GENERALE ANCORA VINCENTE ANCHE SE…… – P. Carniti e i suoi 80 anni – attualità e riconoscenza –

«Carniti ha compiuto 80 anni con una commemorazione (fortunatamente da vivo, sottolinea l’interessato) mai riservata ad un dirigente sindacale, alla presenza del Presidente della Repubblica, di un ex Primo Ministro (Romano Prodi) e della Cisl, ai suoi massimi livelli di responsabilità. Il titolo dato al contributo allegato, quello di un “generale ancora vincente nonostante la guerra perduta” vuol sottolineare come la sua identità etico morale sia ancora così forte da resistere all’oblio ed alla constatazione che, in quanto rappresentante del lavoro, ha perso la sua guerra.

La nuova onda della globalizzazione e della finanziarizzazione dell’economia ha tracimato sulle tradizionali difese di ispirazione social-democratica alle quali il mondo del lavoro, nelle sue istituzioni politiche e sociali, è rimasto ancorato. Non è solo una questione utilitaristica di mancato adattamento nelle strategie di tutela e di rappresentanza nei confronti di un mondo del lavoro cambiato. E’ l’impoverimento di un patrimonio ideale, di una visione del futuro. Se il carisma di Carniti resiste nel tempo è perché ha saputo sempre tenere insieme la prosa dell’azione sindacale con la poesia degli ideali». Questa è la presentazione del Presidente Isril Giuseppe Bianchi alla Nota n.39 “Un generale ancora vincente nonostante la guerra persa”.(allegata)

In allegato l'intervento fatto da Pierre Carniti al convegno organizzato il 6 dicembre, all'Auditorium Cisl di Roma. Nell'occasione le Edizioni Lavoro hanno pubblicato il libro "Pensiero, azione e autonomia" con un racconto autobiografico, vari saggi e dieci testimonianze di protagonisti del mondo sindacale. In allegato anche il link dell'audio-video dell'evento.

Allegati

  • Generale ancora vincente nonostante la guerra perduta _ Nota 39 Isril
  • Senza unità sul lavoro non torna il sole_Pierre Carniti_www.eguaglianzaelibertà.it

Allegato:
senza_unita_sul_lavoro_non_torna_il_sole_carniti.doc
isril_newsletter_2016_39.pdf

1 commento
  1. Rodolfo Vialba
    Rodolfo Vialba dice:

    Riflessioni minime.
    Lasciando da parte ogni altra possibile considerazione e valutazione sui temi trattati da Carniti nel suo intervento, temi che meriterebbero ben altra sede e spazio di quello qui possibile, mi pare si possa, anzi si debba convenire con lui quando afferma che il problema cruciale economico e sociale del nostro tempo sia quello del lavoro, della disoccupazione, così come mi pare che nessuno, certo non le Organizzazioni Sindacali dei lavoratori e degli imprenditori, non il governo, non le forze politiche, metta in discussione questo dato di fatto.
    Ciò che crea perplessità, e comunque pone interrogativi sulla reale volontà di perseguire l’obiettivo del lavoro per tutti, è che tutti ne parlano e si ingegnano nel proporre e attuare soluzioni, sempre parziali perché quelle definitive esistono solo avendo a riferimento una realtà immobile, senza mai affrontare il vero problema, quello che in altri tempi, fine anni ’60 e inizio anni ’70 del secolo scorso, si chiamava strutturale, cioè la riduzione dell’orario di lavoro, perché, come dice Carniti, “il punto è che non c’è abbastanza lavoro per tutti. Per tutti coloro che vorrebbero lavorare. Perciò l’unico modo per affrontare concretamente il problema è quello di ridurre gli orari e ripartire diversamente il lavoro disponibile”.
    Ripeto qui quanto ho già posto come problema in altre occasioni: vista la mole delle risorse che vengono, improduttivamente e assistenzialmente, destinate al finanziamento delle varie forme di ammortizzatori sociali (secondo l’INPS 22 miliardi nel 2014), perché non destinarne una parte al finanziamento della riduzione dell’orario di lavoro che, come avvenuto in Danimarca dove l’orario di lavoro è di 272 ore inferiore a quello italiano, porterebbe alla consistente riduzione del tasso di disoccupazione e precarietà? Perché sostenere solo i “contratti di solidarietà” nelle aziende in crisi e non assumere la riduzione dell’orario di lavoro come patto di sviluppo e strategia condivisa tra le forze economiche, produttive e di governo del Paese? Perché soffermarsi a discutere di reddito di cittadinanza che altro non sarebbe, costi a parte, che la negazione del lavoro “come fattore decisivo di appartenenza, di identità individuale, familiare, sociale?”
    Carniti ha fatto bene a parlare di questo tema alla presenza del Presidente Mattarella e di Prodi, ma anche dei vertici nazionali della CISL, non per dare indicazioni, come dice lui, ma per richiamarne l’attenzione, visto che “per il problema del lavoro per tutti, per effetto del sempre maggiore impiego dell’informatica, della robotica, dell’automazione, non esistono, oggi, realistiche prospettive che la situazione possa cambiare significativamente” e, aggiungo io, perché diventi tema di dibattito congressuale e di iniziativa politica della CISL.
    Nel silenzio pressoché assoluto attorno a questo tema, tre sono le voci che si odono: Pierre Carniti, Nicola Cacace e Savino Pezzotta. E tutti e tre, con toni e sfumature diverse, richiamano la necessità di ricomporre la rappresentanza del mondo del lavoro, per dare senso e prospettiva all’idea dell’unità sindacale, essendo questa la condizione strategica per affrontare e governare i problemi del mondo del lavoro e partecipare alla soluzione di quelli del Paese.
    Rodolfo Vialba
    18 dicembre 2016

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