Ettore Boffano non le manda a dire e con la sua penna autonoma e graffiate punta il dito sull’arroganza Fiat che per aver ragione sui soci di TNE (Torino Nuova Economia) si rivole al Tribunale, al Tar del Piemonte. La TNE è la società mista (EE.LL e Fiat) che acquistò dalla stessa Fiat le aree di Mirafiori ( lato c.so Orbassano) per sviluppare un polo industriale. Il 90% del capitale sociale è stato versato dagli EE.LL (Regione, Provincia e Comune). Fu costituita nel 2005 ma il CdA s’insediò solamente dopo quattro anni, nel 2009. Quel progetto per più ragioni rimase sulla carta, prima delle recenti elezioni Amministrative Torinesi la polemica esplose e venne bloccata in zona Cesarini una delibera per variante che si proponeva la costruzione di un grande centro commerciale. Ora è stata rivista ma molti dubbi e punti oscuri rimangono. L’articolo di Boffano è sulle pagine di Cronaca Torinese de La repubblica del 10-7-11 ma certamente rimbalzerà a livello nazionale. Di seguito il testo dell’articolo ed una nota su NTE.
TNE, UN ACCORDO NAUFRAGATO PER COLPA DI FIAT
Ettore Boffano Su Cronaca di Torino La Repubblica del 10-7-11
“Costui che parla? Tiene sei facce, come uno dado…” (“L’Armata Brancaleone”, di MarioMonicelli, 1966)
Me li ricordo bene i giorni dell’accordo sull’area di Mirafiori tra gli enti pubblici e la Fiat. In realtà, più che prestare attenzione a che cosa si stava “regalando” a Sergio Marchionne e ai suoi azionisti di riferimento (soldi dei cittadini, innanzitutto, e tanti; poi la possibilità di continuare a fare il brutto e il cattivo tempo su tutta quell’area, nonostante l’alienazione formale di un suo spicchio), i notabili della politica del centrosinistra torinese e piemontese sembravano invece affannarsi attorno a una sorta di gara mediatica. Ciò che contava, insomma, era stabilire chi sarebbe riuscito a far filtrare ai media (e per primo) i termini dell’accordo e, dunque, anche ad annettersi tutti i meriti e tutti gli onori di quella vicenda.
Nulla di più falso e di più illusorio, però, visto che il vero e unico vincitore di quella trattativa era uno solo: quel Marchionne abituato, sin da allora, a vedersi stendere compiacenti e corrivi “tappeti rossi”. Così, in quelle ore, il nuovo padrone della Fiat poteva permettersi di tacere, lasciando ai piccoli uomini della politica di scatenare la loro vana gloria.
Ogni cosa avvenne (e non poteva essere diversamente, trattandosi di Fiat) su questo giornale. Al fotofinish, trionfò la Regione, con l’assessore allo Sviluppo Andrea Bairati, pronto a spiegare tutto ai torinesi, con dovizia di dati, di grafici e di simulazioni realizzate al computer: con grande scorno del Comune e anche con qualche piccolo strascico polemico tra addetti stampa ufficiali e ufficiosi dei due enti.
Le celebrazioni e i fescennini pro-Fiat, in quei giorni, furono esagerati e gonfi di buonismo e di retorica. Molto appariva già sospetto e incompleto sin da allora, ma tant’è: nella Torino post-fordista e del post-Novecento, gli “spretati” dell’ex Pci e della sinistra odierna si sono scelti il ruolo di magnificare l’industria e i suoi capitalisti. Ricevendone spesso, in cambio, qualche invito a tavola e, in più di un’occasione, anche qualche tradimento.
Dopo, come sempre, il tempo cominciò a far dimenticare le celebrazioni, ma anche a innescare i primi interrogativi. L’area non attirava interessi, la società mista (Fiat e enti locali) costituita ad hoc per gestirla, si avvitava attorno a se stessa con poco costrutto, il “problema Mirafiori” cominciava a manifestarsi con tutti i suoi misteri e i suoi condizionamenti.
Sino a oggi, quando un ricorso al Tar della Fiat ha smascherato tutto. L’«amico italo-canadese», infatti, non è più tanto amico, non accetta che il potere pubblico abbia più legittimità di lui, non tollera che – su quel pezzetto della fabbrica che fu – possano sorgere un campus universitario e un centro commerciale (la scelta forse più discutibile da parte del Comune). Motivo? Incompatibilità con ciò che la Fiat fa e intende fare a Mirafiori.
Così, una delle due parti di quell’antico accordo (coinvolta anche nella società di gestione dell’area) si rivolge al giudice amministrativo e gli chiede di sancire una situazione che questa città conosce da oltre cent’anni: perché, quando si tratta della Fiat, non sono e non devono mai essere i cittadini (e chi li rappresenta) a comandare.
Arroganze d’altri tempi, anzi di sempre: con in più, però, qualcosa che è accaduto solo pochi mesi fa. L’imposizione ai lavoratori di Mirafiori, attraverso un referendumcapestro, dell’accettazione di regole industriali unilaterali, pena la chiusura dello stabilimento. In quei giorni, gli amministratori pubblici rispolverarono il”tappeto rosso” ricordarono proprio quell’accordo su Mirafiori come il segnale che tutto si doveva fare e accettare per conservare a Torino il cervello e la produzione della Fiat.
Adesso, invece, una direttiva che sembra partita più da Detroit che dal Lingotto, fa saltare il banco e lascia a certi cattivi amministratori solo il ricordo della propria vana-gloria. E a un sindacalista ormai stanco come Giorgio Airaudo (liberandolo, per qualche attimo, dalla sua ubriacatura no-Tav) il compito di recitare l’ennesimo epitaffio: «Un’occasione persa. Si doveva agire per far traslocare in quell’area l’indotto. Se gli enti locali e la Fiat si fossero concentrati da subito nel convincere la componentistica, dalla selleria all’abbigliamento auto, a spostarsi dentro le mura della fabbrica, oggi Mirafiori sarebbe meno a rischio…».
Nota – TNE – Torino Nuova Economia S.p.A., è stata costituita il 14 ottobre 2005, conmission la riqualificazione e la valorizzazione delle aree acquisite da Fiat S.p.A. per la realizzazione del Polo Tecnologico di Mirafiori e del Campo Volo di Collegno.
La Compagine societaria di Torino Nuova Economia SpA è stata costituita con un Capitale sociale di 67 milioni di euro e con le seguenti quote azionarie: Finpiemonte 40%, Finanziaria Città di Torino 40%, Provincia di Torino 10%, Fiat 10%.
Il Consiglio di Amministrazione si è insediato con ben quattro anni circa di ritardo, in data 23-7-2009, con Pierfranco RISOLI Presidente e Mauro ZANGOLA Amministratore Delegato. Poi quattro consiglieri in rappresentanza degli enti societari, ed il collegio sindacale (3).
Per avere più notizie sulla mission e sulla consistenza delle aree interessate vai al sito
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