Un funerale ogni dieci minuti

La pandemia, l’inumazione, l’umanità, riti funerali e messe. Come sono mutati in questi due mesi, il racconto di Ade Zeno, un cerimoniere in una grande città.

Sono stati messi in quarantena comportamenti millenari verso la morte e la religione, come non mai è avvenuto nel nostro paese. Oltre che scrittore, Ade Zeno (pseudonimo) è cerimoniere di funerali laici di una città italiana del Nord. «Per liquidare chi le domandava quale attività svolgessi per portare a casa lo stipendio, tempo fa mia figlia aveva trovato una risposta adorabile: “Papà legge le poesie alle persone tristi”». In questo intervento, pubblicato sul blog Primo Amore – che trovate in allegato – racconta come sono cambiati i riti funebri durante la pandemia, nei cimiteri sopraffatti dalle cataste di bare, e con pochissimi parenti ammessi a partecipare.

Il suo racconto sollecita molte riflessioni come accade quando si presenta la realtà per quello che è, una base di partenza indispensabile per assumere decisioni equilibrate anche in situazioni di  emergenza, evitando “incidenti” e “infortuni”, tipici della politica nostrana, come ad esempio gli ultimi emersi con la presentazione del Dpcm (Decreto presidenziale consiglio dei ministri) per avviare la Fase 2. Incongruenze sospinte dall’urgenza e dalla priorità di dare identità agli schieramenti partito-elettorali, che le quali i media fanno da gran cassa alle “parole che salgono sul ring” di molti esponenti politici e commentatori. Addirittura si commenta come falsa ripartenza il ritorno in aziende di oltre  4 milioni di lavoratori fin dal 4 maggio, che si aggiungono ai milioni che hanno sempre lavorato nei servizi e filiere essenziali e numerose deroghe. Almeno la metà dei lavoratori italiani sarà al lavoro dopo il 4 maggio e coronavirus permettendolo saliranno ulteriormente nei giorni seguenti.

Un saluto a chi ci ha lasciato...

Due esempi di incongruenze di questi ultimi giorni sono ad esempio – proprio in relazione al racconto di Ade Zeno – le norme per la ripresa dei funerali seppure in numero contingentato per i “congiunti”, e le mancate norme per la ripresa dei riti religiosi con gli indispensabili protocolli di sicurezza che dovranno permanere con la convivenza del coronavirus fino all’auspicabile arrivo di un vaccino che immunizzi dal contagio. Papa Francesco frena le dure critiche della Cei e prendono consistenza le proste per iniziare con le Messe all’aperto in attesa di un ritorno alle funzioni nelle Chiese. Vedi allegati.

Non solo nell’opposizione stile Salvini, nuovamente con il rosario in mano, ma pure nella maggioranza si è registrato dopo la presentazione del Dpcm per l’avvio della Fase 2, un “coro alquanto stonato” oppure , se volete, ben sopra le righe che i due casi di incongruenze richiedono. Sono già in corso iniziative per rimediare, come ad esempio un emendamento per consentire la libertà di culto, previo un “protocollo” con le varie confessioni, le cui modalità verrebbero poi definite da tecnici, rovesciando così la logica sin qui seguita da una politica che ha scelto di venire puntualmente dopo le indicazioni dei tecnici. La conseguenza di una politica, di un Parlamento dove le competenze sono ancelle alla propaganda stampo comizi elettorali.

Per meglio comprendere i molteplici aspetti e l’importanza dei riti funebri e religiosi, quanto è cambiato in questi due mesi, il racconto di Ade Zeno e la nota di commento di Tiziano Scarpa sono di grande utilità per conoscere di più e per decidere con maggiore competenza.