Musk? Abbiamo già il nostro Starlink
<<La nostra Starlink esiste già, è a San Mauro e si chiama Argotec e se questo è un dato reale il secondo è che qualunque cittadino italiano già oggi può abbonarsi a Starlink da 29 euro al mese a salire, 40 euro al mese affinché sia efficace. Se, a partire dalla presidente del Consiglio ai vari tuttologi dei dibattiti televisivi, avessero aperto internet e cliccato “Starlink” avrebbero visto le offerte in essere...>>. Così inizia Claudio Chiarle il suo articolo pubblicato nella sua rubrica sul sito http://www.lospiffero.com
Prosegue Chiarle: << Perché abbiamo bisogno allora di un accordo con Elon Musk? Si discute da settimane su un eventuale accordo con Musk, e l’ipotesi di concedere informazioni “riservate” a Musk per far entrare Starlink nelle nostre case. Bisogna aggiungere che comunque un eventuale accordo con Starlink non significa cedere informazioni a Musk perché si acquista una banda, una frequenza riservata. E il satellite ne è il vettore e gestore della banda ma il segnale emesso è esclusivo di chi compra il servizio.

“Che fretta c’era, maledetta primavera” cantava Loretta Goggi. Già, perché ora, improvvisamente il Governo ha così fretta di fare un accordo con Musk per Starlink? Abbiamo già detto che i privati possono già accedervi e non credo che un accordo tra Starlink e Meloni faccia scendere il prezzo di accesso per gli italiani. E se non fosse così a fronte di un accordo tra Starlink e Governo saremmo davanti a una presa in giro degli italiani. Qualcuno direbbe truffa.
Ne ha bisogno la Difesa? Per le missioni internazionali? Vediamo: oggi abbiamo i satelliti Sicral che si occupano della Difesa oltre a Cosmos SkiMed e Optsat-3000. Si può dire che le forze armate italiane hanno la copertura satellitare del globo terrestre e le missioni internazionali sono tutte di peacekeeping sotto l’egida dell’Onu.
La Francia ha lanciato due satelliti militari, i Syracuse. La Gran Bretagna ha lanciato il suo primo satellite militare, Tyche, da meno di un anno. La Germania ne ha lanciati due da poco e ne ha in orbita altri 8. Insomma i maggiori paesi europei non hanno costellazioni di satelliti militari nello spazio, difficilmente si supera la decina a Paese ma sono sufficienti a garantire copertura e informazioni ai sistemi di difesa nazionali. Molti di essi sono stati lanciati utilizzando il razzo Falcon 9 di Space X. Perché i costi alti sono nel lancio e qui sta la genialità di Musk di aver realizzato, con i suoi ingegneri, vettori che tornano a terra e riutilizzabili.
Stante questa situazione non mi pare che la nostra Difesa abbia così urgenza per le sue missioni di utilizzare Starlink. Quello che è evidente sono i Paesi europei che stanno viaggiando in ordine sparso sulla questione Difesa e Difesa spaziale in particolare considerando che l’unico anello di coordinamento rimane quello Nato con sede a Tolosa. Inoltre, sul numero di satelliti dobbiamo considerare che il confine tra uso civile e militare è pressoché nullo.
Come sempre in un’Europa incompiuta e sempre più difficile da realizzare a fronte dell’avanzare dei nazionalismi rimane l’esigenza che l’Agenzia Spaziale Europea lavori per rendere fruibili a tutti i Paesi EU i satelliti nazionali. Fare rete e integrazione tra Paesi UE diventa fondamentale dal punto di vista della Difesa e dei costi, sopratutto per i lanci dei satelliti.
L’Italia ha un lanciatore Vega, l’Europa per poter lanciare satelliti deve spostarsi sino a Kourou in Guyana francese ecco perché spesso si usa Space X, sarebbe opportuno affrontare il tema dell’autonomia europea anche sui lanciatori.
Arriviamo ai Musk nostrani, si perché Argotec che realizza mini satelliti, più piccoli di Starlink, circa 50 kg a fronte dei circa 200 ma ha capacità di gestire anche pesi maggiori, sta producendo un satellite a settimana. Quindi, nell’ottica di quel made in Italy di cui si è persino creato, con poco successo, un ministero e un liceo, abbiamo tutte le condizioni nazionali e “patriottiche” per realizzare in Italia e in Europa in un periodo relativamente breve una rete di satelliti che competa con Starlink o meglio renda inutile acquisire i suoi servizi.

D’altra parte il vero problema del controllo di dati sensibili per il Paese deriva dal fatto che ormai la nostra rete di tlc è saldamente in mano a azionisti esteri da qui la necessità di concentrarci su un azione politica e industriale di stampo europeo pena ulteriore marginalità su tutte e due i campi.
Se Argotec con i suoi duecento dipendenti e un satellite prodotto a settimana è stata scelta dalla NASA per il programma “Rapid Spacecraf Acquisition Services” e il nome è già una risposta alla “fretta” della Presidente del Consiglio significa che l’Italia ha conoscenze e capacità per prodursi in casa e in tempi accettabili il suo Starlink.
Il Piemonte, Torino in particolare, è al centro di una possibile strategia della Difesa Spaziale. Anche il Politecnico di Torino ha lavorato a un suo satellite, il cubesat, “pacifista”. Non c’è solo Piemonte, a Brescia come a Bari altre aziende come Apogeo Space e Sitael progettano satelliti. Il ministro Urso dovrebbe spiegare a se stesso come concilia il suo Made in Italy declamato a ogni visita in aziende italiane con il sostegno all’accordo con Starlink.
Il problema di appoggiarsi a Starlink non è dato dall’etica e dalle opinioni politiche espresse da Musk, quelle fanno parte del dibattito incompetente sui talk show ma è la frenata che subiranno le aziende italiane, il nostro patrimonio tecnico-scientifico, la nostra occupazione, la nostra tecnologia perché nel momento in cui si compra un servizio anziché progettarlo, costruirlo con le nostre aziende si blocca la crescita del Paese.
Mi pare che la Presidente del Consiglio stia scegliendo in base a un’amicizia politica e di campo piuttosto che dal punto di vista del bene della Patria. D’altro canto se le opposizioni anziché opporre argomenti europeisti, di sviluppo del Paese, di costi globali, di ciò che le nostre aziende hanno già fatto e si pongono solo sul terreno se Musk è politicamente accettabile ebbene avrà vinto ancora una volta Giorgia. La quale dovrebbe spiegare su cosa vuole accordarsi se su Starlink o Starshield, la divisione per i clienti istituzionali.
Così conclude Chiarle << Infine sarebbe bene anche ricordarci che l’Italia già adotta la tecnologia di Musk per le comunicazioni di Difesa e ambasciate, attraverso Telespazio, società controllata da Leonardo, che a giugno 2024 ha firmato un contratto di fornitura con Starlink. Di cosa stanno parlando nei talk show?>>
L’antenna satellitare è un grande problema strategico e occupazionale sul quale i sindacati sono perlomeno disattenti sprofondati nella propaganda del dividersi difendendo identità sempre più verticistiche. C’è sempte il tempo per battere un colpo unitario, e qui serve quello confederale!
Argotec, viaggio nello Space Park dove nascono i microsatelliti che piacciono alla Nasa
Alle porte di Torino è stata inaugurata la nuova sede di una delle quattro aziende scelte dall’agenzia spaziale per il suo programma Rapid Spacecraft Aquisition Services. Wired Italia l’ha visitata

Fresca di contratto con l’Esa per altri 15 nuovi satelliti della costellazione Iride, finanziata attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr),Argotec inaugura il suo nuovo Space Park. Situata in un’area da 60.000 metri quadrati alle porte di Torino, la nuova sede da 11.500 metri quadrati permetterà a questa ex-startup (una delle quattro scelte nel mondo dalla Nasa per il suo programma Rapid Spacecraft Acquisition Services), di produrre un microsatellite a una settimana, invece che in oltre 10 giorni. “È quello che oggi il mercato internazionale chiede – spiega lo stesso fondatore e ad David Avino – ora siamo pronti a diventare l’azienda di produzione automatizzata più avanzata d’Europa”.https://www.wired.it/gallery/argotec-space-park-torino-satelliti-nasa/
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