IL LAVORO RICHIEDE POLITICHE AD HOC – N.Cacace – globalizzazione –

Se il lavoro non è una merce qualsiasi, perché investe la dignità del cittadino, la piena occupazione diventa dovere dello Stato democratico, tanto più di uno Stato che all´art.1 della sua Costituzione recita "L´Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro".

Poiché da sempre il progresso tecnico produce aumenti continui della produttività, storicamente la piena occupazione, raggiunta da quasi tutti i paesi industriali alla fine degli anni ´70-´80, si è ottenuta in due modi: la crescita della produzione ed una continua riduzione della durata del lavoro. Nel secolo scorso, grazie all´azione sindacale, si ottennero le 40 ore, i diritti di ferie, malattia e maternità, talché la durata annua del lavoro in Europa si è quasi dimezzata da 3.000 a 1.600 ore. Da decenni il processo storico di riduzione dalla durata del lavoro si è arrestato in molti paesi, tra cui l´Italia ed il risultato è che oggi il paese vive un vero e proprio dramma occupazionale, a differenza di molti paesi del Nord Europa, Germania in testa, che hanno adottato politiche del lavoro ad hoc, indipendenti dalla crescita.

E l´Italia? È andata in direzioni opposte e neanche il Jobs Act approvato di recente al Senato sembra avere quelle caratteristiche di novità che sarebbero necessarie per far uscire il paese dal dramma occupazionale in cui si trova. È sperabile che i decreti che usciranno dalla delega riescano a correggere una linea che, oggi come oggi, non contribuirà a creare un solo posto di lavoro in più, tanto meno i 3 milioni che ci servirebbero per non morire…di vecchiaia.

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