodeterminazione dell’Ucraina per difendere la democrazia, concetto non poi così vago da avere bisogno di grandi approfondimenti. Sono con l’Europa, dunque contro Putin. Ma dirlo e basta significa poco. È una comoda semplificazione (anche per questo le guerre sono pericolose: perché costringono a semplificare). E dunque pensare che la Nato non avrebbe dovuto spingere così a Est la sua presenza militare; considerare che una parte non piccola del nazionalismo ucraino ha schiette venature fasciste, come sui giornali (anche Repubblica) si legge da anni;(…) per proseguire aprire l’allegato
Riproponiamo infine un articolo di Rosalba Castelletti, su La Repubblica del 18 febbraio 2022, pochi giorni prima dell’invasione russa, che in “Crisi Ucraina-Russia, che cosa sono gli Accordi di Minsk? Possono davvero aiutare a fermare l’escalation? ” descrive tutto quello che c’è da sapere sul protocollo negoziato nel 2015 per porre fine al conflitto nel Donbass e più volte evocato in quei giorni come possibile via d’uscita diplomatica del conflitto imminente. Da quando si era riaccesa la tensione al confine tra Russia e Ucraina, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e lo stesso leader del Cremlino Vladimir Putin hanno più volte invocato gli “Accordi di Minsk” come la possibile base per trovare una soluzione all’attuale crisi. Ecco di che cosa si tratta e perché potrebbero essere la via diplomatica da perseguire per mettere fine all‘escalation. (…) per proseguire aprire l’allegato, contiene notizie che ben possono essere utili per uscire dal pantano del conflitto nel Donbass e dall’insensatezza del proseguimento di una guerra di logoramento tanto feroce e sulla pelle dei soli ucraini pur essendo inserita in un conflitto geopolitico mondiale.
Per conoscere il testo integrale degli accordi di Mink e per leggere le lettere inviate da Vladimir Putin agli Usa e alla Nato, a dicembre 2021, alle quali mai si è data risposta, aprire gli allegati e l’articolo di Lorenzo Vita https://it.insideover.com/politica/le-richieste-di-putin-alloccidente.html
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