INCONTRO AL FUTURO DI CINQUANT’ANNI FA – redazione – sindacato & democrazia 18/2/10

Via Po è un’interessante inserto di Conquiste del Lavoro. Il 6 febbraio ha pubblicato la recensione di Mario Dellacqua, scritta nell’estate 2009, al libro Realtà aperta: quale sindacato” di Pietro Merli Brandini. Abbiamo già scritto della nostra sorpresa per la comparsa su Conquiste di un articolo tanto critico come quello di Dellacqua. Un fatto inusuale. Il 13 febbraio, sempre sull’inserto settimanale, alla pag.7 (che alleghiamo) leggiamo la replica di Pietro Merli Brandini “Un’organizzazione capace di capire i cambiamenti”, preceduta da una nota di commento all’articolo di Dellacqua addirittura del Responsabile di “Via Po”, Mauro Fabi. Non bastava la replica dell’autore? Perché anche il preambolo “Se domina il pregiudizio” del quale rimarchiamo in grassetto le parti che ci hanno fatto sobbalzare.

Questo è il testo.

La risposta di Merli Brandini all’articolo di Mario Dellacqua intende ricondurre quello che può esser considerato senz’altro un attacco politico (e la linea politica, occorre ricordarlo, si discute democraticamente negli organismi associativi, secondo il modello di democrazia sindacale proprio della Cisl), all’interno di una visione storica (che non può non riconoscere differenze profonde di strategie nei diversi modelli di sindacato), e in tal senso dimostra ulteriormente l’estrema pregiudizialità di quel discorso. Pregiudizialità che identifica l’azione sindacale con l’opposizione politica e con un rivendicazionismo solo conflittuale. Da parte mia, giudico malevolo il pretesto di una recensione ad un libro (che cerca di tracciare delle linee propositive sul futuro del sindacato), per sferrare invece un attacco a quella organizzazione che maggiormente si è spesa e si spende – con i fatti, con la propria cultura, con la propria visione di un sindacalismo moderno e attuale – per il bene non solo dei suoi iscritti, ma di tutto il Paese. Quella cultura e quella democrazia che le permettono di pubblicare, senza nulla tacere, anche voci discordanti (come in questo caso), in quanto esemplari di una pregiudizialità incapace di comprendere i processi reali e le modalità attraverso le quali coniugare la vitalità di una cultura qual è quella della Cisl con un continuo impegno per fornire risposte in grado di tutelare l’interesse dei lavoratori.

Mauro Fabi (Responsabile "ViaPo")

Perché siamo sobbalzati sulla sedia? La Cisl che abbiamo conosciuto non classificava come attacco politico l’esercizio della critica. Fin dal tempo in cui il partito per eccellenza governato con il centralismo democratico (il PCI ) faceva gran uso di tale linguaggio e per “raffinatezza politica” distingueva tra la “critica costruttiva” (ammessa) e quella non ammessa perchè a suo giudizio non era tale e doveva perciò essere condannata come pericolosa per l’organizzazione. E’ indubbio che la recensione di Dellacqua è critica su molti punti del libro di Merli Brandini, il quale a sua volta esprime giudizi critici e severi per determinate strategie sindacali passate e nel contempo rinnova il consenso all’attuale strategia confederale. E’ lapalissiano che non concordando con le valutazioni di Pietro Merli Brandini si finisca anche di contestare alcune scelte attuali della Cisl. E’ colpa di Merli Brandini aver scritto ed espresso giudizi su un periodo tanto ampio, dal dopoguerra ad oggi? Merli Brandini lo può fare e Mario Dellacqua no, commentando il suo libro?

Con la sua vocazione ad individuare “pregiudizi malevoli”, Mauro Fabi sollecita ricordi per sensibilità e professionalità tipiche di un ben noto Uffizio vaticano, oggi in disuso o ristrutturato. E sì perché il nostro Responsabile indaga più nella mente e nell’animo di Dellacqua (che sarebbe mosso da pregiudizio) anziché dissertare su quanto scritto.

Mauro Fabi con una certa superficialità accusa Dellacqua di servirsi della recensione per “sferrare un attacco all’organizzazione” con una “..pregiudizialità che identifica l’azione sindacale con l’opposizione politica e con un rivendicazionismo solo conflittuale”. Leggendo la recensione questi concetti non si ritrovano per nulla. E’ un’immaginazione di Fabi, che sale in cattedra anche per ricordare l’ovvio, cioè che le linee strategiche si decidono negli organismi statutari.

Certamente, ma dopo essere state definite debbono o no passare al vaglio ed alla libera critica degli iscritti e dei lavoratori? Pensiamo che il consenso si costruisca in questo modo, non con altri metodi.

Allegato:
ViaPo_pag7.pdf

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