Cisl 3 – Sbarrapensiero e archivio storico

La Cisl sembra ignorare i tanti che argomentano con dati che la sola contrattazione sindacale non basta più per garantire a tutti minimi salariali decenti. Ripropone le scelte che certamente hanno fatto storia e sono state efficaci, mezzo secolo fa e più. La Cisl sembra dimenticare che quella strategia era integrata dall’esistenza (oggetto anch’essa di negoziati dei sindacati) della scala mobile, con validità erga omnes, poi abbondonata nel 1994. Nè Pierre Carniti nè Ezio Tarantelli hanno mai proposto la “messa in soffitta” di quel meccanismo automatico di parziale salvaguardia per tutti al caro vita. Oggi anche in Cisl questo particolare è forse passato “in cavalleria”? La Cisl risponde o con argomenti prelevati dal proprio archivio storico (vedi in allegato la bella audizione Cisl alle Camere del 12-4-23) o con le interviste di Luigi Sbarra – qui pubblichiamo quella del 5 luglio al QN e in allegato trovate quella del 12 Luglio a Panorama – che a nostro avviso rappresentano, si può dire, lo Sbarrapensiero – oppure con interviste come ad esempio quella del Segretario generele della Fim-Cisl – che rifugge nel cosiddetto benaltrismo aggiungendo la lista dei tanti problemi relativi al superamento del lavoro povero, dimenticando (in buona fede?) che il salario minimo legale non può che essere un primo tassello. La Cisl di Luigi Sbarra fa inoltre riferimento ai saggi e alle ricerche di Michele Tirabocchi (vedi allegato), il coordinatore scientifico di ADAPT, incorporata nel ministero del Lavoro dal governo Meloni. Di seguito l’intervista a Luigi Sbarra su Quotidiano Nazionale.

<< La ricetta di Sbarra (Cisl)«No al salario minimo per legge.Con i contratti si ottiene di più» – Quota minima per legge – «Si rischia l’uscita di molte aziende dai parametri dei contratti nazionali» di Claudia Marin QN del 5-7-23

Il segretario boccia l’idea di sinistra, M5s e Azione: fissando una cifra oraria non si garantiscono le tutele «La nostra idea è di estendere a tutti i lavoratori di un settore gli accordi migliori siglati» Salario minimo al centro del dibattito politico e sindacale. La proposta unitaria firmata da Pd, M5S, Azione, Avs e Più Europa (mancano solo Matteo Renzi e Italia Viva) è stata depositata ieri alla Camera. La leader del Pd Elly Schlein ne ha parlato nella sua ultima visita a Bruxelles con il commissario Nicolas Schmit ed è convinta che la direttiva europea possa rafforzare l’iniziativa delle opposizioni. Sulla proposta di legge arriva la soddisfazione del presidente M5S Giuseppe Conte: «Una giornata molto importante. Meloni e le forze di maggioranza devono ascoltarci». Per la maggioranza parla il governatore della Liguria Giovanni Toti («altro che salario minimo, c’è bisogno di scardinare un modo di lavorare egalitario, diritti e doveri vanno equiparati»), mentre il leader della Cgil Maurizio Landini ribadisce: «Il salario minimo? strumento assolutamente necessario oggi ci sono salari molto bassi»

Dove viene portata la Cisl con lo Sbarrapensiero?

Segretario Sbarra, sul salario minimo Cgil e Uil hanno cam­biato posizione e anche la Confindustria si dice favorevole a fissare la soglia minima legale di 9 euro. Perché voi non siete d’accordo?

«Il salario minimo serve, e an­che subito – avvisa Luigi Sbarra, numero uno della Cisl -. Ma va fatto collegandolo ai contratti, come indica anche l’Ue nella sua direttiva. La via è quella dell’estensione, settore per set­tore, dei trattamenti economici complessivi dei contratti collet­tivi di lavoro maggiormente dif­fusi, che sono quelli confederali e che si attestano mediamente ben al di sopra dei 9 euro».

Qual è la differenza con la pro­posta delle opposizioni?

«Nel modo da noi sostenuto non solo garantiremmo una re­tribuzione oraria dignitosa a tut­ti i lavoratori, ma anche tutele e maggiorazioni, garanzie che so­lo un contratto può assicurare: dalle tredicesime alla sanità, dal­la pensione integrativa a buoni pasto, ferie, Tfr, straordinari, la­voro notturno. Un buon contrat­to è sempre meglio di una cifra fissata dalla legge».

Qual è il rischio, invece, di una quota minima fissata per legge?

«Si rischia l’uscita di molte aziende dai perimetri dei con­tratti nazionali, una compressio­ne verso il basso delle fasce me­die dei redditi e l’incremento del lavoro nero nelle fasce del la­voro debole. Bisogna salvaguar­dare la contrattazione collettiva che è lo strumento per tutelare tutti i lavoratori».

Come si può uscire, allora, dal muro contro muro?

«Con una norma leggera che in­dichi il riferimento dei contratti prevalenti, che sono quelli con­federali, e dia valore universale a quei contenuti. Non serve una legge sulla rappresentanza, che rischia di essere un cavallo di Troia per imbrigliare le parti so­ciali e sottrarre libertà alla con­trattazione. Si prendano i dati già in possesso di Inps e Cnel, si obblighi le aziende a pubblicare sulla busta paga il codice del contratto applicato: per fare una mappatura completa serve veramente poco».

Il presidente di Confindustria, sostiene che i contratti firmati da loro sono superiori alla so­glia dei 9 euro.

«Sicuramente stiamo rinnovando tanti contratti importanti ben al di sopra delle soglie mini­me e con un buon recupero sul piano anti inflattivo. Ma al presi­dente Bonomi, però, voglio ri­cordare che aspettiamo da più di dieci anni alcuni rinnovi con­trattuali come quello della sani­tà privata oppure adeguamenti salariali su Ceni Multiservizi e Guardie giurate per i quali i mini­mi sono bassi per indisponibili­tà delle associazioni datoriali. Una vergogna. Confindustria adegui, sblocchi e rinnovi an­che questi contratti dove si anni­da il vero lavoro povero».

Perché siete contrari alle leg­gi in materia di salario?

«La Cisl è stata sempre contra­ria a questa intromissione della legge su materie che devono re­stare affidate alle parti sociali se­condo un principio di autono­mia che sorregge anche la de­mocrazia economica di questo Paese. Noi difendiamo l’idea che la libera contrattazione e le relazioni industriali restino auto­rità salariale. Non per gelosia, ma perché l’incontro negoziale è l’unico che possa rispondere con velocità e adeguatezza alle condizioni reali dei settori e dell’economia. La vera legge che serve in questo Paese è quella sulla partecipazione dei lavoratori su cui stiamo racco­gliendo le firme in tutta Italia per attuare finalmente l’articolo 46 della Costituzione».

Ammetterà che esiste un pro­blema salariale in Italia rispet­to ad altri Paesi europei…

«Le basse retribuzioni sono lo specchio di un Paese che cre­sce poco, male e ha un tessuto produttivo estremamente polverizzato. C’è un problema dimen­sionale da affrontare nelle im­prese insieme con una questio­ne produttività da risolvere an­che investendo sulla contratta­zione decentrata, detassando le retribuzioni premiali, professio­nali e di scomodità e anche le tredicesime per lavoratori e pen­sionati. Occorre assicurare la strutturalità del taglio contribu­tivo sul lavoro. Le associazioni datoriali ci aiutino a negoziare contratti territoriali per le picco­le imprese con perimetri condi­visi tra le parti sociali».

Un’ultima nota: il leader della UH Bombardieri vi ha attacca­to dicendo che avete rapporti con sindacati autonomi che fir­mano contratti pirata, sindaca­ti che vengono poi invitati ai tavoli con il governo?

«In realtà ha detto gialli, per poi virare su autonomi il giorno do­po. Fa una gran differenza. So­no affermazioni del tutto gratui­te e offensive. Tutti sanno che la Cis! ha sempre contestato e contrastato accordi di comodo firmati da sindacati gialli. Abbia­mo anzi detto più volte che biso­gna spingere sulle ispezioni. Mi­nistero del lavoro e Inps hanno tutti gli strumenti per risolvere il problema. Detto questo noi dia­loghiamo da sempre senza pre­giudiziali con tutte le associazio­ni libere e democratiche che ap­prezzano e rispettano la nostra linea riformista, partecipativa e autonoma dalla politica».>>

05-LUG-2023 Quotidiano Nazionale (Nazione – Carlino – GIORNO)

TRE ARTICOLI CORRELATI – Il terzo, l‘intervista di Luigi Sbarra a Panorama “No al sindacato politico” contiene qualche bugia di troppo, sia a riguardo della proposta sul salario minimo depositata che non ostacola affatto la definizione di minimi contrattuali superiori ai 9 euro, sia a riguardo dell’accusa di sindacato politico rivolta evidentemente a Maurizio Landini, sostenitore anch’esso di una norma di minimo legale per tutti i lavoratori non coperti dai CCNL o da CCNL che prevedano cifre inferiori ai 9 euro. Alcune risposte del segretario generale Cisl sembrano “foglie di fico” per coprire la scelta fatta di operare come consulente del governo; Luigi Sbarra utilizza sempre la parola “dialogo”, appositamente sostituita a “negoziato o contrattazione“ per rimanere nell’ambito delle scelte e delle compatibilità già operate dalla maggioranza parlamentare. La tradizione dell’autonomia della Cisl collegata al concetto e alla pratica di “sindacato come soggetto politico” è per ora archiviata! Lo Sbarrapensiero esiste e secondo noi prevede – al termine dei tanti tavoli ministeriali senza prerogativa negoziale – lo sganciamento della Cisl dall’operatività con Cgil e Uil per una collocazione sostanzialmente filogovernativa, ricercando convergenze di giudizio con la Ugl e altri sindacati minori. Nella Cisl non si avverte che ciò sia già in fase avanzata? Si guarda altrove? Certo c’è ancora il tempo e il modo per far sì che ciò non avvenga, smentendo così il nostro pessimismo su lo Sbarrapensiero.

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