Schlein e il destino dei riformisti

Romani Prodi in “Il suo destino è riunire intorno al Pd tutti i riformisti Agli alleati pensi dopo” risponde, su La Repubblica del 28 febbraio, alle numerose domande di Giovanni Egidio. Ricordiamo che il professore è stato l’unico leader del centrosinistra a battere il centro-destra guidato da Silvio Berlusconi. In due elezioni politiche: quelle del 21 aprile 1996 e del 10 aprile 2006, proponendo alleanze aperte e inclusive (Ulivo). Quella strategia venne in seguito abbandonata dal Pd che è diventato per un verso chiuso e autosufficiente, per l’altro governista pur perdendo le elezioni.   

Così inizia l’articolo. < Il Professor Romano Prodi si dice “sbalordito”. Ma non dalla vittoria di Elly Schlein. “No, quella al massimo può essere considerata sorprendente, e forse neppure troppo. Sbalordito dalla partecipazione alle Primarie. Oltre un milione di persone, che se paragonate a quanti sono stati i votanti del Pd alle ultime Politiche, sono un dato eccezionale. A riconferma del fatto che il Pd è rimasto l’unico vero partito in Italia. Nessuno degli altri sarebbe mai in grado di mobilitare così tante persone. Neppure online”. (…) 

Seguono queste domande.

  • A giudicare dalle reazioni del giorno dopo, la maggioranza degli osservatori invece è rimasta sbalordita dall’imprevisto successo di Elly Schlein. Lei no?
  • Ecco, in molti temono che ora il Pd possa ulteriormente disgregarsi.
  • E come sarà il Pd targato Schlein?
  • Poi un giorno però il problema delle alleanze bisognerà porselo…
  • Però si potrebbe osservare che nel sottovalutare il problema dell’alleanze, Letta si è giocato le ultime elezioni.
  • Quali condizioni invece hanno creato la vittoria di Schlein alle Primarie?
  • Lei rischi non ne vede, rispetto alla tenuta del Pd?
  • Bonaccini si è detto disponibile, pur nella delusione di una sconfitta inaspettata.
  • La stella di Elly Schlein iniziò a brillare anche con l’iniziativa “siamo più di 101”, cioè a sostegno di Prodi dopo il caso dei franchi tiratori. Che rapporto avete?
  • Se le chiedesse di dare una mano?

L’intervista si conclude con queste altre quattro domande

Oltre al riformismo e oltre le alleanze, si tratta anche di fare opposizione al governo in carica. Bonaccini ad esempio è stato criticato per aver riconosciuto le capacità di Giorgia Meloni. Secondo lei è stato un errore?

“Ma chi potrebbe definire Meloni un’incapace? Il problema della premier è un altro, cioè riuscire a governare. E questo problema è già evidente. Ho sentito il ministro Piantedosi dire che l’unica soluzione sui migranti è che restino a casa loro. Mi ha ricordato chi, durante il Covid, diceva che ne morivano tanti in ospedale e quindi era meglio lasciarli a casa… Fare opposizione a questo governo non sarà poi così difficile“.

Su quali questioni pensa che Elly Schlein inizierà mandare segnali del suo nuovo corso?

Il grande tema è quello della giustizia sociale. Che però va perseguita senza interrompere la crescita. La priorità è la redistribuzione del reddito, che ha dentro anche il tema del salario minimo. Poi dovrà rinnovare e non rottamare. Cioè non escludere ma includere nuove intelligenze e capacità. Non è un compito facile, ma ha avuto una fiducia piena e ha tutto il tempo. Le Europee sono tra un anno e mezzo, le Politiche molto più in là”.

Un consiglio però può darglielo.

“Con un linguaggio un po’ cattolico le direi che nei suoi confronti c’è stato un grande atto di fede, ora sta a lei scrivere e predicare il credo. E dovrà essere un credo riformista, altrimenti l’atto di fede svanirà com’è successo a molti dei recenti fenomeni italiani, che i politologi americani chiamano fireworks, fuochi d’artificio. Fiammate improvvise che si ridimensionano subito, alludendo a Renzi, ai 5 Stelle e a Salvini. A lei spetta dimostrare capacità di dare seguito all’investitura, cercando di coniugare coesione e innovazione”.

Un’ultima domanda, ancora sulle alleanze. Se si vuole vincere, come diceva prima, cosa si deve fare?

“Parlare con tutti gli interlocutori possibili. Questo è necessario, ma sapendo bene cosa si vuole e cosa si è. Cioè avendo definito bene il perimetro del Pd che verrà e la società mobile che saprà portarsi dietro. Senza alleanze non si va da nessuna parte, ma sono l’ultimo tassello. Prima vengono i contenuti. È di questi che c’è bisogno”.

Il testo completo si legge con questo link https://www.romanoprodi.it/strillo/schelin-il-suo-destino-e-riunire-attorno-al-pd-tutti-i-riformisti-agli-alleati-pensi-dopo_19595.html

Sul sito www.nuovi-lavori.it potete leggere più articoli che riguardano il nuovo Pd, in particolare la lettera aperta di Raffaele Morese a Elly Schlein, incentrata sul ceto medio e ceto povero, che così inizia < Non ha certo bisogno delle mie congratulazioni per ritenersi soddisfatta della riuscita della sua campagna elettorale e della risposta maggioritaria degli elettori al suo messaggio programmatico. (…) Mi permetto soltanto di avanzare alcune questioni che a chi, come me, si occupa da sempre del lavoro presente e a divenire, sembrano dirimenti per centrare l’obiettivo di una rappresentanza ampia della società italiana. Esse ruotano intorno alla banale constatazione che se non si creano le condizioni di un’alleanza ideale e di interessi tra ceto medio e ceto povero, non si può ambire ad attrarre il consenso necessario per sconfiggere le forze conservatrici. Questo non vuol dire che ci si debba disinteressare delle prospettive dello sviluppo del Paese, del ruolo delle forze imprenditrici, della salute dell’apparato produttivo in forte mutazione, della qualità della cultura degli italiani e della importanza della formazione di base e continua per tutta la vita delle persone. Ma non c’è società giusta se non si affrontano le questioni vitali della parte del Paese più esposta ai rischi e alle difficoltà dell’attraversamento di una transizione economica, ambientale, multiculturale, geopolitica presa tra mare e guerra, di dimensioni impressionanti.  

Il ceto medio, specie del lavoro dipendente, è stato tartassato dalle tasse ed è poco soddisfatto dello stato sociale. I poveri – disoccupati, inoccupati ma anche occupati con salari da fame – sono stati irretiti per un ventennio da proposte farlocche e qualche spicciolo assistenziale. Giusto quanto bastava per assicurare un consenso a politiche risultate più favorevoli ai benestanti e ai ricchi. Così le disuguaglianze sociali ed economiche si sono allargate. Se queste non hanno condotto (finora!) a pericolose ribellioni è dovuto al cuscinetto psicosociale del sonoro “vaffa” che ha imperversato nello scorso decennio. La delusione conseguente al fallimento della proposta grillina aumenta una pressione sociale che va interpretata, depotenziata, affrontata.  

Ceto medio e ceto povero possono mettersi assieme e trovare elementi di coesione se si affrontano due grandi questioni: la ricomposizione del mercato del lavoro e una tassazione che faccia pagare meno perché fa pagare tutti “in ragione della loro capacità contributiva” (art. 53 della Costituzione). Capiremo che è questo che si vuole realizzare, se il PD e le altre forze di opposizione decidono di definire alcuni capisaldi propositivi e li trasformano in proposte. Ne indico tre, pur nella consapevolezza che altre potrebbero essere avanzate e potrebbero dare un senso di completezza alla strategia di alleanza auspicata.  (…) per proseguire https://nuovi-lavori.it/index.php/morese-2/

Per conoscere le convergenze e le diversità tra le mozioni di Elly Schlein e di Stafano Bonaccini e i voti definitivi potete utilizzare questi link

https://www.partitodemocratico.it/news/primarie-pd-i-risultati-definitivi/

https://www.partitodemocratico.it/congresso2023/documenti-congresso/

https://www.ellyschlein.it/partedanoi/mozione

https://www.stefanobonaccini.it/sintesi-mozione-congressuale/

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