INTERNET IL NOSTRO MOTORE A SCOPPIO – W,Veltroni – mutazione epocale delle abitudini –
Walter Veltroni, su L’Unità del primo Maggio, descrive la più importante mutazioni delle abitudini degli uomini che sia stata introdotto nel 900. Racconta Internet a trent'anni dalla sua nascita. Pone tre grandi interrogativi. Pubblica il primo dialogo in rete tra lui e Riotta, tra Italia e Usa. Inizia così.
Una rivoluzione superiore a quella dell’uomo sulla Luna: con il web è cambiato il rapporto tra radici culturali e movimento degli umani. Sono passati trent’anni dalla nascita di Internet. Sembra un secolo, difficile com’è ricordare il mondo prima che la grande rete tutto avvolgesse e unisse. Nella storia dell’umanità quella data ha un peso importante. Perché, se le guerre finiscono e i governi passano, le grandi rivoluzioni tecnologiche lasciano invece un segno per decenni o secoli, finché qualche altra scoperta non cambia di nuovo i paradigmi del mondo.
L’arrivo di Internet è paragonabile all’invenzione del motore a scoppio e alla grande rivoluzione industriale che cambiò, alla fine dell’ottocento, il modo di produrre lavoro e ricchezza e fece nascere le città moderne rivoluzionando il rapporto tra radici culturali e movimento degli umani. Non ho dubbi nell’affermare che l’arrivo della grande rete è stato più capace di produrre sconvolgimenti sociali e antropologici della discesa dell’uomo sulla Luna.
E’ stata la più importante mutazioni delle abitudini degli uomini che sia stata prodotta nel Novecento. La rete ha mutato il modo di sapere, di amare, di usare il tempo, di produrre, di distribuire, di comunicare. Ha reso il mondo intercomunicante , più piccolo e raggiungibile. Ha prodotto innovazioni non calcolabili al momento in cui nacque, la rete. I telefoni che sono capaci di farci essere sempre collegati e reperibili, il tempo di tutte le nostre relazioni che si è fatto diverso, restringendosi e dilatandosi secondo logiche non conosciute dall’umanità in tutta la sua storia.
Una rivoluzione, una di quelle che segna uno spartiacque nella storia dell’uomo. Oggi fatichiamo a misurare la portata dei mutamenti nella coscienza umana che questa innovazione ha prodotto. E agli “apocalittici “ che guardavano impauriti il nuovo che squarciava il vecchio oggi si sono sostituiti i balbettii degli “integrati “incapaci di avvertire criticamente anche gli effetti morbosi, per usare una espressione gramsciana, di questa rapida e pervasiva trasformazione di ogni forma di relazione umana.
- E’ compatibile la concezione del tempo indotta dalle tecnologie con la processualità della democrazia?
- La dimensione e la rapidità del registrarsi e dell’esprimersi diretto dell’opinione pubblica, la cultura dell’immediato, è coniugabile con la delega che, di ogni democrazia, è cardine?
- La semplificazione del ragionare e la sua radicalizzazione conseguente non finiscono col demolire la categoria della complessità, necessaria per sfuggire alle suggestioni pericolose dell’emotività collettiva?
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