CONFLITTO ASSIMETRICO -P.Carniti e M.Tronti- globalmondo 24/1/11

Pierre Carniti e Mario Tronti esaminano dai loro diversi punti di vista la globalizzazione. Partono da convinzioni diverse ma su un punto convergono: il mai risolto dilemma del conflitto capitale-lavoro si sta svolgendo in un contesto profondamente mutato, un conflitto assimetrico in cui il capitale di rischio ha acquisito una straodinaria mobilità, senza frontiere, mentre i lavoratori sono vincolati al territorio. Non era certamente questa la condizione del secolo scorso nel quale la mediazione capitale lavoro è dettata dalla “convivenza” – a volte a vita – di operare sul medesimo insediamento, sullo stesso territorio.

Pierre Carniti in un suo lungo scritto “Dopo la Fiat”ripercorre la storia del commercio internazionale, con comparazioni anche ardite tra l’antichità e l’oggi. Un lungo percorso descrittivo per poi sottolineare la svolta epocale di come agisce e si muove il capitale nell’epoca della globalizzazione. E’ una sollecitazione a riflettere per capire la direzione verso cui stiamo andando senza tentare di ricondurre il presente negli schemi tradizionali e senza illuderci che alla fine tutto tornerà come prima. Ed il sindacato si trova spiazzato in quanto risultano spuntati i tradizionali metodi di analisi ed ambiti di lotta sindacale.

Afferma Carniti: «D’altra parte un numero crescente di lavoratori, legati come sono al territorio, sostanzialmente impediti nei movimenti o, se si muovono, vengono fermati al più vicino presidio di confine, si trovano in estrema difficoltà rispetto al capitale che invece si muove liberamente da un posto all’altro. Come ho già osservato, l’asimmetria deriva dal fatto che il capitale è sempre più globale, mentre il lavoro rimane locale e per questa ragione esposta, disarmato, ai capricci imperscrutabili di “investitori” ed azionisti misteriosi. Per non parlare di quelle cose esoteriche che sono “le forze di mercato”, “ragioni di scambio” e “leggi della concorrenza”. Per i capitalisti i “beni di famiglia”, che dovevano durare più a lungo di ogni singolo membro, coincidevano con gli stabilimenti ereditati, costruiti, o progettati per fare parte dell’asse ereditario. Per farla breve, la mentalità di “lungo termine” equivaleva all’aspettativa che le sorti rispettive delle persone che acquistavano lavoro e di quelle che lo vendevano fossero strettamente ed inestricabilmente legate per un lungo tempo a venire. Di conseguenza che raggiungere una forma tollerabile di coabitazione fosse nell’interesse di tutti..».

 

Mario Tronti nell’articolo “La catena spezzata”, esprime un giudizio sul significato e valore simbolico della resistenza operaia in un’impresa multinazionale a fronte dell’introduzione di modelli di relazioni industriali che riducono i diritti sociali e la capacità di contrasto da parte del lavoro vivo. Parla di « drammatica rivelazione del mutato, anzi del rovesciato, rapporto di forza tra capitale e lavoro…È che fino a gran parte del Novecento esisteva un movimento operaio internazionale e dei capitalismi nazionali. Oggi è l’inverso: c’è un capitale-mondo e lavoratori sul cosiddetto territorio.(…) ». Sempre più osserva Tronti « è un prendere o lasciare… Trattative, accordi: non se ne parla, cose del passato…Sindacati: solo se collaborativi. Una rappresentanza di conflitto: fuori del luogo di lavoro. Contratto nazionale: roba da vecchio Novecento. Anche qui: produzione globalizzata, contrattazione localizzata. Impresa-mondo e tante newco». Prosegue osservando che «si vuole ridurre il rapporto di lavoro della grande fabbrica al rapporto di collaborazione dell’impresa minifamiliare. Non c’è più differenza tra lavoratore e imprenditore: siamo tutti nella stessa barca, per remare insieme al buon fine della casa-azienda. Più profitto, più lavoro».

Sono due interessanti contributi che stimolo alla riflessione. Ed è da condividere pienamente la considerazione di Carniti quando afferma « La situazione è radicalmente cambiata e non sarà mai più la stessa. Ma non è affatto venuto meno il bisogno di equità e di giustizia e quindi il bisogno di solidarietà. Ciò che serve è che le organizzazioni del lavoro trovino i modi e le vie nuove perché esso possa tornare a farsi valere. Inutile dire che in assenza di un impegno convergente, comune, unitario, l’impresa non ha alcuna possibilità di successo».

 

Allegati

  • Dopo la Fiat di Pierre Carniti
  • La catena spezzata di Mario Tronti

Allegato:
Dopo la Fiat_Carniti.doc
La catena spezzata di M.Tronti.doc

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