PER BERLUSCONI NON SOLO GAFFE – A.Tridente – Globalmondo 12/2/10

Nella recente visita di stato in Israele Berlusconi ha commesso non solo le tradizionali gaffe, ma ha avvallato ed espresso comprensione per la sproporzionata riposta militare a Gaza, dove sono avvenuti massacri di civili, donne e bambini. Non perde occasione il premier, nelle sue missioni all’estero, per “svergognare” il paese che rappresenta rendendosi inoltre ridicolo con il suo repertorio di bugie, superficialità, teatralità, comprese le barzellette sulla madre di Gesù raccontate alle suore dei luoghi sacri.

Questa volta ha plaudito all’operazione militare israeliana “Piombo fuso”, il brutale e sproporzionato attacco militare israeliano a Gaza dello scorso anno, che ha causato la morte di 1400 palestinesi, di cui oltre 300  bambini. Come se non bastasse ha dichiarato, mentre lo attraversava, di non “aver visto il Muro”, lo sbarramento che emargina e segrega nella propria terra milioni di palestinesi.

Tornato in Italia, reduce da una terra insanguinata e contesa da due popoli aventi lo stesso diritto a possederla, con la stessa disinvolta e compiaciuta sicurezza ha predisposto la spettacolare riunione di famiglia annunciando la spartizione dell’immensa  ricchezza di miliardi di euro ai propri figli, ricchezza accumulata nel corso degli anni in cui ha goduto di clientelari appoggi politici, e di altri favori non del tutto chiari e puliti.

Chissà, forse l’esito del processo in cui depone Ciancimino junior potrebbe aiutare a chiarire qualche cosa dell’intrigata matassa. Beninteso, se si potessero infrangere alcune barriere protettive delle 18 leggi che dal 2001 al 2006 hanno prodotto benefici effetti per Berlusconi e le sue società.

Tornando al viaggio nel MO, la trimestrale rivista di “Amnesty International” di gennaio, riporta una lunga nota a firma di Renato Coen sul rapporto Goldstone, personalità a capo di una commissione d’inchiesta dell’Onu sui fatti di Gaza, quasi sconosciuto in Europa e in Italia. Il Rapporto denuncia ”che l’esercito israeliano ha più volte violato i diritti umani nelle sue operazioni nella Striscia di Gaza, ha colpito obiettivi civili, ha agito e usato la forza in maniera sproporzionata” Chiede allo stato ebraico di indagare in maniera imparziale su tutta una serie di episodi oscuri avvenuti durante la guerra e sull’utilizzo di armi proibite ( al fosforo bianco), puntando il dito anche su Hamas responsabile di atti contro i civili mediante il lancio di centinaia di missili Kassam che da molti anni incutono paura ed insicurezza ai cittadini israeliani ( si stima che in 9 anni siano stati lanciati sulle cittadine di confine circa 9.000 razzi che hanno determinato feriti e una dozzina di morti).

Coen aggiunge che il Consiglio Onu per diritti umani ha accolto con schiacciante maggioranza il rapporto che evidenzia questo uso indiscriminato e sproporzionato della forza della operazione “Piombo Fuso”.

Altri toni dunque rispetto ai facili applausi alla Knesset raccolti dal nostro primo ministro per aver dichiarato il proprio appoggio al massacro! I dati forniti in altra parte dall’Ufficio Statistiche del Ministero degli Esteri israeliano, offrono un quadro quasi completo delle vittime negli ultimi otto anni(2000-2008) di guerra israelo-palestinese, nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Sono numeri agghiaccianti: Palestinesi uccisi dagli israeliani dalla Forze di Sicurezza israeliani , 4908, di cui 47 uccisi da civili israeliani; Israeliani uccisi dai palestinesi, 1062, (di cui 727 civili).

L’abbandono di Gaza da parte israeliana non è stato colto come fatto positivo da Hamas, osserva lo stesso rapporto: Hamas ha infatti installato, nelle zone abbandonate dai coloni e dalle truppe israeliane che ne proteggevano i villaggi, basi per lanciare per anni missili e sparare colpi di mortai sui civili delle città vicine, in grande quantità di missili e colpi di mortaio(circa 3102).

Gli effetti politici non si sono fatti attendere: dimissioni del debole e moderato governo di Olmert, successo della lista di estrema destra, Ysrael Beiteinu, e del suo leader Avigdor Lieberman, che ha assunto  la carica di ministro degli esteri nella coalizione diretta dal leader di destra del Likud, Netanyahu.

Puntuali le proteste delle ormai deboli organizzazioni pacifiste israeliane, che pur tuttavia resistono, in ciò incoraggiate dalle voci di dura protesta dei più famosi scrittori israeliani che da tempo invocano e sollecitano che “tacciano le armi e si intavolino onesti negoziati per giungere alla pace che riconosca due patrie ai due popoli oggi in conflitto, restituendo i territori occupati”.

Fin dai primi negoziati e accordi di Oslo, David Grossman, Amos Oz, Avraham Yehoshua, si sono schierati per la pace e la cooperazione dei due popoli fratelli. Grossman, dopo la morte del figlio militare caduto in guerra, è ancor più dolorosamente convinto che si dovrebbe avanzare nei negoziati per la soluzione del conflitto, ripetendo che non “saranno le armi a decidere della sicurezza di Israele, ma onesti ed equi negoziati”.

Sono voci non facilmente tacitabili perché parlano alle teste e al cuore di chi abita lo stato di Israele, per ribadire il buon diritto a stare su quella terra e nel contempo aver sempre ben presente i “danni collaterali” che tale scelta ( nel 1948) ha causato alle popolazioni palestinesi che da sempre risiedevano. Non dimentico quanto mi diceva l’amico Nemer Hammad, allora rappresentante a Roma dell’Olp, e di Arafat, al rientro in patria, e ora di Abu Mazen: “Alberto, sono stati gli europei, con i pogrom e poi con l’Olocausto, a scaricarci il problema in Palestina. Vivevamo in pace, senza reali conflitti con le comunità ebraiche. Gli europei ci debbono aiutare a trovare una soluzione che rispetti il nostro diritto alla patria palestinese, non plaudendo ai massacri e alla segregazione del nostro popolo senza terra e senza diritti…”. 

Ma Berlusconi non può comprendere la pace nella giustizia: un capo di governo in visita ufficiale in una realtà conflittuale come quella israelo-palestinese, che non “vede il Muro perche distratto”, dovrebbe starsene a casa e non esporre il paese a vergognose rappresentazioni di nullità politica e, peggio, del più  “furbesco” e vacuo provincialismo.
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