Tecnofobia o prudenza?
La grande accelerazione di OpenAI. Quando GPT ha cominciato a crescere, ha subito sorpreso i “genitori”. Ed è iniziata la parte della storia che ha portato a unire all’entusiasmo anche le preoccupazioni sul progresso. Marco Bardazzi, su Il Foglio del 21 Agosto, pubblica un’interessante indagine. Due pagine da non perdere e sulla quale riflettere. Molte le notizie storiche sull’Intelligenza Artificiale (IA) tra le quali quelle sottocitate.
<<…Che cosa sta succedendo? Qualcosa di insolito e di inedito che farà di questo 2023, negli anni a venire, un anno importante e di svolta. Forse una delle svolte più importanti nella storia dell’umanità. Perché l’intelligenza artificiale generativa non cambia qualcosa di specifico, ma il “modo” stesso in cui facciamo tutte le cose (un po’ come l’elettricità o il digitale) e stavolta l’America e il mondo occidentale non sono convinti che un salto tecnologico sia necessariamente sinonimo di progresso…>>.
Sei presidenti degli USA, dagli anni 80 a oggi, hanno accompagnato le innovazioni tecnologiche americane guardandole con ammirazione e considerandole parte della potenza del paese. Adesso qualcosa è cambiato
- La cosa ancora più sorprendente è che i leader della Silicon Valley, gli innovatori che hanno creato il mondo digitale in cui viviamo immersi, sembrano perfettamente in sintonia con il diffuso senso di allarme
- Il 3 novembre 2022 Openai apre a tutto il mondo la possibilità di interagire con quella che gli addetti ai lavori chiamano “un’intelligenza aliena”. CHATGPT diventa in sole nove settimane un progetto con cento milioni di utenti, cioè il prodotto di largo consumo di più rapido successo nella storia.
- Altman, Brockman e Sutskever hanno ammesso che GPT adesso è così complesso che nessuno di loro è in grado di capire come si evolva. Non è lontano il momento in cui ci troveremo di fronte all’artificial General Intelligence, cioè la capacità per le macchine di apprendere come gli umani
- L’arrivo dell’Agi fino a pochi anni fa era previsto intorno al 2050 e aveva ancora le caratteristiche della fantascienza. Adesso, la previsione è stata anticipata al 2026. Il caso di Anthropic, creata da Dario Amodei (un giovane e geniale italoamericano che ha lasciato come altri Openai) e il suo progetto di IA
- Guai a frenare l’’IA con troppe regole, è l’ammonimento di Andreessen, perché ci può portare soluzioni alle sfide planetarie che abbiamo di fronte nei prossimi decenni, a partire da quella di decarbonizzare tutta la nostra economia. Padre Paolo Benanti è tra chi non demonizza a priori la tecnologia
<< La rivista americana The Atlantic negli ultimi mesi ha ottenuto la possibilità di affiancare ad Altman una delle proprie firme di punta, Ross Andersen, capo della sezione scienze. Andersen ha girato il mondo insieme ad Altman, ha trascorso giornate intere nel quartier generale di Openai, ha intervistato un po’ tutti i protagonisti della storia e alla fine ha titolato così il suo servizio in uscita sul numero di settembre dell’Atlantic: “Sam Altman sa che cosa sta creando?”. Perché dopo mesi e mesi trascorsi nel mondo di GPT, Andersen ne uscito dichiarando che quella in corso è “un’avventura ambiziosa, geniale e terrificante per creare una nuova forma di intelligenza”…>>
<< Il punto chiave è che Altman, Brockman e Sutskever hanno ammesso con grande schiettezza che GPT adesso è così complesso che nessuno di loro è in grado di capire come si evolva e come arrivi a fare le sue scelte. Eppure da dieci mesi, da quando lo hanno presentato al mondo ed è diventato evidente quanto sia potente, tutti si sono lanciati sulle orme di Openai. Decine di miliardi di dollari sono stati spostati in pochi mesi sulla ricerca nel campo dell’intelligenza artificiale generativa dalle aziende cinesi e americane. Microsoft è stata veloce a far diventare GPT parte del proprio motore di ricerca, Bing, investendo in Openai altri dieci miliardi di dollari in aggiunta al miliardo che già aveva portato in dote nel 2019. Google ha risposto in fretta sollevando un velo sul sistema di IA a cui lavorava da anni, Bard, liberandolo nel mondo come rinforzo al proprio potentissimo search engine. In pochissimo tempo si è cominciato a capire che non è lontano il momento in cui ci troveremo di fronte a quella che gli scienziati chiamano Artificial General Intelligence (AGI) o intelligenza artificiale forte, cioè – detta in estrema sintesi – la capacità per le macchine di apprendere come gli umani…>>
<< In tanti, in questi dieci mesi di disorientamento, timori ed eccitazione per l’intelligenza artificiale, si sono rivolti a Masnick per chiedergli “come stanno davvero le cose”. E la risposta è stata netta: l’intelligenza artificiale è qui per restare, bisogna imparare a usarla al meglio, non averne paura e sfruttarla fino in fondo per esplorare le enormi possibilità che offre. Sono posizioni in fondo non molto lontane da quelle di chi studia L’IA da un punto di vista etico e chiede regolamentazioni, ma senza demonizzare a priori la tecnologia. E’ il caso per esempio di padre Paolo Benanti, francescano del Terzo Ordine Regolare, docente di Teologia morale ed Etica delle Tecnologie alla Gregoriana, considerato tra i massimi esperti di “algoretica”, l’etica degli algoritmi. Dopo l’annuncio del Papa sulla Giornata mondiale per la pace, Benanti ha spiegato ad Avvenire che servono senz’altro tutte le regolamentazioni del caso, ma l’intelligenza artificiale non va considerata necessariamente come una tecnologia da cui difendersi. Quello che occorre, è la sua riflessione, è dar vita a “sistemi che non siano competitivi rispetto all’essere umano, ma complementari e che contribuiscano alla piena realizzazione dell’uomo, senza configurare una sorta di nuova specie di sapiens”.>>
Per saperne di più, per meglio conoscere quanto sta succendendo vi invitiamo a leggere il testo integrale
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