Verso un Sì preventivo?

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha affermato che ‘Con la manovra si darà luogo a una ricomposizione del prelievo fiscale, riducendo l’incidenza del carico sui redditi da lavoro, e si garantirà un ulteriore rifinanziamento del fondo sanitario nazionale. Inoltre, al fine di dare continuità agli interventi approvati dal Governo, saranno previste specifiche misure volte a stimolare gli investimenti delle imprese e a garantire la competitività’. La relazione introduttiva al Dpfp sottolinea come la stabilità politica del Paese rafforzi la resilienza economico ad eventuali shock e contiene parecchie rassicurazioni sulle quali è lecito l’antico detto “…promesse da marinaio” ma non ritenute tali dalla segretaria generale della Cisl tant’è che la prima pagina del quotidiano online Conquiste del lavoro, di sabato 4 ottobre, titola “Meno Irpef, più sanità” senza specificazione e pertanto suona come apripista per un percorso collaborativo – privo di mobilitazione e di pressione sociale, salvo assemblee al chiuso –  con il Governo per la definizione della prossima Legge di bilancio 2026. Un sì preventivo?

Conquiste del Lavoro Sabato 4 ottobre

Leggendo con attenzione l’intervista rilasciata da Daniela Fumarola al Foglio del 3 ottobre (vedi allegato) e successive dichiarazioni si può ben sospettare – azzeccando la previsione –  che le parole polemiche rivolte alla Cgil che “ è solita a dichiarare scioperi preventivi in vista della manovra” siano una cortina fumogena per nascondere un SI’ già preventivo della Cisl, in quanto consapevole e responsabile che le risorse sono poche – come già previsto dal Dpfp – e pertanto sia necessario mettere in campo quel senso di responsabilità verso il paese e il bene comune, per remare nella stessa direzione tutti insieme, accettando “quello che passa il convento”. Ma non siamo tutti sulla stessa barca, ma tutti sullo stesso mare agitato e con venti, con barche differenti come stazza e sicurezza.

Giù le tasse sui redditi, più risorse alla sanità senza quantificare  le risorse in miliardi a due cifre possono risultare parole ingannevoli. La Cisl e in particolare la segretaria generale Fumarola sembrano dimenticare gli impegni solenni assunti pochi mesi fa al Congresso di Roma.  Alcuni esempi. Nella relazione congressuale la pagina 32 titola “Sanità, architrave irrinunciabile” e si legge “…I passi avan­ti compiuti con le ultime manovre non hanno potuto compensare il fatto che il rapporto tra spesa sanitaria e Pil sia stabilmente inferiore alla media europea. Restano senza adeguata risposta i bisogni sia sul versante di medici e operatori sanitari, sia su quello dei pazienti, dei cittadini che hanno bisogno e diritto di essere curati. Assumere più medici e infermieri, estendere la medicina di prossimità, ridurre le liste d’attesa, rilanciare gli investimenti su prevenzione e assistenza domiciliare, ammodernare strumentazioni e ospedali: tutto ciò deve restare al centro della nostra mobilitazione. Bisogna attuare il modello di integrazione socio-sanitaria territoriale prefigurato dal PNRR, favorendo la presa in carico precoce, integrata e multidisciplinare, migliorando la gestione delle cronicità e alleggerendo la pressione sugli ospedali..”.  Parole scritte sull’acqua? Servono stanziamenti in miliardi a due cifre.

Ancora, la pag.27 titola “Una politica dei redditi espansiva” e si legge “..Il sistema impositivo deve essere più equo e redistributivo, alleggerendo pensionati e lavo­ratori dipendenti. L’elefante nella stanza si chiama fiscal drag: un meccanismo che in questi anni ha drenato decine di miliardi, erodendo i risultati dei rinnovi contrattuali, l’alleggerimento del cuneo fiscale, l’adeguamento delle pensioni. In un contesto di inflazione elevata come quello degli ultimi anni, l’incremento nominale degli stipendi e delle pensioni spinge lavoratori e pensionati in scaglioni fiscali più alti senza un reale aumento del reddito disponibile. Questo meccanismo colpisce in particolare il ceto medio e le fasce più deboli. Secondo stime recenti, ciò ha comportato, nel solo biennio 2022- 2023, una perdita netta di centinaia di euro l’anno per milioni di contribuenti….”. Il Governo ha fatto ben intendere che da quell’orecchio non ci sente…il senso di responsabilità della Cisl è verso la rimozione dell’elefante o verso fare quadrare i conti del Governo che non pensa ad incrementare le entrare. Per i pochi elementi di cui disponiamo ci fermiamo a queste considerazioni, per ora.

L’ISTAT rileva che il “carrello della spesa”, ovvero le spese rigide per il settore degli alimentari e la gestione della casa, registra aumenti significativi – superiori agli indici per l’inflazione media del paese – che superano gli incrementi dei salari medi, portando a una riduzione del potere d’acquisto dei consumatori, rendendo più difficile per le famiglie acquistare gli stessi beni e i servizi di prima.

Le confederazioni hanno il dovere di definire, con i lavoratori, una posizione unitaria che dia risposte a questi tre punti:

1 – per adeguare gli stipendi al costo vita è necessario modificare l’indice Ipca di riferimento per i rinnovi contrattuali che  attualmente non prevede il recupero dell’inflazione importata, quindi il caro bollette e costo dell’energia che sono determinanti per la  riduzione del potere d’acquisto;

2 – correggere la “beffa” del fiscal dag, del drenaggio fiscale (con indicizzazioni delle detrazioni per il lavoro dipendente e pensioni), che ha già ridimensionato l’effetto positivo della riduzione del cuneo fiscale strutturale deciso con la manovra del 2025 e farà altrettanto con l’eventuale riduzione dell’aliquota ipef  per il ceto medio;

3-  frenare l’aumento del costo dell’energia sganciando il meccanismo attuale di allineamento gas-elettricità, richiesta anche sostenuta dalla Confindustria.

La Cisl della responsabilità assume impegni responsabili verso questi punti concatenati per salvaguardare il potere d’acquisto di salari e pensioni? Se sì come pensiamo, allora il senso di responsabilità deve indurci a sostenere la richiesta di aumentare le entrate certe dello stato per fare fronte alle tre richieste. Al centro rimane la questione delle questioni: introdurre il prelievo progressivo per le rendite finanziarie e i sui patrimoni immobiliari (con un soglia significativa di esenzione per la prima casa), poi la riforma del catasto (che attende da decenni) recuperando milioni di immobili invisibili o catalogati al ribasso. Senza nuove risorse per le casse dello stato poco si potrà avere per garantire il potere d’acquisto dei salari (non possibile con il solo rinnovo dei contratti) e delle pensioni e neppure per un consistente miglioramento dei servizi basilari come la sanità, l’assistenza domiciliare, le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA).

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