SCIOPERI IN CINA E INCHIESTE OPERAIE – T. Ferigo – globalmondo 3/12/11

Decine di migliaia di operai cinesi delle province del Sud – l’officina del mondo – sono scesi in piazza in questo autunno per richiedere aumenti salariali ,miglioramento delle condizioni di lavoro e diritto di rappresentanza. Scioperi e manifestazioni hanno fermato la produzione in  multinazionali come  Apple e IBM, e in aziende medie produttrici di scarpe, mobili,abbigliamento per grandi firme internazionali, componenti elettronici,…

 In due località, nel mese di Ottobre,  si sono formati posti di blocco nelle strade adiacenti agli stabilimenti. Vi sono stati scontri con la polizia. Molti i feriti.

Gli scioperi come quelli nel settore auto l’anno scorso, non sono per lo più, promossi dal sindacato ufficiale ACFTU, e in diversi casi i comitati di lotta rifiutano la presenza di funzionari alle trattative . In un’azienda di orologeria ,dove si è avuto uno sciopero di 13 giorni per ottenere pagamenti delle pause di lavoro in arretrato di sette anni, sono state raccolte centinaia di firme per nominare rappresentante dei dipendenti un avvocato impegnato nel comitato per i diritti umani e sindacali.

In cinque città gli operai della Pepsi hanno scioperato nello stesso giorno per impedire la delocalizzazione di produzione in Vietnam da parte di una azienda di Taiwan.

Anche lavoratori dei servizi hanno organizzato proteste contro le amministrazioni locali. A Nanchino i lavoratori della raccolta rifiuti hanno ammassato le immondizie nel caotico centro città provocando il blocco del traffico per molte ore.

Scioperi pure nelle catene di supermarket Tesco, in quelle di rivendita ’auto con manifestazioni massicce di fronte agli uffici delle aziende produttrici . Insegnanti in diverse città hanno manifestato insieme a studenti e famiglie.

Di fronte alla diffusa ostilità e diffidenza nei confronti del  sindacato ufficiale  (ACFTU) , alcuni dirigenti locali, docenti universitari e politici hanno richiamato la necessità di una riforma del sindacato oggi considerato più un mediatore tra management e lavoratori che non un loro tutore e rappresentante.

 Il bollettino China Labour scrive di decine di migliaia di scioperi di corta durata, spontanei, senza sostegno del sindacato, prevalentemente difensivi – recupero di salari non pagati o assenza di benefit – ma non solo. Dopo gli scioperi alla Honda di un anno fa, dove i lavoratori non solo ottennero aumenti salariali ma anche il riconoscimento del comitato di fabbrica da loro eletto,  le rivendicazioni riguardano sempre più aumenti di salario , condizioni di lavoro e rappresentanza: la possibilità cioè di scegliere liberamente i propri rappresentanti come alla Honda.

 

Significativo che la ACFTU locale della provincia di Guanzhou  abbia introdotto ,proprio negli stabilimenti Honda, nuove regole per la nomina dei rappresentanti del sindacato in azienda, dando spazio a richieste della base. Sempre  nella provincia  di Guangzhou , dove milioni di lavoratori migranti da altre zone della Cina, producono merci per l’intero pianeta, è stata condotta una ricerca sull’opinione dei dipendenti riguardo il sindacato. Alla domanda " a chi ti rivolgeresti per problemi di lavoro ? ",nel settore privato solo il 30%  al sindacato,il 33% è più propenso a chiedere al governo e il 33% al  management. In realtà i sindacalisti , nominati direttamente dalla direzione locale sono spesso parte della gerarchia aziendale.

Le condizione di vita e lavoro dei migranti sono diventato un terreno di intervento sociale da parte di  ong a base studentesca, di gruppi di intellettuali, con, si dice, ripercussioni nel dibattito interno del Partito. La riforma della legge sul permesso di residenza  è diventata uno dei temi più discussi e in seminari universitari.Diversi studenti provengono dalle campagne e lavorano part time in fabbrica.

In alcune università si sono formati gruppi di studio e di inchiesta sulle condizioni di lavoro non solo nel settore industriale ma anche in quello commerciale. Vengono pubblicati bollettini e organizzate campagne di denuncia sulle violazioni di diritti e sulla durezza delle condizioni di fabbrica. Un lavoro che è stato alla base delle lotte del 2010 in grandi aziende e che si sta allargando a settori a prevalenza di piccole e medie.

Il caso più famoso e divenuto noto internazionalmente è quello della Foxconn, azienda di subappalto della Spple nello Shenzen , dopo la drammatica serie di suicidi. Una inchiesta coordinata da un gruppo di sociologi dell’Università di Pekino, è stata pubblicata ad Hong Kong Si è così scoperto che ai giovani operai veniva chiesto di firmare un impegno di non suicidio all’atto dell’assunzione oltre all’obbligo a non domandare il livello di paga a compagni di lavoro! Pena il licenziamento immediato.

Dall’inchiesta svolta da uno studente fattosi assumere come operaio, risulta che il tempo di lavoro assegnato è mediamente di 29 secondi per compiere diverse operazioni manuali e di verifica della centralina telefonica. Taylor, di certo, in Cina non è fuori moda.

L’orario di lavoro dalle 8 del mattino alle 8 di sera. Salario base mensile 173 $ da cui vengono sottratti 14$ per il dormitorio e 50$ per la mensa.

Insomma sembrerebbe che in Cina il buon ,antico principio che per cambiare bisogna lottare, che per lottare conoscere e per conoscere, studiare, non è del tutto scomparso o sta rinascendo con tanto di sorriso del vecchio timoniere. Meno male, ci si sente meno reduci dell’esecrato 900!

 

 T.F

  

 

1 commento

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *