LA POPOLARITA’ DI ORBAN – T.Ferigo – Ungheria & destra –

Il 6 Aprile gli ungheresi hanno eletto i loro deputati. Victor Orban e il suo partito conservatore, il Fidesz, al potere dal 2010, sono i vincitori con il 44% dei voti. Come è possibile che Orban sia ancora così popolare? Perché l’Ungheria è divenuto un paese così inquietante a chi l’osserva dal resto dell’Europa? Due sono le principali ragioni rispondono i democratici ungheresi. Mancanza d’alternative e una politica economica “eterodossa “che se accresce le diseguaglianze sociali a dismisura, dona risultati.

Dopo la caduta del muro la situazione politica è restata instabile. Ogni elezione ha visto un cambiamento di maggioranza. Gli effetti positivi attesi dalla liberalizzazione economica si sono fatti, inutilmente, attendere e il paese ha continuato ad essere gravato da un forte debito con l’estero. Volendo mostrarsi l’allievo migliore delle ricette delle istituzioni finanziarie internazionali, l’Ungheria decise di assumere i debiti contratti dal regime comunista, diversamente dalla maggior parte dei paesi vicini.

Nello stesso tempo l’Ungheria aprì immediatamente le porte all’arrivo di investimenti esteri. La conseguenza fu l’acquisizione della maggior parte delle imprese da parte di capitale straniero.

Victor Orban , prende la testa del governo la prima volta nel 1998, diventando il più giovane capo di governo in Europa. Nel 2002 deve lasciare la piazza ai suoi avversari di sempre, il Partito Socialista, formato in gran parte da quadri del vecchio partito comunista ungherese.

Nel 2006, viene eletto Ferenc Gyurcsany, ex dirigente della gioventù comunista, divenuto prospero uomo d’affari. Il suo progetto è ambizioso, ma nel Settembre 2006, viene diffusa alla radio ungherese una conversazione registrata, (tutto il mondo è paese vien da dire!). Il primo ministro confida ad un amico d’aver mentito nella campagna elettorale: ha nascosto che lo stato economico del paese è disastroso, che l’economia è agonizzante. I grandi progetti sociali annunciati potranno farsi solo dopo politiche d’austerità severe.

Vi sono manifestazioni di piazza. La commemorazione del 50mo anniversario  della rivolta del 1956 si trasformano in scontri violenti. Gyurcsany rifiuta di dimettersi. E’ in questo contesto di incertezza e tensione che la crisi del 2008 investe il paese.

Nel 2009, Gordon Bajnai, un tecnocrate, rimpiazza Gyurcsany e inizia una severa politica d’austerità. Viene chiesto l’intervento del FMI.

Il cinismo di Gyurcsany e l’austerità di Bajnai spiegano, a parere di diversi commentatori ungheresi, la vittoria di Orban alle elezioni del 2010, ove ottiene una maggioranza dei due terzi, e la sua crescita di popolarità. Populista antieuropeo, stile oratorio nazionalista con non pochi tratti di antisemitismo, sostenitore aperto dell’accentramento del potere, “l’Ungheria ha bisogno di un potere personale “ dirà ad una intervista della TV francese ARTE Orban si lancia in una grande serie di riforme istituzionali: corte costituzionale, media, nuova costituzione, nuovo sistema elettorale, etc.

Incontra poca resistenza. L’opposizione è discreditata. Riemergono anche antichi fantasmi xenofobi della storia ungherese.

Orban redistribuisce il potere economico a suo profitto. Da circa venticinque anni sono le multinazionali occidentali che hanno approfittato delle privatizzazioni (acqua, elettricità, gas), ma anche dei grandi progetti (autostrade, urbanismo, industrie.) dando luogo ad una diffusa corruzione politica.

Orban sulla scia del nazionalismo crescente decide di condurre una politica “eterodossa”. Rinvia il prestito del FMI, tassa le grandi imprese straniere, nazionalizza le casse di pensione, controlla direttamente attraverso il suo ex ministro dell’economia, la banca centrale. Vedi in allegato l'articolo pubblicato nell' agosto 2013 su sindacalmente

Sul piano strettamente macroeconomico, dicono i suoi avversari, le sue ricette sono più efficaci di quelle proposte da Manuel Barroso. I politici ungheresi se ne vantano ad ogni occasione.

Il paese, uno dei più toccati dalla crisi, caduta del PIL del 6% nel 2009, 3% nel 2010 accusa oggi un ritardo rispetto ai livelli del 2007 di 2,5 punti, contro i 24 della Grecia, gli 8 in Spagna, 2,3 in Francia. La disoccupazione è cresciuta meno che nel sud dell’Europa.

Il relativo successo macroeconomico contribuisce a mantenere elevata la popolarità di Orban, anche se queste cifre globali nascondono una situazione sociale degradata e delle formidabili ineguaglianze: secondo Eurostat 33% degli ungheresi sono a rischio di povertà assoluta e d’esclusione sociale.

Victor Orban è un “animale politico”, capace di giocare con le frustrazioni e le debolezze della società ungherese. Sa usare l’arma del vittimismo. Per questo continua a beneficiare di un certo consenso popolare, dal momento che l’opposizione resta incapace di ricostruirsi.

Toni Ferigo

Allegato:
la_politica_economica_di_orban.doc

2 commenti
  1. Anonimo
    Anonimo dice:

    che buffoni! in Ungheria il pil è cresciuto del 3.9 nel 2014 contro i disastri dell’eurozona. La disoccupazione è ai minimi storici, 8%, ma soprattutto a differenza che nel “mondo libero” il “dittatore di destra” gode della stima e dell’appoggio del suo popolo, e ha intrapreso misure (tasse sulla finanza e sulle banche, obbligo di riconversione dei mutui in moneta nazionale, bastonamenti ripetuti alla speculazione, diminuzione del prezzo delle bollette energetiche etc) che non solo non hanno “aumentato a dismisura le disuguaglianze” ma al contario vanno in direzione della giustizia sociale che da noi ci sognamo.
    ribelleincazzato@yahoo.it

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  2. Anonimo
    Anonimo dice:

    in Ungheria il pil è cresciuto del 3.9 nel 2014 contro i disastri dell’eurozona. La disoccupazione è ai minimi storici, 8%, ma soprattutto a differenza che nel “mondo libero” il “dittatore di destra” gode della stima e dell’appoggio del suo popolo, e ha intrapreso misure (tasse sulla finanza e sulle banche, obbligo di riconversione dei mutui in moneta nazionale, bastonamenti ripetuti alla speculazione, diminuzione del prezzo delle bollette energetiche etc) che non solo non hanno “aumentato a dismisura le disuguaglianze” ma al contario vanno in direzione della giustizia sociale che da noi ci sognamo.
    ribelleincazzato@yahoo.it

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