UN COLPEVOLE LIBERO O UN INNOCENTE IN PRIGIONE? – 7.000 arrestati e non colpevoli –

E' meglio un colpevole libero o un innocente in prigione? Ogni anno in Italia 7 mila persone arrestate e poi giudicate innocenti. “Nessuno conosce veramente una nazione fino a che non è stato nelle sue prigioni. Una Nazione non dovrebbe essere giudicata da come tratta i suoi cittadini migliori, ma da come tratta i suoi cittadini di più basso rango.” (Nelson Mandela). La frase è stata posta da Armando Michelizza in apertura della sua relazione annuale, ad Ivrea, di “Garante dei diritti delle persone private della libertà personale”. Michelizza cita anche Voltaire e Dostoevskij che consigliavano di usare le condizioni delle carceri per misurare la civiltà di un Paese (vedi allegato).

Dal 1992 ad oggi, il Tesoro ha pagato 630 milioni di euro per indennizzare quasi 25 mila vittime di ingiusta detenzione. (allegato, articolo di Andrea Malagutti, su La Stampa).

La nostra situazione carceraria viola ripetutamente i principi della Costituzione ed è sottoposta a pressanti richiami, nonché condanne, dalla Corte europea. Lo Stato sbaglia tanto, è inadempiente.

A livello nazionale il garante dei detenuti chiede di ridurre le misure di custodia cautelare e di rendere rapidi i processi. Dopo le interviste di Piercamillo Davigo si è riaccesa l’annosa discussione sulla riforma della giustizia, sulla durata dei processi, sulla prescrizione, sul carcere preventivo, sulle intercettazioni rese pubbliche anche quando non riguardano il merito dell’indagine. Tutti si dichiarano d’accordo sulla priorità della riforma ma ben pochi operano per fare  uscire i testi dai cassetti per sottoporli alla discussione e votazione del Parlamento.

Nell’estate del 2014 il governo Renzi, in un apposito Consiglio dei Ministri, aveva annunciato l’imminente riforma della giustizia indicando le  12 linee d’indirizzo (vedi allegato).

Rimane  in ombral a grave situazione carceraria dei detenuti, in gran parte in attesa di processo e per buona parte per reati che potrebbero essere depenalizzati e/o sanzionati con altre misure.

Il  Ministro della Giustizia Andrea Orlando, un anno faaveva annunciato la necessità di una grande riflessione critica sul sistema penale del nostro Paese con  queste parole: “L'utilizzo esclusivo del carcere come metodo di esecuzione della pena ha fallito totalmente sul terreno della riabilitazione. Il carcere e' produttore di crimine, di recidiva. Attualmente in Italia ci sono 53mila detenuti, a fronte di 49mila posti disponibili. Abbiamo pressoché portato il sistema in equilibrio, a fronte dell'aumento delle pene alternative. Ma risolvendo il sovraffollamento, risolviamo solo una parte, perché c'e' il problema del trattamento carcerario. Scriveremo delle nuove norme sull'ordinamento penitenziario entro la fine dell'anno, ma questo non è sufficiente, perché c'è bisogno di trasmettere il messaggio che il carcere non e' altra cosa rispetto al resto della società, ma un pezzo della società. Ma purtroppo e' un tema che politicamente non da' dividendi".

L’Italia sembra dimenticarsi di essere la patria di Cesare Beccaria che nel 1764  illuminò l’Europa  con il suo “Delle pene e dei delitti” (vedi allegata un’interessante sintesi tratta dal Web). E' tempo che l'ordinamento giuridico definisca con norme chiare l'applicazione dell'art.27 della Costituzione: Alleghiamo il saggio " La tutela dell'imputato" di G.Batia e A.Pizzo che contiene approfondimenti concettuali sulla presunzione d'innocenza e  sulla non colpevolezza?

E' meglio un colpevole libero o un innocente in prigione? E' il dilemma di sempre di una comunità, di una società quando deve definire o mdificare il suo sistema giudiziario. MOlte sono le ragioni del pro e del contro ai due interrogativi, Per il "meglio un colpevole libero" proponiamo le quattro motivazioni trovate sul Web:.

  • un innocente in prigione comporterebbe comunque un colpevole libero, mentre il contrario non necessariamente;
  • un innocente in prigione significherebbe che la "giustizia", lo stato, ha rovinato una vita e un'intera famiglia ingiustamente forse creando un futuro colpevole alla fine della condanna, perché sfiduciato e perché essendo stato a strettissimo contatto con criminali;
  • un colpevole libero che continua a sbagliare ha possibilità di essere comunque arrestato per un secondo reato;
  • un colpevole libero che continua a sbagliare ha più possibilità di altri a vivere una vita che lo porta ad essere punito da altri colpevoli liberi, anche di redimersi. 

Armando Michelizza inizia la sua relazione 2014-2015 con queste parole.  E’ con questa voglia di parlarvi di problemi di persone che mi rivolgo a voi. Non si tratta di “detenuti”, “ristretti” o “carcerati” dei cui diritti mi avete chiesto di occuparmi,ma di “persone private della libertà personale”. Io debbo, da subito, confessare che nel carcere della nostra Città i diritti delle persone che vivono private della libertà personale, non sono rispettati per tutti. E ciò è dannoso per l’intera comunità. (…) La Casa Circondariale di Ivrea continua ad essere un luogo che riguarda la vita e il lavoro di almeno 500 persone, un luogo che è sempre a rischio di essere dimenticato, lasciato ai margini (…) La realtà di un carcere è cosa che ci riguarda molto da vicino più di quello che siamo, in genere, disposti a considerare. (…) In effetti il nostro sistema sanzionatorio costa moltissimo (3 miliardi/anno) ma produce una recidiva altissima, attorno al 68%. Questa relazione ha la pretesa di dare qualche contributo a questo dibattito che, a distanza di quarant’anni dalla legge 345 del 1975 si ripropone di riformare l’ordinamento penitenziario del Paese. Prima però una rapida escursione su cosa è successo nel nostro carcere (…).

La relazione (37 pagine) si conclude con una lettera a “Quelli che …non rispondono”.

Per una necessaria maggior informazione aprire i 5 allegati

Allegato:
relazione_attivita_garante_giugno_2014_-_dicembre_2015.pdf
ogni_anno_7000_arrestati_innocenti_malagutti.doc
sintesi_dei_delitti_e_delle_pene_beccaria.doc
i_12_punti_del_governo_renzi_per_la_giustizia.doc
la_tutela_dellimputato_art_27_costituzione.pdf

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