Un piano per il lavoro
UN PIANO PER Il LAVORO PER I GIOVANI DELL’AREA METROPOLITINA
Mauro Zangola*, nel suo nuovo studio per “DAR LAVORO AI GIOVANI TORINESI” analizza la condizione lavorativa dei giovani torinesi e definisce alcune linee d’intervento capaci di superare il persistete stato d’emergenza. Scorrendo l’indice delle 28 cartelle si può certo apprezzare la sintesi dell’articolo di Claudia Luise su La Stampa “Covid, il conto lo pagano i giovani. Crollano le nuove assunzioni”(v.allegato), che, per ragione di spazio, non può certo far emergere tutto il valore dello studio di Zangola, in particolare nella parte propositiva degli ultimi due capitoli.
Mauro Zangola
13. Un piano per dar lavoro ai giovani torinesi
13.1 Le condizioni di partenza
13.2 Gli obiettivi del Piano
14. Alcune proposte per favorire l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro
14.1 Un programma di assunzione dei giovani nella pubblica amministrazione
14.2 Un piano di rilancio dell’apprendistato
14.3 Un centro per l’orientamento al lavoro dei giovani
14.4 Creazione di una rete degli ecosistemi per l’innovazione del Piemonte
Zangola conclude il suo studio con queste considerazioni.
Le analisi svolte in questo fascicolo documentano, se ancora ce ne fosse bisogno, le difficoltà che incontrano i giovani torinesi a trovare un’occupazione tendenzialmente stabile e dignitosa. Prima dell’arrivo del Coronavirus erano più di 50.000 i 15.29enni fuori dal mercato del lavoro. Un numero che sembra destinato a crescere tenuto conto delle maggiori difficoltà che incontrano i giovani che si affacciano per la prima volta nel mercato del lavoro a causa del deterioramento del contesto economico e sociale a tutti i livelli.
Un contesto, quello torinese, che è cambiato radicalmente negli ultimi 50 anni a causa di un processo di terziarizzazione che , complice le crisi, ha finito per ridurre sensibilmente la capacità dell’area di creare posti di lavoro soprattutto per i giovani molti dei quali, gli attuali trentenni , di crisi ne hanno vissute tre: quelle del 2008 e del 2011 e l’attuale innescata dall’epidemia da COVID-19. Oggi, più che in passato, l’offerta di lavoro è, in larga parte , poco qualificata, con problemi di sovra istruzione, instabile per non dire precaria e non adeguatamente retribuita.
Le stesse trasformazioni li hanno vissute le altre Città Metropolitane del Nord le quali, tuttavia, a differenza di Torino, hanno saputo offrire ai giovani maggiori opportunità di lavoro. lo si evince dai ranking nazionali e soprattutto europei che ci collocano al fondo delle classifiche delle regioni più virtuose in quanto a capacità di creare un solido” ponte” tra i giovani e il mondo del lavoro.
Della necessità di creare un ponte che faciliti l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro si è fatta portatrice la Commissione europea mettendo a disposizione ingenti risorse e con un perentorio invito ai Paesi membri ad occuparsi di più e meglio dei problemi dei giovani nel loro rapporto con il lavoro.
Un appello caduto almeno per il momento nel vuoto. Nei documenti del Governo che abbiamo esaminato si privilegiano le politiche “ passive” rivolte a chi già lavora e delle quali , purtroppo, dovranno beneficiare anche i giovani almeno fino a quando non verrà emanato un provvedimento specifico volto a creare il “ponte” auspicato dalla Commissione Europea con politiche attive dirette a creare posti di lavoro ed a orientare in modo molto più efficiente le scelte lavorative dei giovani.
Per fare questo “ salto di qualità “ le risorse non mancano come abbiamo documentato nel fascicolo , sulla base delle informazioni più aggiornate. Quella che manca , a tutti i livelli, è una presa di conoscenza convinta dei problemi dei giovani basate su analisi condivise e la ferrea determinazione nell’affrontarli e cercare di risolverli.
Senza alcuna presunzione , ma nel intento di essere propositivi, abbiamo abbozzato i contenuti di un Piano per dar lavoro ai giovani torinesi con alcune proposte che riteniamo possano aiutare i giovani ad attraversare il “ponte” dove li attende un lavoro tendenzialmente stabile, dignitoso e giustamente retribuito.
Vi invitiamo a leggere e riflettere sulle 28 cartelle dello studio di Zangola, uno dei pochi studiosi torinesi che non perde l’occasione – come ancora fatto nella recente settimana Formazione e Lavoro promossa dall’Ismel (on line) del 19-23 ottobre – per porre questa riflessione- domanda “… perchè le aziende non investono maggiormente per la formazione? Le abilità non possono essere formate tutte dalla scuola stante la velocità delle innovzioni”. Pochi rispondono.
Anche noi poniamo una domanda: Perché il sindacato torinese non fa proprio questo studio di Zangola, con quanto ne consegue? Perché il Comune di Torino non fa altrettanto?
* Della sua lunga carriera professionale segnaliamo alcuni incarichi. Quello di Direttore del Centro Studi (1983-2009). E’ stato presidente di TNE, componente di più Cda, coordinatore del Polo della Meccatronica. Nel corso degli anni ha realizzato la rivista “Tendenze del mercato del lavoro”; una pubblicazione sull’utilizzo dei Fondi Strutturali dell’Unione Europea. Attualmente tiene una rubrica su il mensile “Espansione”. Collabora con la Pastorale Sociale del Lavoro della Diocesi di Torino e con l’Ismel.
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