LA NUOVA BOLLA VIENE DAL MARE – F.Ciafaloni – globalizzazione
La crisi materiale della globalizzazione . In due articoli, pubblicati nel numero 210 della Newsletter di “Sbilanciamoci” www.sbilanciamoci.info , La nuova bolla esploderà dal mare e Grandi opere in perdita nei porti italiani ed in un altro articolo pubblicato dalla fondazione Micheletti, Il crack che viene dal mare, Sergio Bologna, che di logistica si occupa professionalmente, segnala un aspetto della crisi che, pur meno clamoroso di quella delle banche, delle assicurazioni, dei fondi sovrani, riguarda una delle basi materiali della globalizzazione: i trasporti marittimi.
Le grandi aziende di trasporto marittimo, le multinazionali del mare, su cui Sergio Bologna ha scritto un libro, non sono molte, una ventina. “Le prime cinque per dimensioni, potenza della flotta, copertura planetaria delle rotte, si chiamano Maersk (che organizza anche una buona fetta della logistica militare USA), MSC (invenzione geniale di un sorrentino che ha stabilito il quartier generale a Ginevra), CMA CGM di un libanese naturalizzato francese (che naviga da tempo in cattive acque finanziarie), COSCON (cinese, di stato, che naviga forse in acque peggiori), Hapag Lloyd (tedesca, di antica tradizione, il cui azionista di riferimento, il gruppo TUI, cerca di scaricare sulle spalle di qualcun altro, magari con il contributo della Merkel, così come Hollande cerca di venire in soccorso a CMA CGM).” Maersk, continua Bologna, l'anno scorso ha perso 600 milioni di dollari.
L'indebitamento di tutte e venti si aggira sui 90 miliardi di dollari. Di molte i bilanci sono oscuri, ma il rischio di insolvenza è forte e si trasferisce alle banche e ai fondi che le hanno finanziate. “Intanto è da più di un anno che le istituzioni finanziarie deputate al credito navale, concentrate quasi tutte in Germania, affogano nella crisi. Dall’inizio del 2012 centinaia di “fondi chiusi” hanno dichiarato lo stato di Insolvenz.
Le grandi banche tedesche specializzate in finanziamento dello shipping o si ritirano da questo settore di business, come la Commerzbank, o rischiano il default, come HSH Nordbank, la prima al mondo del settore, pubblica, proprietà suddivisa tra la città-stato di Amburgo e il Land dello Schleswig Holstein.”
Ma come hanno fatto questi colossi a finire così male? La corsa al gigantismo, stimolata dai cantieri coreani e cinesi, esasperata dal tentativo di scaraventare fuori mercato i concorrenti, costringendoli a investimenti che non potevano permettersi, quando le merci da trasportare si sono ridotte per la crisi, ha mandato tutti in rosso. Si sono costruite navi da 16.000 Teu – twenty (feet) equivalent unit – cioè da 16.000 container standard, da venti piedi, che non si riempiono più.
Le conseguenze si faranno sentire sui costi dei trasporti e sulla sensatezza degli investimenti in strutture portuali, perché non si può far finta che il traffico resterà immutato e che si incanalerà docilmente proprio nel porto che si vuole potenziare, come se gli altri non ci fossero, e come se non contassero le infrastrutture nell'entroterra e le migliaia di chilometri da percorrere per raggiungere la destinazione finale. Il Tav in val di Susa non è la sola follia.
Delle opere nei porti italiani si occupa il secondo articolo.
Il terzo fornisce un quadro più generale; son tre articoli da leggere con attenzione.
Il crack che viene dal mare, in download dal sito www.fondazionemicheletti.it/altronovecento/
Sergio Bologna ha insegnato Storia del movimento operaio e della società industriale in diversi atenei in Italia e all'estero. Negli anni '70 ha diretto la rivista Primo Maggio. Dall'85 svolge attività di consulenza per grandi imprese e istituzioni. E' autore del libro Le multinazionali del mare. Letture sul sistema marittimo-portuale, Egea Editore, Milano, 2010, p. 325. Fino al luglio 2012 ha fatto parte del Comitato scientifico per l’elaborazione delle linee guida del Piano nazionale della logistica presso il Ministero delle Infrastrutture, è socio onorario dell’Associazione di Logistica tedesca (BVL) e membro del Comitato Direttivo del Centro Italiano Studi Container (C.I.S.Co.).
Tra gli altri libri: Il lavoro autonomo di seconda generazione (con A. Fumagalli, Feltrinelli 1997), Ceti medi senza futuro? (Derive e approdi 2007), Vita da free lance (con D. Banfi, Feltrinelli 2011).
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