No al moderatismo

No al moderatismo! Cisl, non inseguire questa destra. Il moderatismo è un atteggiamento culturale rinunciatario in partenza, un’accettazione dello status quo, nel nostro caso della strategia del governo di destra ben lontana dagli obiettivi indicati dal movimento sindacale italiano e dagli ultimi Congressi Confederali. Il moderatismo spinge alla  caricatura della mediazione, del serio compromesso, produce sempre lo stesso risultato: la diminuzione del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni, il regresso dei diritti universali sui servizi basilari come la sanità e la scuola. La moderazione sociale è altra cosa: tiene conto della realtà socio-economica, degli orientamenti dei lavoratori (oggi virano in larga parte a destra), evita la sommatoria di troppe richieste non tenendo conto dei rapporti di forza e del reale consenso popolare, aiuta a selezionare le priorità per poi sostenerle con coerente fermezza. La mobilitazione sindacale è indispensabile essendo sia forma di pressione sia di partecipazione dei lavoratori. Sbarra pensa altre cose? A una candidatura in maglia verde o grigio-verde? Probabilmente sì, vedendolo tanto schierato con la linea e la strategia del governo di destra come si evince nel sottostante audio video. Di certo Sbarra non ricorda le parole di Bruno Storti al Consiglio Generale Cisl di Spoleto “..un sindacalista non può che essre di sinistra”, all’epoca dei serrati confronti tra Pierre Carniti e Franco Marini.

Savino Pezzotta ha pubblicato sul suo blog In ricerca, https://savinopezzotta.wordpress.com/ l’articolo “Cisl: no al ripiegamento nel moderatismo” che di seguito riproduciamo. Però…dopo aver ascoltato l’audio-video dell’intervento di Luigi Sbarra, Pezzotta ha aggiornato questo suo articolo inviandolo al quotidiano L’Unità (ritornato in vita!) che lo ha pubbicato il 10 giugno con il titolo “Cisl, non inseguire questa destra” che trovate in allegato.

In allegato potete leggere una Lettera aperta di 13 anni fa, scritta da una ventina di iscritti Cisl torinesi, che contestava alcune scelte dell’allora bonannipensiero. Conteneva riflessioni sull’autonomia sindacale e sul pericolo di trasformarla in autarchia del vasto gruppo dirigente a pieno tempo del sindacato. Pertanto il titolo scelto “La Cisl autonoma…dai lavoratori” intendeva sollecitare un franco dibattito. Fu pubblicata su L’Unità e su La Stampa. Alcuni punti sono ben attuali. https://sindacalmente.org/content/la-cisl-autonoma-dai-lavoratori-lettera-pubblica-23-1-102/

Dal Blog In Ricerca di Savino Pezzotta << Sono stato più volte invitato da amici della Cisl, essendo stato Segretario Nazionale, a non commentare le scelte dell’organizzazione, per ragioni di bon ton. Ho sempre replicato che, come iscritto ed ex dirigente, ho il diritto/dovere di esprimere il mio parere. Uno dei vantaggi che mi consegna l’invecchiare e quello di poterlo fare con grande libertà, non ambisco a ruoli, non voglio fare opposizione riconosco che ad altri spettano questi obiettivi.  Voglio solo partecipare anche se con spunti critici alla vita sindacale.

Il moderatismo produce sempre questo risultato…..

Questa premessa la trovo doverosa per poter avanzare alcune osservazioni su due questioni che ho rilevato da una attenta lettura di Conquiste del Lavoro che, come tutti sappiano, è il giornale della Cisl.

Nell’edizione di giovedì 1° giugno è pubblicato un articolo a firma di Giampiero Guadagni, persona che conosco e che stimo, dal titolo “Fisco, pensioni, lavoro. Cisl inchiodata ai tavoli”, riporta un resoconto dell’incontro tra sindacati e governo. Nell’articolo si riportano le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che avanza una dichiarazione di intenti. “Meno tasse soprattutto per chi guadagna poco. Lavoro stabile, soprattutto per le donne. Riforma delle pensioni, soprattutto per i giovani, per evitare una ”bomba sociale” in futuro. E un osservatorio per tenere sotto controllo gli effetti dell’inflazione e calibrare al meglio gli interventi per proteggere potere d’acquisto e salari. Un piano di interventi, questo, che il Governo intende portare avanti insieme alle parti sociali chiamate da Meloni a mettere da parte i pregiudizi per una stagione di riforme, dal fisco alla Costituzione, contrassegnata dal ”dialogo costruttivo, nel rispetto delle differenze”.

Dopo due mesi di mobilitazioni unitarie, confesso che ingenuamente mi attendevo un giudizio unitario delle Confederazioni, che invece non c’è stato. 

Fin qui nulla di sorprendente il tutto rientra nella logica del sindacalismo attuale che non ha il coraggio di affrontare le proprie contraddizioni interne e che le dichiarazioni d’intenti del governo contraddicono le decisioni già assunte con i decreti e fanno parte di una strategia che si trattiene dal riconoscere altro potere  che il suo.

Quello che invece mi ha turbato è trovare nell’articolo richiamato la seguente dichiarazione del Segretario Sbarra: Bene la disponibilità dell’Esecutivo a riprendere il confronto a Palazzo Chigi e nei ministeri. La Cisl sarà inchiodata alle trattative sapendo che non si può stare con un piede ai tavoli e l’altro con la piazza ”. (Vedi articolo su Libero, allegato)

Questa dichiarazione non mi sento di condividerla anche se apprezzo la volontà di continuare l’interlocuzione, ma ricordo che è sempre stata prassi della Cisl continuare anche durante il dialogo e il confronto, la mobilitazione dei lavoratori. Si può, quando è in corso il confronto, non ricorrere allo sciopero, ma non alla mobilitazione: andare in piazza è cercare di acquisire più consenso dei cittadini o per lo meno spiegare alla popolazione le ragioni del confronto in corso.

La stessa osservazione la faccio in merito alla “Mobilitazione Europea“ lanciata dalla Ces su cui la Cisl si è astenuta perché non condivideva l’idea di una mobilitazione in contemporanea nelle diverse piazze europee propendendo per una piccola mobilitazione di apparato davanti alla sede della commissione Europea a Bruxelles.

Credo che in questa contingenza storia sia corretto assumere atteggiamenti di moderazione sociale, ma quello che non funziona è il ripiegamento nel moderatismo che da sempre è stato il segno della debolezza e che è sempre stato estraneo al pensiero della Cisl.

No al moderatismo! E’ un atteggiamento culturale rinunciatario in partenza, un’accettazione dello status quo, nel nostro casa della strategia del governo di destra. Il moderatismo spinge a decisioni che nei fatti diventano la caricatura della mediazione, del serio compromesso. La moderazione è altra cosa: tiene conto della realtà sociale e economica, degli orientamenti dei lavoratori  che oggi virano in larga parte a destra.

La moderazione sociale serve per evitare di fare la sommatoria di troppe richieste  non tenendo conto dei rapporti di forza e del reale consenso popolare; richiede capacità di selezionare le priorità  sostenendole  con una coerente pratica sindacale di fermezza. Essere moderati non significa essere cedevoli e arrendevoli! >>

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