DUE STRATEGIE A CONFRONTO – R.Morese – le recenti scelte della Cisl e della Cgil –

Raffaele Morese inizia così il suo articolo "Due strategie sindacali a confronto", pubblicato sul sito Nuovi-Lavori. Nel giro di poche settimane abbiamo avuto due eventi sindacali che consentono di capire meglio le difficoltà che persistono sulla strada dell’unità – almeno d’azione, come si diceva un tempo –  tra le maggiori confederazioni del mondo del lavoro. Il 17 giugno, la CGIL ha riempito ancora una volta piazza S.Giovanni a Roma contro la reintroduzione di una qualche forma di regolamentazione del lavoro occasionale in sostituzione dei voucher. A fine giugno la CISL ha celebrato il suo congresso all’insegna di uno slogan poco amorfo: “la persona, il lavoro”.

Non si può catalogare la scesa in campo della CGIL come la “solita contrapposizione   al Governo”. Certo, c’è anche questa componente, in scia con la mai celata astiosità verso il Governo Renzi, benchè questo non ci sia più. Una sorta di automatismo reattivo, quasi a ricordare, a sé stessi innanzitutto, un’alterità che viene da lontano e può andare ancora più lontano. Ma c’è anche la voglia di ri-affermare e ri-sottolineare che il mondo del lavoro va ri-composto e ri-rappresentato.(….) per proseguire aprire l'allegato, per altri articoli pubblicati su Nuovi-Lavori.it aprire l'home page allegata.

 

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1 commento
  1. Giovanni Graziani
    Giovanni Graziani dice:

    Le ultime due frasi di Morese sulle regole per la rappresentanza e la necessità di sintesi mi suggeriscono una riflessione: c’è il rischio che gli interessi diversi ma convergenti delle organizzazioni portino ad una legge sulla rappresentanza che finisca per perpetuare la contrapposizione invece di favorire la sintesi. Perché misurarsi porta inevitabilmente a competere per conquistare potere di influenza, mentre la rappresentanza del lavoro richiede – e qui mi sembra preziosa la sollecitazione di Morese – dei luoghi e dei momenti in cui si sappia fare sintesi fra le posizioni delle organizzazioni e poi fra queste, quelle del sistema produttivo e quelle della politica. Luoghi e momenti diffusi e non centralizzati, ma da riportare per quanto possibile ad una logica di sistema, come in qualche momento della storia si è riusciti a fare. E questo è un lavoro della politica, e non dell’aritmetica della rappresentatività.
    Da questo punto di vista, moltissimi degli interventi al congresso della Cisl hanno mostrato, invece, delle tendenze regressive preoccupanti: i fastidiosi toni da autocelebrazione non danno l’immagine di un’organizzazione che sa porsi i problemi e proporre delle risposte su cui trovare sintesi con gli altri soggetti ma quella di chi intende cambiare il meno possibile perché così conserva una posizione di privilegio. E taccia di essere qualcosa di simile ad un menagramo chi, ad esempio il pur allineatosi Bentivogli, ha usato toni con qualche maggior preoccupazione per il futuro.
    Qui c’è un punto che mi sembra non del tutto soddisfacente dell’analisi di Morese: perché “l’autorevolezza confederale” di cui parla non può essere un dato acquisito a priori, ma è qualcosa che si dimostra, o non si dimostra, nelle scelte che si fanno.
    E quando le scelte, e certi interventi al congresso, dimostrano una scarsa capacità di “innovazione” (per non parlare della “profezia” di cui ha parlato il papa), allora prendersela con il populismo o con i troppi contratti nazionali depositati al Cnel è solo una maniera per accusare gli altri in modo da non esser costretti a fare i conti con i propri limiti e non essere costretti a fare lo sforzo di migliorarsi.

    Una postilla: se si applicasse la regola che i contratti valgono per chi li firma, sia per le imprese che per i lavoratori, i contratti fasulli depositati al Cnel sparirebbero nel nulla in meno di un secondo. Se invece si comincia a fissare soglie e numeretti, si apre la strada alla perpetuazione di questi imbrogli. Giovanni Graziani

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