Il Direttore Generale di Confindustria, dopo le unanime reazioni indignate per l’applauso che i delegati alla Conferenza hanno rivolto ad Espenhahn, amministratore delegato di Thyssen, ha chiesto scusa a nome di Confindustria dichiarando che "Quell’applauso è stato un errore".«L’applauso all’amministratore delegato di Thyssen è stato sbagliato, inopportuno, e colgo l’occasione per chiedere scusa a nome di Confindustria ai familiari delle vittime e all’opinione pubblica che si è sentita colpita e offesa». Lo ha detto il direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli intervenendo alla trasmissione «Cofeee Break» su La7. «Ma quell’applauso va capito perchè è spontaneo in una platea di imprenditori. Perchè c’è stato? Perchè le imprese si trovano preoccupate per l’estrema incertezza del diritto in Italia».
Galli ha ricordato che durante l’assise di Bergamo, che si è tenuta a porte chiuse, ci sono stati due applausi, tra i quali uno «molto intenso alla presidente Marcegaglia quando ha detto con grande forza che ogni incidente sul lavoro è una sconfitta per l’impresa. Questo è un punto molto chiaro per noi». «Noi siamo i primi ad essere seriamente impegnati affinchè non ci siano incidenti – ha detto successivamente Galli – Noi abbiamo un impegno fortissimo sulla sicurezza sul lavoro. Un manager cerca di fare squadra con i propri dipendenti. Se non lavori insieme con gli operai non vai da nessuna parte. E un incidente sul lavoro può anche distruggere anni di lavoro fatto per creare una squadra». Dopo aver spiegato che l’applauso all’ad della Thyssen è stato sbagliato e inopportuno Galli ha spiegato quelle che potevano essere le ragioni dell’applauso, legandole dell’incertezza del diritto.
«Le regole – ha detto – vanno applicate in modo uguale per tutti, in modo equo e giusto». «Le sentenze si rispettano», ha aggiunto ma «ha detto lo stesso Guariniello che la sentenza era storica, un unicum, che accadeva per la prima volta al mondo». «Personalmente – ha poi detto Galli – credo che le sentenze non debbano essere esemplari, ma giuste». Il nodo – secondo il direttore di Confindustria – è quello di «una giustizia che in alcuni casi è più severa che in altri paesi europei e in altri casi non fa nulla. Inoltre abbiamo un’amministrazione che in questo caso sembrerebbe non funzionare. La stessa procura ha avviato un fascicolo contro la asl che aveva fatto controllo e non aveva trovato nulla di irregolare. Forse questa cosa in Germania non sarebbe successa. Sarebbe arrivato l’ispettore».
Sui controlli, Galli ha poi spiegato che le imprese sono più facili da monitorare: «la finanza viene a controllare da me e non nel commercio perchè magari c’è chi è sconosciuto al fisco e all’Inps e quindi il lavoro è molto più complicato».
La Stampa del 11-5-11
In allegato l’intervista di Roberto Mania al responsabile del Comitato per la sicurezza di Confindustria, Salomone Gattegno
1
commento
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!
Lascia un commento Annulla risposta
Sindacalmente
Per contatti scrivere a:
tferigo@gmail.com
serafino@etabeta.it
Che la Presidente di Confindustria chieda scusa alle famiglie dei morti alla Thyssen dopo gli applausi in assemblea è un atto dovuto in nome di un minimo di decenza. Opportune quindi le scuse ma la questione va ben oltre. E’ culturale. Non sono tanto gli applausi innescati dalla "preoccupazione dell’incertezza del diritto" ( ma è solo così ?) che sgomentano, ma il comportamento di numerosi dirigenti di Confindustria che ha fatto seguito alla sentenza e preceduto l’assemblea. Una linea non rossa ( colore proibito quasi per legge ) ha legato le diverse esternazioni: la fatalità e il pericolo che questi fatti " tengano lontani gli investimenti" ( Presidente Unione Industriali Torino ).
Argomenti assai poco giuridici, in particolare il secondo. Non c’è da stupirsi se questo è il messaggio che viene dall’alto che parte della base si metta ad applaudire. La Presidente di Confindustria non ha ritenuto di richiamare i suoi plaudenti iscritti a atteggiamenti più sobri e , quel che preoccupa,a riportare la questione al livello giuridico non del mercato e della sempre invocata competizione. E’ venuta meno al compito di un gruppo dirigente o fatalità e mercato sono "marcanti culturali" ?.In quanto agli altri paesi sarebbe bene non fare confronti. Se in Germania arriva l’ispettore e da noi no ,non è una buona ragione per non fare quello che la Legge impone.
T.F