SERVONO 200 MILA ALL’ANNO – A.Michelizza – immigrazione 15/3/11

Finalmente il governo riconosce quello che era evidente a chiunque sapesse leggere (e non è per niente difficile) i dati demografici (natalità degli ultimi 20 anni), anagrafici (composizione età), occupazionali (popolazione attiva) del nostro Paese. Finalmente il Ministro Sacconi riconosce la realtà : nei prossimi 10 anni serviranno 2 milioni di lavoratori immigrati (media 200 mila per anno). Più i famigliari. Sono disposto a scommettere che ne serviranno 4 milioni nei prossimi 20 anni; il doppio degli attuali già presenti. Perché per fare un ventenne servono 20 anni e.. 7-9 mesi. Sarà sufficiente questa consapevolezza per smetterla di agitare paure, diffondere odio e xenofobia che non possono che generare disastri e dolori? Sarà la fine di tante impossibili e false promesse, come quella di fermare l’immigrazione?

Il recente decreto flussi permetteva 98.080 “ingressi” (in realtà regolarizzazioni di immigrati già presenti e lavoranti in nero): le domande (dato del Ministero Interno) sono state 392.310. Ovvero 392.310 datori di lavoro italiani hanno chiesto di pagare contributi Inps e permettere ai loro dipendenti di pagare tasse e contributi, finalmente fuori dalla clandestinità. A 294.230 verrà risposto di aspettare. Perché? Per non ammettere che con le attuali leggi la clandestinità non diminuisce, per non ammettere il bisogno di immigrati.

Si è foraggiato Gheddafi perché ci facesse il lavoro sporco di imprigionare, tormentare, uccidere i disperati del Corno d’Africa per poter dire che gli sbarchi a Lampedusa erano cessati; ma l’immigrazione irregolare (200 mila all’anno) arriva negli aeroporti, dai valichi, nei porti: visto turistico per entrare e poi ci si ferma; altro che le poche migliaia di Lampedusa o di Calabria.

La smetteremo di ignorare le direttive dell’UE e poi di correre a chiederne l’aiuto quando ci fa comodo?

Un esempio (ma non è l’unico): nel gennaio 2010 il governo pretese di togliere dalla Direttiva 2009/52/CE la norma che permetteva ai lavoratori clandestini di denunciare il datore di lavoro (che spontaneamente non lo avesse fatto) e uscire così dalla clandestinità. Avrebbe comportato, quello sì, una drastica riduzione della clandestinità, del lavoro nero, dell’evasione fiscale e contributiva.

Mi occupo di immigrazione da venti anni e, proprio per questo, credo di sapere che è problema grosso, complicato e difficile. L’incontro di diversità culturali non genera spontaneamente armoniose convivenze e non basta aspettare che tutto si risolva spontaneamente. Proprio per questo bisogna lavorarci di più e meglio, rifuggendo da facilonerie, ma anche dalla illusione che si possano evitare l’incontro, l’immigrazione, l’evoluzione delle identità. Sono illusioni che portano tragedie. Tragedie.

Non credo di esagerare. Oggi sappiamo che fra venti anni saremo sempre una sessantina di milioni, ma 9-10 milioni saranno gli immigrati da più o meno tempo, e i loro figli. Come costruiamo questa nuova Italia?

E’ una impresa impegnativa, ma affascinante. Ci sono esperienze, intelligenze, buone volontà e buone prassi. Ma anche paure, chiusure, miopie, stupidità, xenofobie.

Chissà se in futuro potremo contare anche in una vera azione del sindacato?

Per ora da Cgil Cisl Uil solo qualche parola e una forte unità di non azione.

 

Per maggiori notizie leggere il rapporto “L’immigrazione per lavoro in Italia”

 

 
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