RAPPRESENTATIVITA’ SINDACALE -T.Ferigo – Francia

Nel 2008 fu approvata dal parlamento francese la legge sulla rappresentanza sindacale, con notevoli e sostanziali innovazioni. Il provvedimento fu sostenuto da CFDT, CGT, criticato da FO e da altri sindacati minori. La prima novità riguarda la misurazione della rappresentatività sindacale. Questa non è più presunta ma è misurata in base a risultati elettorali ottenuti  tra il 2009 e Dicembre 2012. In questo arco di tempo hanno partecipato al voto il 42,8% dei lavoratori dipendenti (5,4 milioni su 12,7). Le votazioni hanno riguardato: comitati d'impresa, delegati del personale ( nelle aziende con più di 12 dipendenti ); scrutinio nelle piccole imprese e lavoratori a domicilio; elezioni alle camere dipartimentali dell'agricoltura.

La seconda innovazione strutturale è il diritto alla contrattazione in base alla rappresentatività verificata. D'ora in poi occorre il 30 % dei voti espressi per siglare un accordo e più del 50% per opporsi. Inoltre le organizzazioni che ottengono meno dell’ 8% sono automaticamente esclusi.

Il ministero del lavoro ha pubblicato alla fine di Giugno 2013 i dati e fissato il tasso di rappresentatività di ogni organizzazione ai diversi livelli. Questa regola vale per tutti i livelli e ambiti di contrattazione: nazionale, d'impresa o di settore professionale.

Quali le ragioni di queste nuove regole del gioco?

Prima di tutto ridurre il frazionamento sindacale emarginando le piccole organizzazioni.

Secondo responsabilizzare tutte le organizzazioni. Un sindacato minoritario non potrà più firmare da solo un accordo come avveniva prima. I sindacati che contestano un accordo dovranno essere rappresentativi di più del 50% degli interessati all’accordo.

I risultati nazionali hanno consacrato la dominazione della CFDT e CGT. La differenza tra i due sindacati storici è minima, un fazzoletto: la CGT è prima con il 30,6% seguita dalla CFDT con il 29,7%. FO si conferma la terza organizzazione con il 18%. La CFTC e CFE (quadri) ottengono rispettivamente 10,6% e 10.6% Altri sindacati come Unsa e Solidarietà Sud non arrivano all' 8%.

Quali le conseguenze? Possono essere disegnati diversi scenari a seconda degli ambiti di contrattazione. E' certo che le alleanze giocheranno un ruolo essenziale.

Un sindacato che ottiene il 28% di voti in un settore professionale  avrà bisogno di allearsi con un altro per superare l'asticella del 30% e potere così firmare un accordo.

Se un sindacato non raggiunge da solo il 50%, dovrà allearsi, per opporsi.

Il numero di settori professionali francesi è molto elevato, circa 700, e facilita la dispersione dei voti. Tra i 550 settori ove è stata fatta la rilevazione solo 4,5% superano i 100.000 occupati  e il 70% ne contano meno di 20.000.

Pochi sono i settori dove un sindacato ha più del 50%. Tra i 200 settori maggiori solo in 15 di essi: 12 per CGT, 2 per CFDT, 1 per CFTC. Pertanto più del 95% dei lavoratori non hanno un sindacato che abbia maggioranza assoluta. Inoltre solo in 37 dei 200 settori maggiori, nessun o sindacato supera il 30%.

E' evidente l'importanza della strategia d'alleanze. Se si mantiene l'alleanza “riformista” che ha operato negli ultimi anni, questo schieramento -CFDT, CFTC, CGC, Unsa – può avere maggioranza superiore al 50% in 90 settori e la possibilità di firmare accordi in 92, costringendo la CGT ad allearsi a FO. se vuole opporsi.

Naturalmente un'alleanza CGT-CFDT sarebbe dominante. Potrebbe avere una maggioranza assoluta in 192 settori su 200.

Termino con un esempio concreto: l'11 Febbraio 2013 è stato firmato un accordo tra governo e sindacati, a cui si sono opposti CGT e FO. Il segretario della CISL ha commentato il fatto ( su Il Sole 24 Ore) con toni entusiastici con un parallelismo perlomeno azzardato tra CFDT e CISL e definendo “agitatori” CGT e FO capaci solo di fare manifestazioni protestatarie.

Toni Ferigo

1 commento
  1. Visciglia Emanuele Delegato RSU-rls FIM cisl FOMAS Cernusco
    Visciglia Emanuele Delegato RSU-rls FIM cisl FOMAS Cernusco dice:

    Lasciando perdere le affermazioni del segretario, che ormai sta perdendo la bussola.
    Ma in questa riforma dove sarebbe la democrazia? Noi continuiamo a parlare solo in una visuale confederale, non capendo che se molti giovani e altri delusi vanno in sindacati definiti “minoritari” o peggio “sindacatini”, forse è perché stiamo sbagliando qualcosa e una di queste è il fatto che crediamo di essere, come confederali, gli unici ad avere il diritto di parola e di decidere e di essere nel giusto sempre e comunque.
    Io da modesto operaio, penso che ogni operaio ha il diritto di decidere da chì farsi rappresentare, e ognuno ha il diritto di contestare, poi saranno gli operai, che a differenza di altri penso siano intelligenti e vedano la realtà nelle fabbriche, e possono farsi prendere in giro una volta, forse due, ma poi, nella vita in fabbrica sul campo vedendo i delegati nel lavoro di tutti i giorni, capiscono chi pensa a difendere i diritti e chi invece a farsi il proprio orticello per restare in piedi senza sbattersi più di tanto (Quello che si rischia con gli enti bilaterali).
    Io, sempre da modesto operaio e delegato, penso che dobbiamo puntare all’unità dalla base, con il lavoro giornaliero e in prima linea in ogni luogo di lavoro di tutti i delegati seri, onesti, trasparenti e autonomi ed allontanare gli aziendalisti e i servilisti, per essere chiari, i venduti sia alle direzioni sindacali vendute e sia dei padroni, e ripartire da qui per ricostruire l’unità sindacale oltre le sigle!
    e poi ci chiediamo rileggendo la storia della FIM cisl: negli anni ’50 precisamente nel 1958, quando lo stesso Giulio Pastore segretario della cisl nazionale, intervenne nelle elezioni FIAT Torino per fermare e interrompere l’intromissione della direzione aziendale sia nelle elezioni e sia nella scelta dei delegati del Consiglio di fabbrica, arrivando addirittura a far uscire 100 circa dei 114 (spero di non sbagliarmi) delegati fim schierati apertamente con il padrone, diminuendo più della metà i voti e addirittura gli iscritti territoriali, ma che dopo questa pulizia aprì la strada, ripartendo quasi da zero con un gruppetto di delegati e dirigenti non compromessi e non venduti, seri e autonomi che nel congresso del ’59 aprì la strada a personaggi come Bentivogli e Carniti, ecco in questo periodo dove la FIM era praticamente un sindacato minoritario e autonomo, cosa gli sarebbe successo con questa nuova riforma sulla rappresentanza?
    Sono semplici riflessioni che faccio ma che secondo mè servono per ricordarci da dove veniamo e che forse ci siamo dimenticati.
    grazie per lo spazio.

    Visciglia Emanuele Delegato RSU-rls FIM cisl FOMAS Cernusco
    emanuele.visciglia@yahoo.it

    Rispondi

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *