Uno, due e tre…

Il Manifesto ha pubblicato in avvio di Aprile tre interessanti interviste: al neo-segretario generale della Cisl Luigi Sbarra (intervistato da Massimo Franchi), al segretario generale della Cgil Maurizio Landini (un lungo colloquio-intervista di Luciana Castellina) e al “segretario generale” di chi è privo di rappresentanza, il registra Kean Loach (intervistato da Caterina Soffici) che con i suoi film fa emergere i tanti dimenticati.

Dalla loro risposte emergono, o s’intuiscono, analisi e prospettive assai diverse sulla società e sul sistema economico, anche tra i due segretari generali delle due più rappresentative Confederazioni, che invece pienamente convergono nell’insistenza per il prolungamento del blocco dei licenziamenti fino al superamento della pandemia, auspicando che nel frattempo si definisca la riforma degli ammortizzatori sociali.

Però a tutt’oggi non esiste, o non è conosciuta, una lettera formale di richieste unitarie di Cgil, Cisl, Uil per COME riformare gli attuali ammortizzatori sociali, se non nei noti e ripetuti generici obiettivi: che siano universali (senza ben specificare tutti i destinatari e la forma di finanziamento, assicurativa o fiscalità generale che sia); che siano affiancati da valide politiche attive del lavoro con adeguati cicli di formazione, rinnovamento e potenziando i Centri per l’impiego; l’estensione dei contratti di espansione (che sono uno strumento per mandare in pensione cinque anni prima i lavoratori e non già una nuova strategia per la riduzione dell’orario di lavoro). Cose molte giuste e altre meno che rimangono comunque però, da molti mesi, poco più che titoli. Un’attesa pericolosa, che rischia essere il comportamento dello struzzo, che ritarda un’analisi precoce, oggi, per “vedere” cosa succederà quando si richiuderà l’ombrello protettivo del blocco dei licenziamenti, un “ombrello” che protegge sì il reddito ma non chi ha già perso il lavoro per gli effetti della pandemia.

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