COSA PUO’ SUCCEDERE DOPO I MOLTI NO – redazione – sindacato 23/6/10

Il referendum di Pomigliano ha registrato un numero di No ( 36,7%) ben superiore alla rappresentatività della Fiom. Cosa farà ora la Fiat? La Fiom? I sindacati polacchi? Pubblichiamo tre brevi articoli: il primo riguarda il piano C Fiat un’ipotesi che ritorna; il secondo la dichiarazione del Segretario Nazionale Fiom dopo l’esito referendario, la terza un commento dalla Polonia sollecitato da Toni Ferigo. Le ultime elezione delle Rsu si sono svolte nel 2006, poi è seguito un lungo periodo di Cig che perdura. I risultati furono i seguenti: Uilm 21.75%; Fiom 21.55%; Fismic 20.55%; Fim 19.5%; Slai Cobas 7.7%; Ugl 6.75%; Faims-Cisal 2.55.   Buona lettura.

 

 Intervista di Fabrizio Salvatori a Piergiorgio Alleva – Liberazione  23-6-2010

   

Professor Piergiovanni Alleva, è polemica sul cosiddetto “piano C” che l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, avrebbe già predisposto qualora l’esito del referendum sull’accordo per Pomigliano non fosse da lui ritenuto soddisfacente.

Questo piano consisterebbe nella chiusura dell’attuale società che gestisce lo stabilimento campano seguita dal licenziamento e da una successiva riassunzione del personale, selezionata presso un’azienda nuova di zecca.

Ma tale procedura non violerebbe l’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori, che sanziona “il comportamento antisindacale”? Sono sbigottito e incredulo, perché sarebbe, tra l’altro, una cosa non solo assolutamente illegittima ma anche molto grossolana.

Nello specifico?

Se questa faccenda del “piano C” fosse vera, sarebbe illegittima non solo ovviamente dal punto di vista degli articoli 14 e 15 dello Statuto dei lavoratori, che vietano la discriminazione del lavoratore in qualsiasi modo, tanto più per la sua affiliazione sindacale, ma anche sotto altri profili. 

Allora quali sono gli strumenti giuridici effettivi a disposizione della Fiat per attuare questa operazione?

Non credo proprio che abbiano strumenti convincenti. Possono provare a forzare, ma diventa una storia infinita e irta di ostacoli e pericoli. La ditta non può evadere dai suoi obblighi, come evaderebbe qui. Sarebbe una diminuzione di personale a fini antisindacali ottenuta con mezzi fraudolenti, dal momento che la nuova società sarebbe comunque riconducibile alla stessa proprietà. In linea di massima se un’azienda – inteso come sistema di beni – passa dalla proprietà all’altra, tutti i lavoratori passano, salvo che si tratti di un’azienda con una crisi dichiarata e ci sia un accordo sindacale che faccia passare solo alcuni lavoratori ma spiegando il perché e sulla base di criteri obiettivi. Questo evidentemente sarebbe possibile se lo scopo fosse uno scopo antisindacale. Quindi due cose: se gli impianti che la nuova società andrà a gestire saranno gli stessi, tutti i lavoratori passerebbero alla nuova società, salvo, ripeto, un accordo sindacale che però non sarebbe possibile qui perché chiaramente bisognerebbe dire quali sono i criteri attraverso i quali gli uni passano e gli altri no e verrebbe fuori facilissimamente la discriminazione sindacale. 

 A quel punto si potrebbe quindi parlare di licenziamenti discriminatori?

Certo, perché sarebbe un aggiramento della legge 223, dove ti devi confrontare con dei criteri trasparenti. Se invece questa operazione fosse fatta attraverso la messa in mobilità di tutti i lavoratori e poi la riassunzione ex novo di alcuni di essi da parte di una newco, si tratterebbe ancora una volta di capire due cose: uno, se non sarebbe un trasferimento di azienda mascherato e allora ugualmente dovrebbero passare tutti; oppure comunque di un licenziamento collettivo fatto senza criteri obiettivi, perché alla fine dei lavoratori alcuni ritrovano un rapporto di lavoro verso un soggetto che appartiene alla stessa proprietà mentre altri no. In ogni caso cose di questo genere, con uno sfondo sindacale così chiaro, lo scopo anti sindacale non potrebbe essere nascosto.

Un vecchio vizio dell’imprenditoria italiana? 

Io dico sempre che quando si parla di queste cose è come cercare di nascondere un gatto dentro a un sacco. Non si può fare, perché il gatto si muove. Un vecchio proverbio che aiuta molto l’attività forense. Ne ho fatte di queste cause con queste condizioni, ma ero un giovanotto e poi hanno smesso.

 

 23/06/2010 14:37 | LAVORO – ITALIA

 

Per ritrovare il consenso chiesto dalla Fiat per avviare gli investimenti a Pomigliano, è necessario «riaprire il negoziato. Noi siamo pronti ad assumerci tutte le responsabilità, ma non si può ottenere il consenso a comando, ma attivo e partecipato».

Lo ha detto il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini che ha ringraziato i lavoratori di Pomigliano «perchè hanno dimostrato una responsabilità e una dignità che deve essere elemento di riflessione per tutti. La Fiat voleva organizzare un plebiscito con ricatto e invece i lavoratori hanno detto con chiarezza che vogliono l’investimento, che vogliono lavorare ma che vogliono anche dignità, tre elementi inscindibili».

Secondo Landini «se Fiat ha a cuore lo sviluppo del Paese deve riflettere soprattutto se pensa che sia necessario avere un consenso esplicito» al suo piano. La proposta della Fiom è quindi quella di riaprire il tavolo «togliendo le limitazioni dei diritti e tornando agli elementi necessari per l’applicazione del piano, che – sostiene – si possono trovare applicando il contratto nazionale di lavoro».

 

 

 

Ferigo ha ricevuto info dalla Polonia

 

Ho chiesto ad un amico  polacco ( Agi) quali sono le reazioni in Polonia sulla vicenda Panda-Pomigliano. Mi ha  inviato questo breve testo dopo aver letto i giornali e visto la TV.

 

In Polonia sono convinti che è una operazione del Governo italiano.

Brevemente:  gli operai polacchi – o più precisamente i sindacati – hanno sperato che il referendum fallisse, ma visto che ha vinto il sì, loro sono disposti a fare ulteriori concessioni, specialmente su un argomento che riguarda la turnazione.

Anche il sindacato settembre ’80 che è il più politicizzato (mi sembra di capire, ma prendi con le pizzette, non è che capisca molto ) è disposto ad accordare le richieste della FIAT, anzi ad accettare ulteriori richieste.

Si rendono conto tuttavia che il problema è politico. Sarebbe stato il governo italiano a chiedere (imporre) questo spostamento e loro da bravi nazionalisti capiscono esigenze simili.

Non sono però affatto convinti che i clienti della Panda fabbricata in Italia, dunque più cara, saranno così numerosi. come per le loro macchine.

Un certo Gierot (sindacalista) è rimasto alquanto sorpreso da questa decisione, ritenendo che la fabbrica di Tychy sia una fabbrica modello e il ritmo e la qualità del lavoro svolto sia eccellente, cosa ribadita a più riprese dalla stessa FIAT.

Un pensiero personale. Stamani ho letto un pò di cose e mi sembra che i polacchi sono prudenti. Sono incazzati, impauriti ma non vogliono compromettere eventuali aperture con dichiarazioni toppo drastiche o anti italiane.

Comunque, sono più che disposti a fare la concorrenza agli italiani…..con buona pace della coscienza di classe. E sai che ti dico? Li capisco.

Come capisco quelli che hanno votato sì in Italia. La gente ha paura. E’ in gioco il futuro del loro lavoro. E la strategia sindacale non si vede. Divisione e disponibilità.  Ciao  Agi    
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