Come sbloccare i licenziamenti
Raffaele Morese nella prima parte dell’articolo “Sbloccare i licenziamenti senza lasciare soli i lavoratori“, pubblicato sul sito www.nuovi-lavori.it si sofferma: su quanto ha prodotto la pandemia sul mercato del lavoro, sull’occupazione e le nubi ancora più preoccupanti che si stanno addensando, su quanto detto dalla Confindustria e sull’attesa dei sindacati a scoprire le carte per il dopo blocco licenziamenti. Per battere strade nuove e efficaci, in conclusione delle sue riflessioni, propone:
1 – La prima è quella di avere una legislazione di favore per la contrattazione di riduzioni dell’orario di lavoro, a misura delle singole aziende. Essa va intesa come spesa d’ investimento per l’occupazione. Anche altri Stati si stanno muovendo così nei loro Piani. Le aziende che attuano questa misura non devono perdere competitività e quindi per un certo periodo di tempo dovranno godere di contributi adeguati. Non tutte le aziende potranno risolvere con questo intervento il problema degli esuberi, ma in parte aiuterebbe ad attenuarlo.
2- La seconda strada da imboccare è quella che il regime del blocco del licenziamento deve riguardare tutti i lavoratori che accettano di frequentare corsi di riqualificazione professionale. Chi non volesse riqualificarsi, sarebbe tutelato con le vigenti misure sulla disoccupazione. Per tutto il periodo di formazione e per un congruo periodo successivo per la ricerca del lavoro, il lavoratore resta a carico dell’azienda e beneficia della cassa integrazione straordinaria o della cassa Covid 19.
Per il successo del processo di mobilità da un posto di lavoro ad un altro, è necessario che, in deroga dell’attuale ordinamento, un ente nazionale trilaterale, con diramazioni territoriali, prenda in carico il lavoratore che si forma e che cerca lavoro, certifichi che ciò avviene, crea collaborazioni con strutture pubbliche e private capaci di assicurare riqualificazione e nuove allocazioni. Da ultimo – non per ordine di importanza – è necessario promuovere una serie di misure di sostegno all’occupazione femminile, che non riguarda solo la riqualificazione professionale, la formazione tecnica, ma soprattutto la rapida messa in campo di strutture e servizi in grado di liberare il tempo delle donne e delle famiglie, a partire dagli asili e dagli asili nido con orari flessibili e dai servizi di cura per la persona.
In questo modo, nessuno verrebbe lasciato solo. Nello stesso tempo, ognuno sarebbe responsabilizzato per la migliore riuscita di un progetto di mantenimento di quella coesione sociale che è la condizione principale per una transizione produttiva e sociale di spettacolare complessità ma anche di straordinaria potenzialità. Questo Paese è pieno ancora di situazioni di rendita di posizione. Soltanto un ampio fronte riformista potrà traghettarlo verso l’Europa e verso uno spread piccolo piccolo. Non può essere soltanto impegno del Governo, deve trovare nella società civile chi pone le condizioni giuste, chi propone lo scambio ragionevole per sconfiggere conservatorismi e corporativismi. (…) per leggere il testo completo un clic su questo link http://www.nuovi-lavori.it/index.php/sezioni/1981-sbloccare-i-licenziamenti-senza-lasciare-soli-i-lavoratori
In allegato uno studio di Matilde Casamonti e Raffaela Palomba dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani (CPI) di Carlo Cottarelli, su “Sistemi di integrazione salariale: un confronto europeo”.
La newsletter n.272 di Nuovi-lavori segnala inoltre i seguenti articoli, apribili con questi link
- L’attualità di Tina Anselmi di di Gianfranco Refosco
- Qual è il confine di una diseguaglianza accettabile? di Giuseppe Bianchi
- Aldo Bonomi (Aaster):Povertà? Welfare inadeguato, città sfaldate di Gabriele De Stefani
- Teoria e pratica dell’ ”impresa integrale” di Federico Butera
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- Persone disabili nel lavoro, prima della pandemia di Mario Conclave
- La formazione 4.0 rifinanziata dalla legge di bilancio 2021 di Giuseppantonio Cela
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