Disarmo integrale

Di fronte alla violenza di una invasione contro la sovranità di un paese oltre alla resistenza civile e  armata del popolo aggredito devono essere ben viva le iniziative della politica internazionale, di intermediazione e della ricerca del possibile compromesso sotto l’egida dell’Onu. La guerra in Ucraina ha invece rinvigorito, finora, la strategia di chi – sia nella Nato, sia nella Russia, sia in Ucraina- ricerca la soluzione confidando sul conflitto esclusivamente militare, sulla guerra di logoramento o di sfiancamento che sia. E’ ritornato in auge, per i grandi decisori politici e militari, il pensiero del generale-scrittore austriaco Carl von Clausewitz, diventato famoso per il suo trattato teorico sulla guerra, Vom Kriege (1832-34), sulle strategie militari e sulla politica affermando che “…la guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi”.

E’ quanto è sotto i nostri occhi e sono ancora troppo poche le voci per contrastare questo disastroso orientamento; tra queste quella di Papa Francesco che con l’inedita iniziativa degli ultimi giorni, la lettera aperta a L’Espresso, invoca un disarmo mondiale perché quando si riempiono gli arsenali prima o poi si trova una motivazione, una “giusta causa” per utilizzare le armi, qua e là nel mondo,  svuotando così gli arsenali per poi riempirli nuovamente con armi più moderne e costose, garantendo così alle principali multinazionali grandi business e profitti ingenti. La voce di Papa Francesco è considerata nobile ma eclettica, semplicemente perché è controcorrente alle troppe bugie del politicamente corretto che consiglia e ripete l’antico detto “..se vuoi la pace prepara la guerra”.

Chi prende parola per proporre vie alternative alle cosiddette guerre di logoramento o a “bassa intensità” – o altrimenti denominata (non solo Putin “battezza” con altri nomi il ricorso alle armi, lo hanno fatto più volte anche Usa e Nato in nome della libertà e dei diritti) – è di norma classificato come un’ingenua “anima bella” oppure come un imbelle, un complice (oggi di Putin) o un “panciafichista”, secondo la celebre espressione mussoliniana. Si legge a proposito nella Treccani: s. m. e f. e agg. [alteraz. polemica di pacifista, dalla locuz. (serbare la) pancia (per i) fichi «evitare vilmente il pericolo, tenere molto alla propria pelle»] (pl. m. –i), spreg. – Pacifista; il termine è stato coniato polemicamente per indicare coloro che allo scoppio della prima guerra mondiale erano contrarî all’intervento italiano nel conflitto. Anche come agg.: politica p.; atteggiamento panciafichista.    

Apparteniamo all’Occidente, lo difendiamo perché, più che in altre parti del mondo, sono state definite in queste società: costituzioni, leggi, diritti sociali e civili, libertà di stampa e di parola, di religione, di costumi, di pluralismo (associazioni e sindacati), che consentono iniziative, mobilitazioni, manifestazioni sindacali e sociali per la giustizia, per l’eguaglianza, per diversi modelli di sviluppo. L’Occidente è certamente in declino rispetto alla sua storia ma ci sono strumenti istituzionali e diritti per contrastare: corruzione, illegalità, ingiustizie, disuguaglianze, arbitrii e dintorni. Valori e principi che sono alternativi al modello di società, ai principi dogmatici e ai sistema politico richiamati da chi – vedi l’accoppiata Putin-Kirill – ha deciso e “santificato” l’inopinata e sanguinosa invasione dell’Ucraina, costretta alla resistenza civile e armata.

La resistenza armata degli ucraini non è solo legittima per respingere l’aggressore ma necessaria – a nostro avviso – per consentire al legittimo governo eletto dai cittadini di essere parte attiva di un negoziato internazionale – sotto l’egida dell’Onu – che per la sua capacità di condizionamenti e compromessi tra le grandi potenze può definire una tregua con un programma di ritorno delle truppe russe allo “staus quo” ante 24 febbraio 2021, condizione necessaria per avviare un complesso negoziato internazionale sullo status delle due repubbliche (Donestsk e Luhansk), prima autonome, poi separatiste e infine annesse alla Russia, aree dove dal 2014 è in corso una guerra civile, tra ucraini nazionalisti e ucraini russofili con episodi che hanno coinvolto soldati russi (regolari e non). I referendum di Putin sono privi di legalità internazionale e sono stati effettuati con le armi in pugno: il pronunciamento del popolo dovrà avvenire con altre regole e controlli e con le armi deposte. 

Proprio perché sosteniamo la sacrosanta causa ucraina auspichiamo che si metta più fiato nelle manifestazioni al “russian go home “ per riportarli ai confini del 24 febbraio 2021, ricordandoci lo slogan degli anni 70 “yenkee go home” ai tempi della guerra in Vietnam. Pensiamo che la strategia imboccata dai vertici Nato (a guida americana e britannica) per una lunga “guerra di logoramento” sia alla fine perdente per la convivenza nel mondo, per l’unità dell’Europa e in particolare per il popolo ucraino. Per quante armi e carri armati si potranno inviare resta determinante il numero di soldati schierati sul campo di battaglia che le possono impugnare, come pure la possibilità di avvicendare le truppe sui fronti di combattimento. La lunga guerra di logoramento può, forse, avere un senso per Usa e Nato, nella strategia degli imperi in declino, ma è tragica per il popolo ucraino e per il suo futuro che comunque avrà ai suoi confini ridefiniti internazionalmente l’odiato nemico. Più si prolungano i combattimenti maggiore sarà la distruzione,  più famiglie saranno disperse per sempre, più cresceranno i milioni di profughi. La fornace della guerra sforna mostri e odi che dureranno  per generazioni. La fornace si spegne solo con il negoziato e il compromesso su quanto è conteso.

Sostenere la causa ucraiana, significa anche esprimere liberamente un pensiero critico verso chi (nella Nato, nel governo ucraino, nel popèolo) pensa di potere cacciare con le armi i russi dalla Crimea (annessa nel 2014) e solo dopo tale fatto accettare una tregua per un negoziato. Pensiamo  che lo status della Crimea debba essere rinviato nel tempo e definito internazionalmente dopo la tregua e stabilizzazione del Donbass.

Cerca di prendere il volo…..

Pensiamo di rafforzare la sacrosanta causa ucraina e la sua eroica resistenza quando affermiamo di non condividere le critiche rivolte a Papa francesco dall’ambasciatore ucraino in Vaticano, che ha protestato perché alla Via Crucis pasquale hanno partecipato oltre a un ucraino anche un russo, sottolineandole con queste parole: “Dimentica di dire che i suoi parenti sono andati in Ucraina per uccidere, e non viceversa”. Pensiamo che sia un grave errore politico e culturale identificare un popolo con il governo pro tempore che lo rappresenta.

Per quanto qui abbiamo scritto siamo convinti che l’inedita lettera di Papa Francesco., pubblicata su l’Espresso n. 14, del 9 aprile, non sia un’utopia, intendendo per essa la definizione data, nel 2014, dallo scrittore uruguayano Eduardo Galeano “..l’utopia è un orizzonte mobile che si sposta più in là quando ti avvicini…che serve l’utopia? Serve per questo: perché io non smetta mai di camminare..”.

Nella sua lettera Francesco che quell’orizzonte del “disarmo integrale” può essere raggiunto.”..è un sano realismo” per conquistare una vera pace nel mondo.  In allegato il testo di Papa Francesco e articoli correlati pubblicati .

Non alimentare venti di nuove guerre e conflitti come si profila sul versante Taiwan-Cina con l’amministrazione Biden disponibile a soffiare nelle vele, con intese con Teipei per il riarmo. Ha buone ragioni il presidente Macron nel sollecitare l’Europa a non identificarsi con tale politica della crescente tensione.(vedi allegato). Fermare le guerre se si vuole costruire una convivenza pacifica nel mondo che s’impegni attivamente per l’equilibrio climatico del pianeta intaccato gravemente dall’antropologia e dal vertiginoso consumo di energia che surriscalda l’atmosfera producendo catastrofi (siccità e nubifragi) devastanti quanto le guerre.

Link correlati

https://sindacalmente.org/content/carl-von-clausewitz/

https://www.treccani.it/vocabolario/panciafichista/

https://www.vita.it/it/article/2015/04/13/galeano-a-che-serve-lutopia-a-non-smettere-di-camminare/132784/

il principo e il diritto di speranza – Sindacalmente

https://volerelaluna.it/societa/2023/04/11/pacifismo-e-movimenti-per-la-pace-nel-nuovo-millennio/

https://volerelaluna.it/politica/2023/04/13/geopolitica-e-lotta-di-classe/

https://www.micromega.net/cina-e-taiwan-cosa-aspettarsi-della-crisi-in-corso/

https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/ne-kiev-ne-mosca-accettanola-proposta-di-dialogo

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