L’UOMO CHE SPIEGO’ L’UOMO – Il padre dell’antropologia moderna – Claude.Lévi-Strauss –
L’uomo che ci spiegò l’uomo. Marino Niola, su La Repubblica, ricorda – a dieci anni dalla scomparsa – Claude Lévi-Strauss, il padre dell’antropologia moderna, che in esclusiva scrisse per Repubblica sedici articoli illuminanti. Dal razzismo al vegetarianesimo la sua indagine è stata ampissima. Così inizia. Le razze non esistono. Ma il razzismo non finirà mai, perché il colore della pelle e altre differenze somatiche sono i classificatori primari dell’umanità. In questa frase, che Lévi-Strauss amava ripetere nelle sue lezioni, c’è tutta la filosofia, lucida e disincantata, del più grande antropologo del Novecento.
Scomparso il 30 ottobre di dieci anni fa, quando stava per compiere 101 anni. Per lui il secolo breve è stato lungo, perché ne ha vissuto cambiamenti e rivolgimenti, dalle due guerre mondiali all’attentato dell’undici settembre.
Nessun antropologo è stato popolare e osannato quanto lui. E nessuno ha esercitato un’influenza altrettanto vasta sulla cultura del nostro tempo. Dalla sociologia alla poesia, dalla psicoanalisi alla letteratura, dalle arti visive alla storia delle religioni. E perfino alla musica. Tanto che Luciano Berio inserì addirittura dei brani de Il crudo e il cotto, una delle sue opere più celebri, nel primo movimento della sua Sinfonia.
Diventò famoso nel 1955 con Tristi tropici, un diario di viaggio sospeso tra visione e previsione che, in realtà anticipa molte delle grandi questioni che agitano il nostro presente. Dall’integralismo religioso all’overtourism, dall’ambientalismo all’antispecismo.
Lévi-Strauss è stato sempre un critico feroce dell’antropocentrismo, che fa dell’uomo il signore e padrone del creato. E un sostenitore appassionato del biocentrismo, che ha come ideale etico e filosofico l’equilibrio tra le specie. Un’autentica rivoluzione copernicana. Susan Sontag lo considerava uno dei libri più importanti del secolo. Anche per l’ampiezza dell’immaginazione teorica. Che in un piccolo dettaglio scopriva tutto un mondo. Come quando nei tatuaggi degli Indios del Mato Grosso, simmetrie astratte indifferenti alle linee anatomiche, rivelò l’espressione simbolica di un’esigenza universale di armonia ed equilibrio, un antidoto grafico contro le disuguaglianze della vita quotidiana. Anche i suoi studi sulla mitologia hanno rivoluzionato la cultura e il senso comune. Che vedono nel pensiero mitico un’infanzia del logos, un default della ragione. Per lui invece il mito è la scatola nera dell'essere, che condiziona sempre e dovunque i nostri sentimenti e i nostri comportamenti. (…) per continuare aprire l'allegato
Allegato:
luomo_che_spiego_luomo_niola_rep.doc
luomo_che_spiego_luomo_niola.pdf
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!