Il finanzcapitalismo

 “Le ragioni della crisi. Spunti per uscirne. Riflettendo sulle analisi di Luciano Gallino a sei anni dalla morte” è la relazione introduttiva di Riccardo Barbero ai lavori del Seminario che si è svolto nella sede torinese di Volere la luna, il 6 novembre, vedi link https://sindacalmente.org/content/le-ragioni-della-crisi/. Mercoledì 17 novembre si è svolta una riunione tra i promotori per definire le tappe di come proseguire su alcuni dei tanti temi sollevati nel corso del partecipato seminario. Di seguito indichiamo i punti della relazione di Barbero che potete leggere in allegato e con questo link  https://volerelaluna.it/che-fare/2021/11/11/il-futuro-come-merce-luciano-gallino-e-la-critica-del-finanzcapitalismo/

Negli ultimi anni del suo lavoro di studioso Luciano Gallino ha scritto tre libri sul tema della finanza speculativa: nel 2011 Finanzcapitalismo, in cui fin dal titolo ha coniato questo neologismo che ha avuto fortuna, nel 2013 Il colpo di Stato di banche e governi, e due anni dopo, qualche mese prima di lasciarci, Il denaro, il debito e la doppia crisi, indirizzato ai suoi nipoti.

1. La critica alla finanziarizzazione che Gallino sviluppa può essere messa in relazione con due aspetti importanti: la crisi ambientale e il processo di svalorizzazione del lavoro. Il motore della finanziarizzazione dell’inquinamento ambientale venne creato dal Protocollo di Kyoto del 1997, entrato in vigore nel 2005 e prorogato fino alla fine del 2020. L’idea di fare delle emissioni un commercio, riguardante soprattutto la CO2, nasce dallo squilibrio esistente fra i paesi che, in rapporto alla popolazione e al grado di industrializzazione, inquinano tanto e quelli che inquinano poco. Il Protocollo di Kyoto ha fissato un valore massimo per le emissioni di CO2 consentite entro una certa data, differente per ciascun paese.(…)

2. Ma cos’è più precisamente la finanziarizzazione dell’economia? Gallino la definisce così: «La finanziarizzazione è un gigantesco progetto per generare denaro mediante denaro, riducendo al minimo la fase intermedia della produzione di merce». Essa non è quindi rappresentabile mediante la più nota formula marxiana D – M – D’ (trasformazione di denaro in merce e ritrasformazione di merce in denaro), ma con quest’altra D – D’, peraltro anch’essa trattata da Marx nel terzo libro del Capitale. Il capitalismo finanziario – dice Gallino – vende una particolare merce: il futuro. Così – possiamo aggiungere noi – sta vendendo il futuro della società e dell’ambiente, per fare enormi utili nel presente. La vendita del futuro esiste naturalmente da secoli e ha sempre avuto la sua massima espressione nel credito bancario. (…)

3. Spesso gli ambienti economici e governativi ci ammoniscono sulla necessità di non ostacolare la crescita e lo sviluppo: ma di quale crescita e sviluppo stanno parlando? Dagli anni ’80 lo sviluppo e la crescita, che tanto viene lodata e che non si vuole assolutamente interrompere, è sostanzialmente finanziaria. Nel 2010 – scrive Gallino – la commercializzazione del futuro come merce corrispondeva a 20 volte l’insieme della ricchezza prodotta dal mondo intero in quell’anno. (…)

4. Ma per completare il quadro possiamo aggiungere altri dati che Gallino non ha fatto a tempo a raccogliere. Si è detto di manager strapagati che diventano azionisti delle aziende che dirigono. Ma c’è anche il caso opposto: quello di azionisti impazienti e rapaci che diventano manager delle aziende che possiedono. Un esempio è quello di John Elkann: come azionista egli controlla il 60% della società “Dicembre”, mentre il restante 40% è diviso tra suo fratello e sua sorella. “Dicembre” possiede il 38% della società Giovanni Agnelli, che ha in portafoglio il 53% di Exor. Quest’ultima è una finanziaria che gestisce la partecipazione azionaria in Stellantis (tra cui la ex FCA), Ferrari, Cnh Industrial (tra cui Iveco), il gruppo assicurativo PartnerRe, Juventus, Gedi (tra cui La Stampa, Repubblica, Radio Capital, Radio dj) e il settimanale inglese The Economist. John Elkann è presidente e amministratore delegato di Exor; ma è anche presidente di Stellantis e di Ferrari, nonché consigliere d’amministrazione di FCA. Per tutti questi incarichi riceve naturalmente delle retribuzioni stellari, ma può usufruire anche di stock options e addirittura di stock grant, mentre continua a raccogliere i dividendi sulle azioni che possiede. (…)

5. Ma assieme alla massa, quello che conta da un punto di vista finanziario è il tempo. Scrive Gallino: «Una peculiarità del denaro potenziale formato dai titoli inventati dal sistema finanziario è l’instabilità del loro valore rispetto al denaro “pieno”. Essi offrono da un lato la possibilità di notevoli e rapidi guadagni, dall’altro presentano un consistente rischio di svalutazione, il quale si può concretizzare con altrettanta rapidità». Per questo i tempi della finanza sono brevissimi, quantici, come i tempi delle operazioni disposte dagli algoritmi di intelligenza artificiale sul mercato finanziario. E, d’altro canto, i tempi dei debitori devono essere infiniti: la finanza, infatti, ha interesse a costruire un rapporto permanente di debito pubblico e privato. Per questo la possibilità di realizzare interventi politici rivolti a ridurre il debito pubblico è veramente remota: nessuno ha realmente interesse a ridurre quel debito. (…)

6. Gallino ha fatto alcune proposte.

In negativo:

  • portare la riserva al 100%;
  • separare le banche commerciali da quelle d’investimento, come faceva la legge bancaria americana del 1933;
  • ridurre le dimensioni delle banche e sciogliere i legami internazionali. Basta pensare alla situazione bancaria degli anni ’70 in Italia, all’interno della quale operavano molte banche di medie dimensioni, che sono state via via accorpate fino a ridurle alle 4 o 5 attuali; si tratterebbe, quindi di invertire il processo messo in atto negli ultimi 40 anni;
  • vietare la creazione di derivati “nudi”, che non poggino, cioè, su operazioni reali;
  • impedire che voci importanti siano portate fuori bilancio: Siv Veicoli per l’investimento strutturato o speciale (Structured investment vehicle) che giocano sulla differenza (spread) tra tassi a breve e tassi a lungo termine. Essi fanno parte dello shadow banking: nel 2008 sia in USA sia in UE gli attivi dello SB erano uguali a quello del sistema bancario e finanziario ufficiale. Nei SIV sono allocati titoli di credito cartolarizzati. Le banche fanno queste operazioni per aggirare anche i pochi controlli ai quali sono soggette.

In positivo:

  • incentivare le banche commerciali a concedere crediti per investimenti produttivi;
  • favorire le banche “ecologicamente responsabili”;
  • organizzare estese campagne di informazione sulle attività finanziarie.

L’obiettivo che ci siamo prefissi di perseguire è quello di costruire un lavoro di studio, approfondimento e proposta che accomuni una serie di associazioni e gruppi interessati ad affrontare questi problemi, a partire dalle elaborazioni di Gallino. Per questo è utile porsi delle domande, per cercare insieme le possibili risposte.

Ne avanzo quindi due per contribuire a questa ricerca:

  • l’idea di Gallino è quella di ristabilire un controllo politico sulla finanza. Chi lo può fare? Lo Stato nazionale? La UE? Organismi internazionali?
  • qualunque sia il soggetto controllore prescelto, occorre creare una conoscenza e coscienza diffusa su questi temi: come si può collegarli con le lotte per l’ambiente? Come si può collegali alle lotte sociali per un lavoro degno e contro la disuguaglianza sociale crescente?

In allegato il testo integrale della relazione introduttiva di Riccardo Barbero

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