Con la sconfitta del PSOE in Spagna, nelle elezioni di scorsa domenica, i governi dei 27 paesi dell’Unione Europa sono a stragrande maggioranza rappresentati da coalizioni di centro-destra, di centro, o di sostegno nazionale come nel caso italiano. Le coalizioni di centro-sinistra sono veramente al lumicino. Certo, non è solo per questo che l’Unione è ferma, ma la crisi che l’attraversa deve molto a questo ritorno della destra in tutta Europa. Spiega anche il voler rimettere in discussione il mantenimento della stessa moneta unica nella zona euro, l’Europa a due velocità, voler tornare alle vecchie monete. Pura miopia e, se mi è permesso, anche irresponsabilità.
Il mondo va avanti e grandi paesi emergono, nuovi e grandi protagonisti mondiali. La nuova sigla apparsa tempo fa lo dice. I BRICS sono una realtà: Brasile, Russia India, Cina, Sud Africa, sono lì a sfidare gli Usa e l’Europa. Con questi l’Europa dei 27 si deve e si dovrà misurare sempre di più, e senza dubbi incertezze, e unita e forte, obbligatoriamente!
E se vorrà resistere e competere, l’Europa non potrà seguire la Germania della Merkel accettando che affianchi la Francia e la Gran Bretagna come terzo grande europeo. Perché altre sono le nuove sfide planetarie che ci attendono e non ritorni di orgoglio nazionalistico fuori del tempo!
Non sarà infatti il ritorno agli egoistici nazionali, il ritorno alle monete nazionali, o, come minimo, ad illusori vantaggi di un’Europa a due velocità, come propongono appunto Francia e la Germania, e alcuni altri dei maggiori paesi dei 18(17, 18 con l’adesione della Slovenia quest’anno) che fanno parte dell’Eurozona. E non saranno i tagli alle spese sociali a rilanciare economie esauste anche per la caduta della domanda.
L’indebitamento sono il prodotto di lassismo ed evasione fiscale per centinaia di miliardi di euro e ritardi nelle politiche di sviluppo. L’abbiamo sempre detto e vogliamo ribadirlo. L’Italia di Berlusconi ne è l’esempio più evidente: irresponsabile incapacità di governare una crisi, certo reale, del sistema economico vigente. Che poi ciò si estenda gradualmente anche a paesi ritenuti immuni, al punto di mettere anche a rischio la stessa Francia, è la prova di come la crisi vada al di là delle comode spiegazioni circa la Grecia spendacciona.
Avanzare pretese di egemonia da parte di paesi che si considerano grandi e non proporre, al contrario, efficaci strumenti di controllo politico centrale, di una sempre più forte identità politica sovranazionale, potrebbe rovesciare la tendenza. Una tendenza che può travolgere tutto, anche le più forti economie. La crisi parte, non dimentichiamo, dal cuore finanziario del capitalistico mondiale, da Wall Street, nel 2008 ed a questo che dobbiamo riferirci quanto ai rimedi.
Gli effetti che la finanziarizzazione dell’economia mondiale, le feroci speculazioni che la seguono non cesseranno infatti di produrre disoccupazione, precarietà e nuove povertà che non si esauriranno facilmente. Obbligare ad osservare regole da parte dei paesi che eccedono nel debito dei fondi sovrani, è certo necessario. Così come austerità e attenzione, ma è partire da quanto detto in precedenza e, cioè, dalla lotta all’evasione, ai grandi patrimoni e agli immensi capitali riparati nei paradisi fiscali di mezzo mondo che bisogna intervenire.
Certo, anche l’indisciplina dei fondi sovrani va ostacolata. Ma non è ritornando indietro nella costruzione europea che si risolveranno i problemi. Sapendo che da soli, non si va da nessuna parte, e questo vale anche per coloro che si credono grandi; in un Europa indebolita, divisa in retrocessione, conteranno ancora meno di quanto contino oggi.
L’Europa è anche ferma perché non stati fatti passi in avanti nella partecipazione democratica e responsabile. Oggi è tutto governato da organi non democraticamente eletti: Banca Centrale Europea; Commissione Esecutiva; Consiglio Europeo. Sono queste istituzioni che dirigono il tutto e, quindi anche responsabili dell’attuale situazione, visto che l’unico consesso democratico eletto dai cittadini europei, il Parlamento Europeo, è assente ed emarginato dall’intervenire nelle decisioni. Lo prova anche la totale assenza dalle cronache quotidiane occupate a parlarci solo del duo Merkel Sarkozy.
Fa tristezza constatare che miopia e smemoratezza sembrano ancora prevalere in questo nostalgico nanismo nazionale e politico europeo. Così le tentazioni di tornare indietro, al suicidio dell’Europa delle patrie. Terribilmente grandiosa smemoratezza! In poco più di 70 anni questa Europa ha pagato in tre guerre nazionalistiche un prezzo immane: oltre 60 milioni di morti, enormi distruzioni in quasi tutto il territorio e, cosa che ancora oggi sconvolge al solo pensiero, le orribili pagine dei campi di sterminio!
Catastrofismo? Le guerre jugoslave degli anni novanta sono lì ad ammonire e a ricordarci che nulla è impossibile, e che ricadere in nazionalismi può riportarci indietro, visto che la memoria, passate le generazioni, non sembra essere un permanente antidoto capace di proteggerci e resistere nel tempo.
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