COSI’ DISSE IL GRAN SPECULATORE – Morya Longo – globalmono & finanza 8/8/1

«Io sono in totale in disaccordo con la teoria  generalmente accettata, secondo cui i mercati finanziari tendono sempre all’equilibrio e scontano il futuro in maniera corretta. Io ho un credo differente. I mercati – a mio avviso – non si limitano a scontare il futuro: concorrono nel creano. In certe circostanze, possono avere un effetto diretto sui cosiddetti fondamentali. Quando questo accade, i mercati entrano in uno stato di disequilibrio dinamico e iniziano a comportarsi in maniera difforme da ciò che viene considerato normale. Questi momenti non sono frequenti, ma quando si verificano i mercati possono diventare distruttivi: per il semplice motivo che possono influire sui fondamentali dell’economia».

Queste parole sono state pronunciate da uno che di finanza distruttiva se ne intende: George Soros. L’uomo che nel 1992, con le sue speculazioni sulla lira e sulla sterlina, costrinse l’Italia e la Gran Bretagna ad uscire dal Sistema monetario europeo.

Soros questo discorso lo fece nel 1994 davanti al Congresso americano, riferendosi alla sua teoria della «riflessività» elaborata nel 1987. Eppure questo monito, arrivato 14 anni fa dal padre di tutti gli speculatori, è caduto nel vuoto.

 

Così inizia l’articolo “Più delle mosse sul debito servono regole ai mercati” di Morya Longo su Il Sole del 6 agosto 2011, cita il più grande speculatore mondiale, uno che conosce il fuori mercato, il mercato ombra.

 

L’articolista de Il Sole, l’anno scorso in agosto, vinse il “Premio Polenia” come miglior articolo della settimana apparso sui quotidiani italiani. Approfondiva  i "Paradossi della crisi: stretta sulle imprese e boom di liquidità" . Le Borse avevano guadagnato il 54% in Europa e il 52% in America, perché gli analisti e gli investitori si erano convinti che l’economia mondiale stava per uscire dal tunnel della recessione. Stranamente – sottolineava Morya Longo – anche i titoli di stato, pur con  rendimenti bassi, mantenevano un appeal (cosa che solitamente accade quando invece le prospettive economiche sono nere) nonostante che le agenzie di rating pronosticavano che i casi di default ( fallimento) aziendale un aumento esponenziale, fino al 12%. Per non parlare delle quotazioni di alcune materie prime.

Commentava la scrittrice :« Siamo ai confini della realtà». Il mercato finanziario viveva un momento surreale: vinceva chi puntava sulle azioni, vinceva chi puntava sui bond, vinceva chi puntava sulle cartolarizzazioni. Cosa stava succedendo? Succedeva – continua a succedere –  che l’enorme massa di liquidità immessa sui mercati da governi e banche centrali stava pompando e pompa tutt’ora –  le quotazioni di qualsiasi titolo ma si tiene però lontana dall’economia reale, e in particolare dal fornire credito a imprese e famiglie.

La quantità di contanti in circolazione, sommata alle riserve delle banche, è aumentata nel 2009, a livello mondiale, del 100%; ma nello stesso periodo i prestiti concessi dalle banche alle imprese sono calati da 3mila ad appena mille miliardi di dollari, in flessione dunque di oltre il 60%. Bassi tassi e aumento della base monetaria sono gli ingredienti che hanno portato nei primi anni duemila alla bolla del Nasdaq. Questo mare di soldi, il doppio rispetto a quelli che circolavano a luglio 2008, ci porterà alla rovina? Questa la considerazione conclusiva di Morya Longo era dell’ Agosto 2009.

 

Alleghiamo i due suoi articoli scritti a distanza di due anni ( il 30 agosto 2009 ed il 6 agosto di quest’anno) che richiamano alla priorità di affrontare il paradosso del boom di liquidità mondiale e la stretta creditizia per le imprese, di mettere regole ai mercati finanziari più che rincorrere le manovre contro i debiti sovrani degli Stati.

In allegato

  • Più delle mosse sul debito servono regole ai mercati di M.Longo  Il Sole del 6-8-11
  • Il pardosso del boom di liquidità e la stretta credizia per le imprese M.Longo Il Sole del 30-8-09 

Allegato:
Servono regole ai mercati_Longo.doc
Paradossi della cisi_Longo.pdf

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