Manifesto per la nuova Scuola

“La scuola deve tornare a essere principalmente un luogo di conoscenza e relazione umana”. Pubblichiamo un documento redatto da un gruppo di docenti per sostenere una nuova idea di scuola. Tra i firmatari: Gustavo Zagrebelsky, Luciano Canfora, Salvatore Settis, Adriano Prosperi, Alessandro Barbero, Tomaso Montanari. Il Manifesto si articola nei seguenti temi:

  • La scuola come luogo della relazione umana e del rapporto intergenerazionale
  • Per una scuola della conoscenza
  • Un giusto rapporto tra mezzi e fini
  • Il mancato coinvolgimento degli insegnanti nelle “riforme” degli ultimi vent’anni
  • Il reclutamento e la formazione degli insegnanti
  • Restituire centralità all’ora di lezione

Per il testo completo con elenco di promotori e sottoscrittori un clic su questo link https://www.micromega.net/manifesto-per-la-nuova-scuola/

Negli Stati Uniti è stato pubblicato un interessante articolo con 10 principi da seguire per rivoluzione l’insegnamento nelle scuole americane, che sono validi anche per noi. Si sollecita di mettere al centro l’indipendenza di bambini e ragazzi accettando che possono esprimere il loro disaccordo e la loro curiosità, ponendo una particolare attenzione per la salute mentale degli studenti promuovendo la loro anti fragilità. Si consiglia di lasciare perdere le ideologie e insegnare il senso critico e la curiosità, solo se si accetta che gli studenti abbiano idee diverse non è indottrinamento. Sono dieci principi per l’istruzione in una società libera. L’articolo  di Gegg Lukianoff è apparso sulla testata Persuasion, ora pubblicato su Il Domani per la traduzione di Monica Fava Per leggere l’articolo aprire l’allegato.

Alessandro Baricco in“Baricco: “Ripartiamo dalla scuola. Ma vi prego, basta Dad”, intervistato da Riccardo Luna, su La Repubblica, afferma che “Questo è un sistema destinato a collassare. La pandemia ha dato una grandissima spallata. I nostri figli andranno ancora in questa scuola. I loro figli no” e alla domandaPerché non si può cambiare? Risponde chiamando in causa il sindacato della scuola e gli insegnanti, con parole molto chiare: «Credo che occorra guardare con ferocia a una cosa importante: l’assunto non toccate il sindacalismo mai, i diritti del lavoro e la tutela dei lavoratori mai. Mai, mai, mai. Però la scuola in Italia è bloccata anche per la difficoltà immensa che si ha con i sindacati della scuola. Quando un ministero non riesce a cambiare una cosa che teoricamente controlla bisognerà farsi delle domande. E se dovessi provare a dare una risposta sarebbe che non puoi cambiare una cosa così grande tutta insieme, e quindi la devi parcellizzare, devi fare tante riforme diverse, iniziare a riformare una piccola parte, procedere per contagio, non puoi pensare di dare uno scossone a tutti…»  per proseguire aprire l’allegato.

Le biblioteche scolastiche e il loro ruolo sono al centro dell’articolo di Gino Roncaglia  su Il Manifesto. Scuola. Un intervento sulla ripartenza e sulla necessità di ripensare luoghi terzi di approfondimento, centri di cultura come le biblioteche scolastiche. Un appello del Forum del libro, sottoscritto da numerose istituzioni, ne sottolinea l’importanza. Compito certo non facile, e a sua volta da articolare diversamente in situazioni diverse. C’è però uno strumento trasversale, troppo spesso assente o marginale nelle nostre scuole, che potrebbe offrire una prima, salutare ‘iniezione’ di terzi spazi e terzi tempi: una biblioteca scolastica funzionante, concepita non come deposito di libri ma come centro culturale attivo e propositivo, in cui integrare informazione tradizionale e digitale, e lavorare sull’approfondimento degli interessi e non solo sulla didattica disciplinare. È a questa idea di biblioteca scolastica che il Forum del libro ha dedicato un appello sottoscritto da numerose istituzioni – da Amnesty International a Save the Children, dall’Associazione Italiana Biblioteche alle associazioni dei librai, dal Coordinamento delle reti di biblioteche scolastiche al Movimento di Cooperazione Educativa, da Ibby Italia al Centro studi scuola pubblica – e che da lunedì sarà aperto anche alle adesioni individuali (la lista dei primi firmatari è già assai lunga e comprende molte figure di spicco del mondo della scuola e della cultura).  (..) per proseguire aprire l’allegato.

Teresa Olivieri, segretaria della Cisl Scuola Torinese, in “L’unico patto possibile? riportiamo la scuola al centro del paese” afferma “..E la nostra scuola pubblica, se non si cambia strategia, se non si svolta, continuerà a “rubare” la vita a studenti e insegnanti. Morale: occorre concretizzare quanto sostenuto nel “Patto per la Scuola al centro del Paese”, firmato il 20 maggio 2021 dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e dai sindacati confederali, che riconosce la valenza strategica che l’investimento in conoscenza riveste per le prospettive di ripresa e di avvio della crescita del nostro Paese. Il patto afferma la necessità di rilanciare l’intero sistema di istruzione e formazione attraverso un modello di interventi strutturali ed organici.I vuoti d’organico da coprire in provincia di Torino: 5.559 posti (…) per proseguire un clic su questo link https://www.laportadivetro.org/lunico-patto-possibile-riportiamo-la-scuola-al-centro-del-paese/

Sul  problema annoso delle cattedre non assegnate scrivono, su Il Sole,  anche Eugenio Bruno e Claudio Tucci  in “All’appello del piano assunzioni mancano già 35mila insegnanti”. Il nuovo anno scolastico. I posti vacanti sono 112mila ma il mix di graduatorie, concorsi vecchi e nuovi e stabilizzazioni dei precari ne assicurerà solo 77mila. Sulle assunzioni a scuola i conti rischiano di non tornare. La conferma giunge dalla relazione tecnica al decreto Sostegni-bis, che la Camera ha appena iniziato ad esaminare. A fronte di 112mila posti vacanti individuati dal governo, il mix di interventi contenuto nel Dl – ricorso alle graduatorie, concorsi vecchi e nuovi, mini-sanatoria dei precari) assunti a termine poi stabilizzati dopo l’anno di prova) – ne assicurerà, nella migliore delle ipotesi, circa 77mila. All’appello, dunque, ne mancherebbero 35mila. Se li sommiamo alle 150mila supplenze più o meno brevi che i sindacati si aspettano ecco che anche l’anno prossimo rischiamo di ritrovarci con 180/190mila incarichi a tempo determinato. Meno del record di 200mila raggiunto quest’anno ma comunque un esercito. A settembre insomma si rischia nuovamente di ritrovarsi con un prof su cinque precario. E non è un caso che in Parlamento siano già partite le grandi manovre per allargare la mini-sanatoria introdotta dal provvedimento. Tant’è che all’orizzonte già si profila un insolito asse Pd-Lega. (…) per proseguire aprire l’allegato

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