PER QUESTI TEMPI E’ UN BUON ACCORDO – A.Serafino – sindacato & rappresentanza 1/7/11

L’accordo unitario tra Confindustria e Confederazioni è un importante e buon accordo per i tempi che corrono. Eppure si ripete il deleterio modello italiano di commentare i fatti politici e sindacali con la stessa passionalità ed ottica dei tifosi, dove la faziosità ( di per sé non un aspetto negativo) è accompagnata dalla determinazione di fare più brutto di quanto lo sia l’avversario oppure deformando un fatto che non piace. Stupisce che in tale “modello” finiscano anche cronisti e dirigenti di tutto rispetto, emblematica in tal senso è l’intervista di Loris Campetti a Gianni Rinaldi che sparano a “palle incatenate” contro Susanna Camusso riesumando quel dannato metodo del processo alle intenzioni o addirittura – come nel caso – di esprimere pesanti giudizi di merito affermendo  di non conoscere il testo. Presumendo il merito? Viene alla memoria il 1968 che tanto ha dato al positivo cambiamento della società e del sindacato: allora in una elité studentesca e intellettuale, del tutto minoritaria, succedeva anche che un articolo o un libro venissero bocciati dichiarando apertamente di non averli ancora letti, nonostante questo piccolo dettaglio si era in grado di spiegare il perché del proprio “niet”. Ma una simile pratica ben raramente è stata praticata nel campo sindacale. I tempi cambiano.

Se da un versante volano “palle incatenate” contro l’accordo da un altro – che per comodità di sintesi correndo il rischio del semplicismo indico nel bonannipensiero e sacconipensiero – si tessono elogi tanto dilatati ( es. accordo per il bene del paese, per la governabilità e via di questo passo) che non hanno attinenza con la natura del testo sottoscritto oppure ben si guardano dal ricordare quanto citato al sottostante punto 1.

In questo commento preme sottolineare due aspetti.

Il primo, la gran parte dei commenti fin qui registrati dimenticano che dopo il punto 8 (che conclude quanto sottoscritto da Confindustria, Cisl,Cgil,Uil) si prosegue con altri due punti altrettanto importanti punti (definiti e sottoscritti da Cisl-Cgil,Uil perchè materia di esclusiva autonomia sindacale!) che recitano quanto segue per l’approvazione delle piattaforme e degli accordi sindacali:

Per accordi sindacali confederali con valenza generale

Le piattaforme sindacali vengono proposte unitariamente dalle Segreterie e dibattute negli organismi direttivi interessati, i quali approvano le piattaforme da sottoporre successivamente alla consultazione dell’insieme dei lavoratori e dei pensionati.

Tutto il percorso negoziale dalla piattaforma alla firma è accompagnato da un costante coinvolgimento degli organismi delle Confederazioni, prevedendo momenti di verifica con gli iscritti e assemblee di tutti i lavoratori e i pensionati.

Le Segreterie assumono le ipotesi di accordo e le sottopongo alla valutazione e approvazione dei rispettivi organismi direttivi per la firma da parte delle stesse, previa consultazione certificata tra tutti i lavoratori, le lavoratrici, le pensionate e i pensionati, come già avvenuto nel 1993 e nel 2007.

Accordi di categoria

Le Federazioni di categoria nel quadro delle scelte di questo documento, definiranno specifici regolamenti sulle procedure per i loro rinnovi contrattuali, al fine di coinvolgere sia gli iscritti che tutti i lavoratori e le lavoratici. Tali regolamenti dovranno prevedere sia il percorso per la costruzione delle piattaforme che per l’approvazione delle ipotesi di accordo.

Queste intese potranno prevedere momenti di verifica per l’approvazione degli accordi mediante il coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori in caso di rilevanti divergenze interne alle delegazioni trattanti.

Le categorie definiranno, inoltre, regole e criteri per le elezioni delle RSU e per la consultazione dei lavoratori e delle lavoratrici per gli accordi di II livello.

 

Il secondo,  nella premessa dell’accordo Confindustria –Confederazioni sono inserite finalità di questo tono :

– la contrattazione deve esaltare la centralità del valore del lavoro anche considerando che sempre più è la conoscenza, patrimonio del lavoratore, a favorire le diversità della qualità del prodotto e quindi la competitività dell’impresa;

– la contrattazione collettiva rappresenta un valore e deve raggiungere risultati funzionali all’attività delle imprese ed alla crescita di un’occupazione stabile e tutelata e deve essere orientata ad una politica di sviluppo adeguata alle differenti necessità produttive da conciliare con il rispetto dei diritti e delle esigenze delle persone;

– è essenziale un sistema di relazioni sindacali e contrattuali regolato e quindi in grado di dare certezze non solo riguardo ai soggetti, ai livelli, ai tempi e ai contenuti della contrattazione collettiva ma anche sull’affidabilità ed il rispetto delle regole stabilite;

Non sono stati così chiari sul lavoro  altri accordi confederali, tantomeno quello separato del 2009.

L’accordo deve essere valutato per quanto di positivo può produrre nel contesto di questi ultimi due anni caratterizzati non solo dal pluralismo sindacale ma da gravi rotture su chi ha titolo di condurre e guidare negoziati, concludere accordi, ratificarli con validità erga omnes. In altre parole recuperare quanto si è costruito faticosamente nel storia repubblicana del nostro paese e lacerato con gli accordi del 2009.

Altra cosa è la valutazione della contrattazione nazionale e quella di secondo livello ( con deficit pesante per questo livello) che è iniziata da almeno trent’anni, che chiama in causa a mio avviso altre questioni,  ovvero la strategia sindacale verso le aziende con meno di 15-30 dipendenti, il controllo e la riduzione degli appalti, il divieto del sub appalto. Ma questa è un’altra storia, ben sintetizzata dall’articolo di Antonio Lettieri del 27-6-11 su www.equaglianzaeliberta.it nel quale tra altri punti si pone l’accento su “..con quale rinnovamento del modello contrattuale ci proponiamo di allargare la rappresentanza sindacale e il potere contrattuale di un mondo del lavoro sempre più sfrangiato, dove tende a svanire ogni barlume di controllo sulla propria condizione di lavoro”. Se il CCNL non rimanesse un punto di riferimento certo per tutte le aziende che non possono attivare la contrattazione di secondo livello sarebbe ben difficile avere un una funzione sindacale per l’inclusione di quella grande parte di lavoratori che vive nelle piccole aziende ( la maggioranza del tessuto produttivo italiano) e nell’area grigia del lavoro frantumato e precario.

Il testo dell’accordo, con precise chiose che sembrerebbero conseguenti alla tenacia di Susanna Camusso, salvaguarda questo aspetto e consente ancora questa iniziativa sindacale, anche in questi difficili tempi per l’iniziativa sindacale dei lavoratori, sempre più sotto la spada di Damocle della perdita del posto di lavoro.

Infine, le norme pattuite valorizzano, come mai fatto prima, il ruolo della contrattazione aziendale per acquisire migliori condizioni per il lavoratore su temi quali l’utilizzo impianti (orari e turni), l’organizzazione del lavoro, la produttività ed il salario integrativo ad esso collegabile. Che ciò avvenga dipende in primo luogo dal contesto economico e dal potere sindacale unitario che si è in grado di costruire nelle aziende. L’altro lato della medaglia è la possibilità della contrattazione in pejus quando un contesto negativo economico mette il sindacato ed i lavoratori con “le spalle al muro” per un certo periodo, come quello attuale. Le deroghe possibili al contratto nazionale, in determinate situazioni, sono ben diverse da quanto concesso alla Fiat con accordi separati, tant’è che Sergio Marchionne ha preso nettamente le distanze da questo accordo ribadendo l’intendimento della Fiat di abbandonare Confindustria a meno che avvengano modificazioni al’intesa sottoscritta o intervenga una legge. Anche su questo dovrebbero riflettere tutti coloro che hanno etichettato, quando la firma non si era ancora asciugata, l’accordo Confindustria_Confederazioni come una ratifica ed un’acquisizione del “verbo” di Sergio Marchionne.

I diritti affermati dalla Costituzione non sono regolati da accordi sindacali ma da leggi, con i loro pro e contro, a volte non indifferenti per i lavoratori.

Alcuni articoli degli articoli allegati sembrerebbero scritti senza prendere atto che l’accordo Confindustria-Confederazione contiene quanto ricordato ai punti 1 e 2.

 In allegato dieci articoli

  • I testi dell’accordo Confederazioni- Confindusria e dell’intesa Cisl-Cgil-Uil
  • nove articoli per approfondire  i pro, i contro ed i dubbi

Allegato:
Sono due gli accordi sottoscritti_Testo ufficiale.doc
La Cgil firma ll peggior accordo_Campetti_Rinaldini_29-6-11.doc
Camusso c’è la fatta_Longhini.doc
Un accordo che restituisce fiducia al paese_Conquiste.doc
Marchionne accordo insoddisfacente_30-6-11.doc
Tutti i pericoli di un testo contraddittorio_Barbieri.doc
La contrattazione dimezzata_Lettieri.doc
Camusso La Fiom sbaglia 30-6-11.doc
Ora la parola ai lavoratori_Landini_Campetti.doc
Accordo epocale_Campetti_30-6-11.doc

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