DOVE VOLANO DI PIU’ I CORONAVIRUS

I droplets-coronavirus dove abbondano?

Dove volano di più i droplets-coronavirus (goccioline nebulizzatte infette)? Certamente  dove, gomito a gomito, si urla per l’entusiasmo di un goal, di un canestro, di un ace, oppure si impreca per altri motivi; volano i droplets anche nelle affollate metropolitane con tanti smarphone attivi. Si frenano coloro che passeggiano o corrono in un parco ma nulla è stato fatto per frenare l’afflusso sulle linee metropolitane di Milano (sono quattro) che trasportano mediamente più di 1.400.000 passeggeri al giorno (nei primi nove mesi sono cresciuti del 4,7% per un totale di 15.000.000 ). All’interno dell’Unione Europea è la nona rete come estensione chilometrica (110 km di cui 22 km nell’hinterland). Gli stadi e i palasport sono stati chiusi con molto ritardo rispetto ai primi allarmi. Per avere meno passeggeri certamente bisogna chiudere tutte le fabbriche  dei settori  non essenziali. (vedi articoli allegati)  

UN SECONDO GRAVE RITARDO E’ NELLA SANITA’ PUBBLICA

Gli ospedali e in particolare i Pronto Soccorso sono risultati a loro volta,in più ospedali importanti della Lombardia e altrove, focolai continui di contaminazione – ben 5.000 sono i contagiati del ersonale sanitario, e molti sono morti – a causa dell’ assenza o della carenza di dispositivi di protezione (maschere, guamti, abiti protettivi, disinfettanti adeguati. Eppure lo stato di emergenza era stato dichiarato dal Parlamento fin dalla fine di Gennaio 2020. Disponiamo di organici con elevata professionalità e abnegazione, ma privi di protezione adeguate! E’ mancata clamorosamente l’attività celere di prevenzione per verificare e adeguare le scorte del materiale di protezione. I contagiati asintomatici del personale sanitario spesso sono rimasti addirittura al lavoro in molte realtà (Riccardo Iacona, Presa diretta: Coronavirus la sfida dell’Italia, la sfidsu Rai 3, Mercoledì 25 marzo) pena il blocco del funzionamento di interi reparti o del Pronto Soccorso. Un dramma nel dramma! Ci sarà da rifletetre a lungo sulla mancanza di cultura della prevenzione e come porvi rimedio.

Le proteste e le fermate sul lavoro, o il non recarsi al lavoro, hanno come prima motivazione il percepire il rischio del contagio. In secondo luogo molte aziende incluse nell’allegato del decreto governativo come essenziali non lo sono: come ad esempio quello aerospaziale e industria bellica (vedi articolo di Gian Giacomo Migone).

Nuova lista delle aziende da chiudere dopo l’intesa governo-sindacati di Mercoledì 25 marzo – vedi allegato –

Un senso di responsabile paura alimentata dalla consapevolezza che il numero dei contagiati (senza sintomi) che contagiano altri fa il resto. E’ certo che in Italia siano molto sottostimati, perchè il sistema salute Italia ha fatto finora pochi controlli con i test. Abbiamo certamente un organico sanitario di prim’ordine ( e sottodimensionato) che in queste settimane opera con abnegazione professionale senza guardare orario, come è pur vero che i manager e le direzioni Asl e delle Aziende Ospedaliere hanno dimostrato di non possedere nel loro bagaglio culturale-gestionale la prevenzione per assicurare presidi sanitari di protezione a fronte di emergenze. Troppi medici e infermieri sono stati contagiati fin dall’inizio il che significa che i triage del Pronto Soccorso non erano salvaguardati a fronte di soggetti con elevata capacità di contagio.