CANFORA E IL CONTADINO DI MAO – M.Dellacqua – una zappata sull’Europa –

Una zappata sull’Europa. Esaminando gli assilli dell’economia e gli accidenti dell’Europa, delle rivoluzioni fallite, di quelle  necessarie come delle riforme possibili, Luciano Canfora ci mette di fronte a un Pietro Nenni sorprendentemente “maoista” e a un Togliatti severo nel chiamare rivoluzionario chi sa riconoscere le circostanze che rendono doveroso incamminarsi sulla via delle riforme. Le traiettorie delle rivoluzioni – come vuole l’astronomia – comportano scosse violente che riportano al punto di partenza. E sono una scopa – come vuole la peste di Don Abbondio – che toglie dai piedi “certi soggetti che, figlioli miei, non ce ne liberavamo più”. Ma l’anacoluto nasconde un doppio problema: Don Abbondio era un vile e “le situazioni rivoluzionarie non si creano a piacere”, ammonisce Togliatti. Non sono un evento “naturale”. Dunque, occorre un grande investimento “artificiale” di energie sociali coalizzate per intervenire nel corso dei grandi processi che originano gli scontri, spostano le ricchezze, decompongono le alleanze, gli stati, le formazioni politiche, demoliscono le strategie.

Il rischio è che i riformisti aprano la strada alla controrivoluzione e non alle riforme. O che i rivoluzionari prendano il potere per rendere stabile e irriformabile la dittatura che avevano concepito come temporanea necessità. O che le democrazie uscite vittoriose sui totalitarismi chiamino sprezzantemente “comunista” chiunque invochi pace e disarmo: le stesse democrazie segretamente pentite di aver battuto il fascismo in alleanza con i sovietici, mentre avrebbero desiderato battere l’URSS con la collaborazione della Germania.

Il pensiero convergente di Lucrezia Reichlin e di Giulio Tremonti ci dice che l’architettura europea va ridisegnata, non reggendo l’impegno uno e trino firmato a Maastricht di non consentire abbandoni, di non finanziare salvataggi gratuiti, di non tollerare ristrutturazioni del debito.

Se non troverà “una mano che nel pieno della crisi possa istantaneamente, efficacemente sostenere e/o sostituire la mano privata”, il potere si trasferirà “fuori dal campo della democrazia repubblicana”. E il futuro – dice Tremonti – cadrà nelle mani “di una nuova forma di fascismo, il fascismo finanziario, il fascismo bianco”.

Al nostro soccorso, Canfora convoca il contadino cinese evocato da Mao sul letto di morte e ricordato da un sorprendente passo del “Diario” di Pietro Nenni. “Le iniquità sociali sono alte e potenti, ma non è detto che non possano essere abbattute. E in effetti lo sono state anche se altre ingiustizie nel corso dei secoli, ed anche in quelli nostri, ne hanno occupato il posto. Ma anche queste cadranno sotto i colpi di zappa di una rivoluzione che per essere vera ha da essere permanente”.    Mario Dellacqua

 

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