Carl von Clausewitz

Distruzione, massacri e odio nella guerra in Ucraina. La strategia della Nato rimane sintetizzata nelle parole che ripete, per quanto riguarda l’invio delle armi e il sostegno militare,  il segretario generale  Jens Stoltenberg “..fare tutto ciò che serve a sostegno degli ucraini”.  E’ la linea comune, a parole o per tacito assenso,  dei 30 paesi che fanno parte del Patto dell’Alleanza Atlantica contraddetta dai fatti, dalle decisioni operative, anche nell’Unione Europea. Sul fronte opposto Putin afferma spudoratamente di volere trattare dando per scontata l’annessione del Donbass alla Federazione Russa conseguita con un’aggressione armata e un referendum fraudolento.


Esiste la possibilità di creare un’alternativa a questo dramma  politico e sociale che riporta in auge la teoria di Carl von Clausewitz: la guerra è nuovamente considerata come il proseguimento della politica con altri mezzi e non già la conseguenza del suo fallimento.

E’ possibile costruire un’alternativa che fermi, prima che la guerra si allarghi e diventi endemica come la pandemia Covid,  la catena di distruzione, di massacri che fanno scaturire quell’odio che si recupera faticosamente dopo generazioni.

La più grande “bugia” politica che viene ripetuta – anche per salvarsi l’anima – è quella che debbano essere gli ucraini a decidere quando trattare e come costruire il compromesso. Mentre i contatti informali proseguono a livello di 007 delle grandi potenze, dei militari, attendendo i passi risolutivi di Usa e Cina per creare un tavolo internazionale di negoziato e una tregua d’armi.

I cittadini dell’Europa debbono solo schierarsi come tifosi in nome dei valori dell’Occidente? Oppure esprimere il loro senso critico e responsabile. I valori dell’Occidente non sono forse anche quelli di ridare ruolo alle Nazioni Unite, all’Onu? A ricordare gli orrori delle che hanno dilaniato l’Europa nel secolo scorso? Ricordare per non ripetere le tristi e pericolose vicende che seguono le “vittorie mutilate” quando le guerre si protraggono e creano immensi lutti e devastazioni.

Saranno certamente gli ucraini a decidere in ultima istanza il loro futuro ma non per questo dobbiamo astenerci dall’esprimere le nostre considerazioni per fermare la guerra  con un realistico compromesso.   

Il fronte di guerra, degli scontri- Corsera

Massimo Cacciari è tra i non molti intellettuali italiani che hanno rimarcato per un verso i  grandi rischi che si corrono insistendo nella teoria di Carl von Clausewitz, per l’altro si è esposto per ipotesi di mediazione internazionale. Ha nuovamente scritto, il 12 dicembre su L’Espresso, queste frasi: «Il sostegno militare all’Ucraina è un mezzo, non un fine. Ma qual è l’obiettivo, la strategia? Nessuno lo dice. E l’Europa smarrisce la propria missione storica di mediazione tra gli imperi in conflitto (…) Le armi servono a vincere sul campo la Russia? Per costringerla alla resa? Per “riconquistare” la Crimea? Per disfare la Federazione russa (più di 80 soggetti federali, tra cui 22 Repubbliche autonome, in gran parte costituite da minoranze etniche…». In allegato l’articolo

A metà ottobre 11 intellettuali – di destra e di sinistra, tra i quali Massimo Cacciari e Pietrangelo Buttafuoco – hanno sottoscritto l’appello «Un negoziato credibile per fermare la guerra», proponendo sei punti per fermare la guerra e avviare il negoziato, sospinti dalla volontà e dalla ragione di non rassegnarsi alla normalità della guerra, della distruzione di cose e di vite che incideranno pesantemente nel futuro. Scrivono che «..bisogna offrire uno scenario credibile per chiudere questo conflitto, divampato con l’aggressione russa al di là delle gravissime tensioni nel Donbass. Un conflitto che non può avere la vittoria tutta da una parte e la sconfitta tutta dall’altra…Bisogna fermare l’escalation e impedire la catastrofe del sonnambulismo. In quest’ottica riteniamo che i governi responsabili debbano muoversi su queste linee:

1) Neutralità di un’Ucraina che entri nell’Unione Europea, ma non nella Nato, secondo l’impegno riconosciuto, anche se solo verbale, degli Stati Uniti alla Russia di Gorbaciov dopo la caduta del muro e lo scioglimento unilaterale del Patto di Varsavia.

2) Concordato riconoscimento dello status de facto della Crimea, tradizionalmente russa e illegalmente “donata” da Kruscev alla Repubblica Sovietica Ucraina.

3) Autonomia delle Regioni russofone di Lugansk e Donetsk entro l’Ucraina secondo i Trattati di Minsk, con reali garanzie europee o in alternativa referendum popolari sotto la supervisione dell’Onu.

4) Definizione dello status amministrativo degli altri territori contesi del Donbass per gestire il melting pot russo-ucraino che nella storia di quelle Regioni si è dato ed eventualmente con la creazione di un ente paritario russo-ucraino che gestisca le ricchezze minerarie di quelle zone nel loro reciproco interesse.

5) Simmetrica descalation delle sanzioni europee e internazionali e dell’impegno militare russo nella regione.

6) Piano internazionale di ricostruzione dell’Ucraina.

A nostro avviso questi possono essere i punti di partenza realistici e credibili per un cessate il fuoco. In una direzione simile va da ultimo la proposta di Elon Musk, e da tempo le sollecitazioni di Henry Kissinger a una soluzione che nel rispetto delle ragioni dell’Ucraina offra insieme una via d’uscita al fallimento militare di Putin sul terreno. Fondamentalmente sono le linee più credibili di un negoziato possibile e necessario, anche per l’unica Agenzia mondiale all’opera davvero per la pace, la Chiesa di Roma..». Qui il testo dell’appello https://www.avvenire.it/attualita/pagine/un-negoziato-credibile-per-fermare-la-guerra 

Kherson: un volto disperato della guerra. Foto Corsera

I sei punto indicano un percorso per la tregua e la pace assai diverso dalle parole e dalle intenzioni dell’aggredito Zelensky e dell’aggressore Putin. Processare prima la Russia per crimini di guerra, ottenere il totale ritiro delle truppe russe come pre-condizione di Zelensky per avviare un negoziato oppure rivendicare come ripete Putin che siano accettate le annessioni delle province del Donbass alla Federazione Russa come pre-condizione del negoziato, significa voler ricercare “la mediazione” sul terreno con la voce delle armi, continuare una guerra già contrassegnata da massacri e distruzioni ad ampio raggio, dilatando l’odio e il disprezzo reciproco.

Su questo sito articolo correlato https://sindacalmente.org/content/tra-kant-e-aristotele/

Chi era Carl von Clausewitz https://www.treccani.it/enciclopedia/carl-von-clausewitz

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