INDUSTRIA:159 VERTENZE DI CRISI – Mise – Job Act e dintorni –

Il Job Act che Matteo Renzi si accinge a presentare alla Direzione del Partito Democratico per poi aprire il confronto – per avere senso nel nostro paese – non potrà essere sganciato da quanto il Governo, e le parti sociali, proporranno per dare soluzione ai 159 casi più gravi di crisi aperti nel settore Industria. Il 2014 sarà un anno cruciale per il sistema produttivo italiano. I tavoli di trattativa aperti al Ministero dello Sviluppo Economico (Mise), solo quelli per le crisi principali, riguardano oltre 120.000 lavoratori. Tra i settori più colpiti: elettrodomestico, siderurgia, tlc e automotive

Sono 159 i tavoli di confronto riguardanti imprese in crisi attualmente aperti presso il Ministero dello Sviluppo economico. E parliamo solo delle vertenze che nel corso degli ultimi 12 mesi sono state oggetto di almeno due incontri plenari, cioè alla presenza dei rappresentanti della proprietà, dei lavoratori e delle istituzioni. In totale – riferisce il Mise all'agenzia Agi – sono coinvolti oltre 120.000 lavoratori. I posti dichiarati in esubero dalle imprese ammontano in media a circa il 15%; per 18 imprese (che occupano circa 2.300 dipendenti) si è in presenza di una dichiarazione di cessazione di attività.

I settori maggiormente interessati sono elettrodomestico bianco e relativa componentistica, siderurgia, manifatturiero, telecomunicazioni, componentistica auto e moto, farmaceutico. Nel corso degli ultimi 12 mesi sono stati sottoscritti 62 accordi che hanno consentito di evitare oltre 12.000 riduzioni di organico.

Tra le 160 vertenze ce ne sono alcune più note: Natuzzi, Indesit, Bridgestone, Novelli, Richard Ginori, Micron (unità di Avezzano), Vestas, Alcoa, Sixty, Candy, Ies-mol (Raffineria di Mantova), A C C, Berco, Valtur, Marangoni, Simpe, Plasmon, Filanto, Wind, Meraklon, Eurallumina. Tra gennaio e novembre sono state richieste 990 milioni di ore di cassa integrazione e l'industria è il ramo di attività che assorbe il maggior numero (a novembre su 110 milioni, 76 erano per l'industria).

Tra i tavoli di crisi che da gennaio vedranno impegnati ministero e sindacati vi sono aziende di grande rilievo e 'marchi' storici per il Paese, in tutti i settori produttivi: dall'elettronica di Alcatel a Italtel, alle ceramiche di Ideal Standard; dal tessile di I Ti Erre alle energie rinnovabili di Marcegaglia (stabilimento di Taranto); dalla chimica di Akzo Nobel alla cantieristica di Fincantieri (stabilimenti di Palermo e Castellammare di Stabia). Maggiormente interessati sono i settori nei quali hanno particolare incidenza sul costo totale di produzione, il costo del lavoro ed il costo per l'approvvigionamento di energia.

 02/01/2014    rassegna.it

 

1 commento
  1. Emanuele Visciglia
    Emanuele Visciglia dice:

    cari segretari di FIM-FIOM-UILM E CGIL CISL UIL
    anche solo leggendo questo articolo:
    a voi sembra che il problema sia veramente ed esclusivamente l’Art.18? Vi sembra che in Italia sia così difficile licenziare?
    A noi non sembra!
    Quindi, basta!
    Iniziate a ragionare in questo modo: a chi mi paga la tessera cosa è più utile, essere tutelato ed avere stabilità, o togliergli la tutela renderlo ricattabile e poter essere licenziato quando il padrone vuole?
    La risposta è ovvia:
    Noi Operai iscritti (e anche i futuri assunti) che paghiamo e pagheremo la tessera e siamo la maggioranza del paese, vogliamo la possibilità o almeno una minima garanzia di sapere di non essere licenziati a piacimento dei padroni, poter così fare progetti a medio e lungo termine e vedere i nostri figli iniziare a lavorare con una forza contrattuale in più! Quindi deduciamo che:
    chi ci rappresenta deve portare avanti quello che serve più a noi e non a chi vuole eliminarci, dividerci e sfruttarci! e invece di studiare come rendere effettive le richieste dei padroni, deve studiare come trasformare l’economia e la società per rendere effettiva la stabilità, la serenità ( i diritti dei lavoratori) e far ritornare protagonisti gli operaia e tutti i lavoratori salariati, i pensionati e i piccolissimi artigiani, cioè la classe operaia e popolare!
    emanuele.visciglia@yahoo.it

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