La realtà maggiorata
Congresso Cisl a Roma, 25-28 maggio – Una realtà maggiorata. Grandi parole e grande immagine. Quando si partecipa ad un Congresso si percepisce una “realtà maggiorata” sul ruolo, sulla strategia, sulla capacità e sulla forza del sindacato. A ciò concorrono le buone analisi e le grandi parole che si ritrovano nella relazione iniziale e nelle mozioni conclusive; e poi le tavole rotonde, gli interventi di personaggi illustri delle istituzioni, i filmati e tanto ancora. Chi partecipa ne è gratificato. Si sente compartecipe anche se non riesce a dire nulla e ascolta solamente una parte degli interventi. Così è da anni e con le nuove tecnologie mediatiche la “realtà maggiorata” si è molto accresciuta .
Così è stato anche per il XIX Congresso della Cisl, dal 25 al 28 alla Fiera Nuova di Roma, al termine del quale il Consiglio Generale ha elletto all’unanimità (193 voti e una scheda bianca) Luigi Sbarra a segretario generale che ha confermato la segteria uscente. Vedi https://www.cisl.it/notizie/primo-piano/xix-congresso-luigi-sbarra-rieletto-segretario-generale-della-cisl-allunanimita-dei-consensi/
Alleghiamo la relazione di Luigi Sbarra, a nome della segreteria confederale, che si articola nei seguenti capitoli:
- A mani nude
- Luci gelide su criticità antiche
- Ricordando Franco Marini
- Da una parte: quella della libertà e della democrazia
- “Esserci per cambiare”
- L’orizzonte della sostenibilità e del lavoro dignitoso
- Noi europei, dentro la globalizzazione che cambia volto
- Forgiare l’Europa nella crisi, curando coesione sociale
- La strada dell’autonomia, verso gli Stati Uniti d’Europa
- La cooperazione sindacale internazionale
- Dentro l’era digitale
- Il nodo del lavoro su piattaforma
- Riqualificare le reti fisiche e industriali
- La transizione ecologica-energetica
- L’Italia dentro e oltre la crisi
- Economia della responsabilità
- Tra inflazione e crescita che rallenta
- Questione salariale e nuova politica dei redditi
- La leva della contrattazione e della bilateralità
- Un sistema di relazioni industriali di tipo partecipativo
- Il nostro piano Marshall: il Pnrr
- Il lavoro delle donne condizione per la ripresa
- I giovani da emergenza a risorsa
- Il “sistema istruzione” da rilanciare
- Nord e sud uniti nella ripartenza
- Una nuova agenda industriale
- Unire il paese:infrastrutture e trasporti
- I pilastri del pubblico impiego e della sanità
- Una nuova rete di coesione sociale
- Per una riforma organica del sistema previdenziale
- La chiave delle competenze investire sui lavoratori
- Uno statuto della persona nel mercato del lavoro
- Rapporti unitari e appello alle imprese
- La marcia di una nuova concertazione, verso un nuovo patto sociale
- La persona al centro
- “Fare sindacato”: formazione, rappresentanza, comunicazione
- Il tempo del coraggio e del cambiamento
Nelle prime pagine si legge (…)
La più sincera riconoscenza ai colleghi delle Federazioni Nazionali di Categoria, delle Usr, Usi e Ust, del sistema servizi, degli Enti e delle Associazioni a noi vicine. A tutta la nostra comunità sindacale, che in questi anni difficilissimi ha contribuito in modo splendido a tenere unito il Paese. Lo avete fatto “a mani nude”, senza riserve e senza chiedere nulla in cambio. Una rete umana che si è messa al servizio delle fragilità, con generosità e concretezza, responsabilità e competenza. In questi mesi, fatemelo dire, ho visto una Cisl grandiosa. Di cui essere fieri. Un Sindacato in diretto contatto con la realtà: capace di misurare in modo preciso e capillare l’intensità dei tanti problemi che affliggono lavoratori e pensionati, donne e uomini, giovani e anziani, italiani e migranti. In grado di fotografare criticità vecchie e nuove. E di esprimere la progettualità, la presa in carico, le tutele contrattuali necessarie al riscatto. Con un protagonismo che parte sempre dalla prossimità. Dalla prima linea.
Sì, la “prima linea”. Utilizziamo questa espressione spesso, e giustamente, per indicare la rete dei nostri sindacalisti di prossimità impegnati ogni giorno ad incontrare le persone, ad intercettare e rispondere ai loro bisogni. In questi anni la metafora si è fatta drammaticamente reale. La nostra prima linea è diventata una trincea di solidarietà. Un fronte coeso di sostegno sussidiario, presidiato da migliaia di delegati, operatori, quadri, dirigenti che hanno continuato a lavorare nei modi e nelle forme concesse, sfidando il pericolo, richiamando il senso più profondo di alcuni concetti: coraggio, bene comune, gratuità, sacrificio, fratellanza.
È il lavoro che ha salvato l’Italia e l’Europa. Il coraggio e i sacrifici affrontati da medici, infermieri, operatori sanitari. L’impegno di donne e uomini delle Forze dell’Ordine, della Protezione civile, delle Amministrazioni, degli Enti locali, delle scuole. Quello di chi ha continuato a garantire servizi e beni essenziali anche nei periodi di lockdown; il vasto esercito di lavoratori che opera nelle “filiere della vita”, nell’agroalimentare, nella logistica, nei trasporti, nella distribuzione.
Davvero non può bastare un algoritmo, a far girare il mondo al posto loro.
Se in questi anni sono state prese decisioni difficili senza minare la coesione, se si sono superati ostacoli che avrebbero potuto farci cadere rovinosamente, è stato grazie al ruolo responsabile, attivo, consapevole dei lavoratori, delle imprese e delle rappresentanze sindacali. Che hanno esercitato responsabilità mai viste prima, concertando strumenti emergenziali di protezione e coesione. Ed è anche grazie alla nostra forza responsabile che ora, come raramente è successo in passato, vediamo nitida l’opportunità di sanare ferite antiche e di puntare a un nuovo modello di sviluppo incentrato sul coinvolgimento sociale nelle decisioni necessarie alla ricostruzione. Perché questa è l’opera alla quale siamo chiamati, né più né meno: una vera e propria ricostruzione.
Che riuscirà, avrà successo, anche e soprattutto grazie alla centralità e al ruolo responsabile di una “società che governa”. È quel che deve fare il Sindacato. Non “seguire”, ma “guidare”. Non percorrere le vie veloci di un consenso di pancia. Ma quelle più giuste, capaci di condurre alla meta. Affrontando tutte le salite e le curve che ne conseguono. E dove non ci sono sentieri, costruirli. In Italia, in Europa e nel mondo. È quanto ci hanno insegnato i nostri genitori e i nostri nonni. È ciò che abbiamo imparato dai nostri Padri sindacali. Uno di loro, molti anni fa, descriveva così, di fronte a chi lo ascoltava, il momento che il Paese stava affrontando: “l’Italia”, diceva, “vive una situazione che può determinare, in un senso o in quello esattamente opposto, il suo presente ed il futuro delle prossime generazioni”. Forte è in noi “la consapevolezza che mai come ora il valore dell’esperienza sindacale debba misurarsi con gli orizzonti profondi che attraversano le società”. E che, per riuscire, non ci si possa limitare alle mura domestiche, ma sia necessario “orientare la nostra azione sul piano europeo”. Sono parole attualissime, pronunciate da un Maestro che, ne sono certo, in qualche modo anche oggi è tra noi: Franco Marini. Franco parlava dall’XI Congresso Confederale, nel luglio del 1989. Di lì a poco, il 9 novembre, sarebbe cambiata la storia del mondo, con la caduta del Muro di Berlino e il disfacimento degli equilibri geopolitici di Yalta. La risposta della Cisl, anche allora, non si fece attendere: protagonismo, europeismo, pragmatismo, personalismo. E soprattutto: l’audacia della responsabilità. Che implica sempre il coraggio delle scelte. Che invoca nette prese di posizione e richiede, senza sosta, mobilitazione autonoma e partigiana, coerenza tra pensiero e azione, coinvolgimento e vicinanza alle persone. Lontano da ideologismi e da ogni tipo di condizionamento politico e dottrinario.. (…)
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(…) È il Sindacato che intende il cambiamento come apertura agli altri. Non come una minaccia, ma come un’opportunità. In nome non della paura e della rinuncia, ma della speranza e dell’impegno. È questa l’attività sindacale che ha contribuito alla diffusione della libertà e del benessere, quando in precedenza libertà e benessere erano solo per pochi. L’attività sindacale che ha dato diritti e dignità ai lavoratori, gli stessi che prima erano costretti a togliersi il cappello di fronte al padrone. Che ha fatto vivere meglio le persone. E che ancora oggi può farlo. Ad una condizione, però: che sia sfida, che sia coraggio di fronte alle novità. Che sia non permanenza, non perenne attracco in porti solo apparentemente sicuri, ma capacità di affrontare il mare aperto. Perché quando tutto è in movimento, non è fermandosi che si può sperare nella salvezza. La tempesta va attraversata. Cercando nuove rotte, che conducano a nuovi e più sicuri approdi. Lo spiegava bene Ralph Dahrendorf quasi trentatré anni fa, scrivendo all’indomani del crollo del Muro di Berlino, mentre la scena globale, così come oggi, stava cambiando in profondità. “Il primo dovere – diceva – è di rimanere aperti al cambiamento. La società aperta non promette una vita facile. Gli uomini, in realtà, sono pericolosamente inclini ai conforti di un mondo chiuso. Ma se vogliamo progredire e migliorare noi stessi e le condizioni di vita di uomini e donne su questo pianeta, dobbiamo accettare e anzi cercare la prospettiva incerta e scomoda, ma esaltante, degli orizzonti aperti”. Eccolo, il coraggio di cambiare. Di fronte alle cose che cambiano, si deve saper cambiare. E se il cambiamento non c’è, se tutto è fermo, se le ingiustizie e le disuguaglianze si fanno stridenti, bisogna saperlo promuovere. Anche quando tutto sembra dire il contrario. Mentre tutto intorno a noi è in movimento, con la caparbietà del nostro lavoro, con la forza delle nostre idee, insieme alle energie di chi vorrà condividere il cammino della responsabilità e dell’ambizione, questo nostro Paese noi lo cambieremo, e lo porteremo lì dove non è mai arrivato: all’approdo di un nuovo modello sviluppo partecipativo, inclusivo, equo e sostenibile. Viva il Sindacato e il mondo del lavoro, viva la Cisl, viva l’Italia.
Per più informazioni sul Congresso della Cisl attivare questi link , per leggere gli articoli pubblicati su Conquiste del Lavoro e su quotidiani aprire gli allegati
https://www.cisl.it/cisl/xix-congresso-confederale/documenti-xix-congresso/
https://www.cisl.it/xix-congresso-confederale/
TUTTI I DOCUMENTI E MOZIONI CONCLUSIVI E RLENCO DEGLI ELETTI con questo link https://www.cisl.it/xix-congresso-confederale/documenti-xix-congresso/programma-lavori-xix-congresso-confederale-2/https://www.cisl.it/xix-congresso-confederale/documenti-xix-congresso/i-documenti-del-xix-congresso-confederale-cisl/
Tante sono le domande e le considerazioni critiche che vorremmo porre su questa relazione. Lo faremo dopo aver letto gli atti conclusivi di questo XIX Congresso della Cisl. Al momento poniamo due domande. La prima: ” perchè la Cisl non s’interroga su quanto da tempo registrano i sondaggi e le ricerche, ovvero che il Volontariato è in cima alle graduatorie di gradimento per l’utiltà sociale e il cambiamento mentre il il sindacato è relegato agli ultimi posti? “. La seconda: “perchè per conseguire la pace non è mai citato lo strumento fondamentale dell’Onu, da riformare profondamente?”. Senza di esso la pace, o meglio la tregua, si consegue solamente dopo una lunga e logorante guerra, come avverrà, se avverrà, per la tragica e sanguinosa guerra in Ucraina. Ultima nota – I media hanno dato attenzione al Congresso solamente per dare rilievo all’intervento di Mario Draghi (13 minuti) – vedi allegato
Sette anni fa ho scritto e pubblicato su Fb questi versi che esprimono, in estrema sintesi, il mio pensiero sul sindacato attuale. Li ripropongo qui poiché, da allora, non è cambiato niente.
NETAMORFOSI DEL SINDACATO
Nelle vostre sedi
c’è scritto
“sindacato”,
ma fate soltanto
attività di mercato.
Non difendete più
il povero
il debole
e il diseredato,
non tutelate più
il lavoratore sfruttato:
avete realizzato
la metamorfosi del sindacato.
(24-dicembre-2015)
salvatore r. mancuso
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